Taglio dei 215 alberi a Grosseto, l’allarme di Rusci: «Decisione da rivedere» | MaremmaOggi Skip to content

Taglio dei 215 alberi a Grosseto, l’allarme di Rusci: «Decisione da rivedere»

Sulla gestione del verde urbano interviene il presidente del Parco della Maremma: «Gli alberi storici sono un patrimonio, non si può fare bilancio numerico»
Il taglio degli alberi in via dei Barberi e Simone Rusci
Il taglio degli alberi in via dei Barberi e Simone Rusci

GROSSETO. La gestione del verde urbano a Grosseto continua a far discutere. Dopo le polemiche sul progetto del Comune per l’abbattimento e la sostituzione di circa 215 alberi, valutati con il Vta (Visual tree assessment) in varie zone della città, e dopo la sentenza del Tar che non ha accolto il ricorso del comitato ambientalista perché ritenuto non legittimato ad agire, arriva ora una presa di posizione autorevole.

A intervenire è infatti Simone Rusci, presidente del Parco regionale della Maremma, membro del comitato scientifico di Federparchi-Europarc e professore associato di tecnica e pianificazione urbanistica all’Università di Pisa.

Verde urbano: «Patrimonio da difendere, non un costo da eliminare»

«Gli alberi urbani – dice Rusci – costituiscono un patrimonio comune di lunga durata che non può essere sacrificato per l’immediato risparmio manutentivo. La gestione del verde urbano è una politica pubblica complessa ancora troppo popolata di slogan, approssimazioni e superficialità».


Gli alberi non sono tutti uguali: «Un tiglio non vale quanto un pruno»

L’esperto mette in guardia da una narrazione basata solo sui numeri: se ne tagliano 215, se ne ripiantano 215. Ma la realtà, sottolinea, è un’altra.

«Molto spesso – prosegue Rusci – si assume che uno valga uno. Ma gli alberi non sono tutti uguali. I grandi alberi urbani come tigli, platani o olmi sono esemplari che possono vivere oltre 200 anni, raggiungere i 20 metri di altezza e avere chiome larghe più di 10 metri. In estate garantiscono ombra e raffrescamento, in inverno lasciano passare la luce sugli edifici. Sono una ricchezza ambientale e climatica fondamentale».

Questi, aggiunge, vengono sostituiti troppo spesso con essenze esotiche, più piccole e dalla vita breve, come robinie, pruni o mimose giapponesi:

«Sono poco più che guarnizioni, come il prezzemolo sulla pasta alle vongole».

Un esempio concreto: sui pini di villa Pizzetti trovano rifugio specie preziose, come il gufo comune. «Non vivrebbero mai – osserva Rusci – sugli alberelli di robinia».


Il ruolo dei grandi alberi nella bellezza e nella vivibilità della città

C’è poi un tema spesso ignorato: il valore estetico ed economico del verde urbano.

«I grandi alberi – afferma – mascherano brutti edifici e rendono più vivibile lo spazio urbano. Sono elementi identitari, influenzano perfino i valori immobiliari di una zona».

A Grosseto alcuni filari sono considerati veri e propri landmark:

  • via Emilia (platani)

  • via Vetulonia (olmi)

  • viale Ombrone (tigli)

«Non possono essere compensati – aggiunge – piantando piccoli alberi in un parco urbano lontano. Il bilancio numerico non regge».


«Tagliare per risparmiare è come demolire casa per evitare di imbiancare»

Secondo Rusci, gli alberi monumentali dovrebbero essere trattati come beni comuni da tutelare con competenze specialistiche, non con logiche di mera manutenzione.

E accusa una gestione sbagliata del passato come una delle cause delle criticità di oggi: «Proprio certe pratiche errate – la capitozzatura in primis – hanno creato molti dei problemi di stabilità che oggi si invocano per giustificare i tagli. Stiamo andando in direzione opposta rispetto al resto d’Europa, dove gli alberi urbani sono tutelati come monumenti».


L’appello finale: «Serve prudenza e ascolto, non muscolarità»

Il presidente del Parco della Maremma chiude con un auspicio rivolto alla città e all’amministrazione:

«Mi auguro – conclude – che certe scelte siano rivalutate. Serve prudenza, dialogo e ascolto di chi la pensa diversamente, mettendo da parte gli esercizi muscolari, che vanno bene in palestra ma non nella gestione del bene comune».


Che cos’è il Vta e perché è criticato

Il Vta (Visual tree assessment) è un metodo di valutazione della stabilità degli alberi basato principalmente su un’analisi visiva da parte di tecnici specializzati.
Si osservano tronco, chioma, radici affioranti, eventuali cavità, inclinazioni sospette, parassiti.

I limiti principali segnalati dagli esperti:

  • margine di soggettività elevato: dipende dall’esperienza del valutatore

  • non indaga ciò che non si vede: per esempio problemi interni o radicali profondi

  • usato da solo può portare a sovrastimare i rischi

  • rischio di abbattimenti preventivi, anche in casi dove sarebbero possibili potature e consolidamenti

In molti paesi europei, il Vta viene affiancato da indagini strumentali: tomografie, resistografie, analisi del terreno e del sistema radicale.
È proprio questa la critica rivolta in città: prima di decidere di tagliare piante sane e storiche, servirebbero valutazioni più approfondite e trasparenti.


La sentenza del Tar e le reazioni politiche

La vicenda ha avuto una prima tappa giudiziaria. Il Tar Toscana ha rigettato il ricorso del Comitato per il verde pubblico, ritenendo che il gruppo non fosse legittimato ad agire in tribunale.
La sentenza quindi non entra nel merito del progetto del Comune, ma si limita all’aspetto procedurale.

Reazioni a Grosseto:

  • La giunta ha parlato di una conferma delle proprie scelte e ha confermato la volontà di procedere con i tagli e le sostituzioni

  • Le opposizioni in consiglio comunale hanno ribadito che la battaglia non finisce e hanno annunciato nuove iniziative

  • Il comitato e varie associazioni ambientaliste denunciano una «mancanza di ascolto» e chiedono un confronto aperto: possibile un ricorso al Consiglio di Stato.

Il fronte contrario ai tagli chiede inoltre che venga pubblicata l’intera documentazione tecnica relativa alle analisi degli alberi, compresi i dati che hanno portato a classificarli come pericolosi.

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