Stuprata dall'ex a 17 anni. Il ricordo riaffiora dopo un decennio | MaremmaOggi Skip to content

Stuprata dall’ex a 17 anni. Il ricordo riaffiora dopo un decennio

Il trauma che si risveglia, il dolore che travolge e la forza di chiedere aiuto: il racconto di una giovane donna che oggi prova a ricostruirsi
Una donna abusata (foto d’archivio)

GROSSETO. Le violenze sessuali possono assumere svariate forme. Nell’immaginario comune si pensa a uno o più uomini che trascinano una donna in un vicolo buio per violentarla. Ma la realtà è molto più complessa: le statistiche dimostrano che nella maggior parte delle denunce l’abuso è commesso da un familiare, dal partner o dall’ex partner della vittima. Si tratta del 62,7% dei casi. E va ricordato che molte violenze restano nell’ombra.

È proprio in questa sfumatura che si colloca la storia di Nora, nome di fantasia per una giovane donna che ha visto riaffiorare, dopo dieci anni, la memoria di una violenza subita.

«Sono sempre stata molto dura con me stessa e credo che il ricordo sia emerso quando ho iniziato a essere più compassionevole verso di me. È come se la mia testa si fosse sentita pronta ad affrontarlo – dice – Da lì è iniziato un inferno. Era come se il dolore mi strisciasse sotto la pelle, e in quei momenti ho capito chi sceglie di togliersi la vita e chi si fa del mal».

Il ricordo riemerso

Quando si vive un trauma può attivarsi – non in tutte le vittime – un meccanismo di protezione: la rimozione. Il ricordo diventa così difficile da affrontare che il cervello lo “chiude in un cassetto”, per farlo riemergere solo quando è in grado di gestirlo.

«Da circa dieci mesi la mia mente mi riproponeva quel ricordo, ma io lo scacciavo. Mi dicevo che non era possibile, che stavo esagerando, oppure che un giorno ne avrei parlato in terapia – racconta Nora – Poi, un giorno di agosto, ho deciso di aprire il vaso di Pandora. Ho iniziato ad accettare che forse non stavo esagerando, che quel ricordo fosse davvero uno stupro. Dentro di me si è aperta una voragine che mi ha risucchiata e spezzata».

Il ricordo riguarda una violenza subita a circa 17 anni, dal suo primo amore.

«Eravamo in auto a discutere. Non so come fossi finita senza vestiti dalla vita in giù. Ricordo il suo sguardo cupo e tagliente. Ho detto un no fermo, ero arrabbiata, e ho provato a coprirmi con gambe e braccia – dice – Ma non lo ha fermato. Quando ha iniziato ricordo di essermi sentita congelata. Poi mi sono dissociata e ho nascosto quel ricordo da qualche parte nella testa».

Il trauma

Le prime tre settimane dopo il riaffiorare del ricordo sono state travolte da una sofferenza totalizzante. Un dolore che non lascia spazio ad altro.

«Mi sono immersa nel dolore, nella paura, nell’ansia e a tratti nella disperazione – racconta Nora – Il dolore era talmente forte che mi piegava, lo sentivo in ogni millimetro del corpo, arrivava a ondate sempre più alte. Poi, dopo qualche settimana, è diventato un po’ più gestibile, ma sempre totalizzante. Era agosto e la mia terapeuta era in ferie. A metà settembre sono tornata in terapia per affrontare tutto, ma non riesco ancora a sostenere la terapia d’esposizione al trauma».

Nora ha capito che molte ansie, paure e comportamenti derivano proprio da quel ricordo.

«Lo stupro mi ha causato una vita di assensi, perché avevo capito che dire no era pericoloso. Essere accondiscendente mi sembrava più sicuro, così come non espormi – dice – Ha influito molto anche nei rapporti sessuali successivi: più volte pensavo che non volessi, o il mio corpo si irrigidiva, ma dalla bocca usciva un sì dettato dalla paura di rivivere un abuso. Lo capisci solo dopo».

«Ricordo tutte le volte in cui ero certa che da qualche parte ci fosse un pericolo, qualcuno pronto a farmi del male. O le volte in cui sul divano mi sentivo in allerta. O l’inquietudine di far emergere la mia voce – conclude – Tutto questo deriva dallo stupro e da ciò che il mio sistema nervoso ha imparato. Oggi, grazie alla terapia e ai miei amici, sto provando a cambiare quei meccanismi interni. È come resettare una parte della mia vita, ed è difficile».

Nora: «Spero che la mia storia possa aiutare qualcuno»

Lo stupro lascia ferite profonde e difficili da richiudere. Ma è possibile farcela: per quanto straziante, il primo passo è chiedere aiuto e accettare che qualcuno ha scelto di fare del male. È difficile comprenderlo, perché il corpo durante un trauma può avere reazioni automatiche, risposte puramente fisiologiche che non hanno nulla a che vedere con il consenso o il desiderio. Sono riflessi, non scelte.

«In soli tre mesi mi sono resa conto di quanto quella ferita fosse profonda e di quanto i miei comportamenti fossero legati a quel ricordo – dice Nora – Ho deciso di parlarne perché credo ci siano molte donne che stanno affrontando lo stesso. Vorrei dire loro che non sono sole, che non sono esagerate e che, per quanto alta sia l’ondata, devono imparare a nuotare».

Lo stupro non è solo un “no” non rispettato: è una scelta che infligge un dolore inimmaginabile, che piega e distorce la realtà, come se esistesse solo quel dolore.

Eppure quel dolore va integrato, per tornare a vivere.

Una vita diversa, fatta di gentilezza, compassione e amore verso se stessi. Emozioni che lo stupratore ha strappato via, lasciando in cambio senso di colpa, vergogna e sofferenza. Ma la sua miseria resta a lui.

A chi sopravvive resta la possibilità – lenta, imperfetta e faticosa – di ricostruire una vita nuova. Una vita che, passo dopo passo, torna a essere propria.

Contatti utili

Se foste vittima di qualsiasi forma di violenza, basta contattare il 1522, attivo sette giorni su 7 a tutte le ore del giorno e della notte. È attiva anche la chat che vi farà parlare con un operatore, basta CLICCARE QUI. Inoltre, sul territorio ci sono due centri antiviolenza pronti ad aiutarvi, si tratta di Olympia De Gouges, per parlare con qualcuno basta chiamare lo 0564 413884 e il Cav Tutto è vita contattabile al 331 2316884

Infine, se tutto vi sembra nero e quel dolore insormontabile basta chiamare il telefono amico al 02 2327 2327, lì potrete parlare con qualcuno che possa ascoltarvi ed aiutarvi a vedere che quell’ondata di dolore è altissima, ma che non è tutto.

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