FOLLONICA. Sul palco della Fenice non c’era solo. Ha portato con sé gli operai del collettivo Gkn. Li aveva sulla sua maglietta, in quel logo appoggiato vicino al cuore, sotto la giacca d’ordinanza sdrammatizzata dalle Converse ai piedi.
È questa l’immagine simbolo che accompagna Alberto Prunetti, scrittore nato a Piombino nel 1973 e cresciuto a Follonica, alla finale del Premio Campiello alla Fenice di Venezia. Con il suo romanzo “Troncamacchioni” (Feltrinelli), l’autore ha portato la voce della provincia maremmana e delle sue mani callose fino al prestigioso palcoscenico letterario. Prima di lui, solo Carlo Cassola era riuscito a fare altrettanto.
Dalle radici operaie alla scrittura
Figlio di una famiglia operaia, Prunetti si era già fatto notare con “Amianto: una storia operaia” (Alegre) e con “108 metri: the new working class hero” (Laterza).
Intervistato da MaremmmaOggi, Prunetti si era dichiarato «orgoglioso di portare in un luogo tanto bello come la Fenice di Venezia» le storie dei protagonisti dei suoi libri, «a cui era stato tolto, per la loro condizione sociale, anche il diritto alla bellezza».
«Agitare la penna come si fa con il pennato»
Entrare nella cinquina del Premio Campiello è stato un riconoscimento non solo per Prunetti ma anche per tutti i suoi personaggi. «Si tratta di un importante segnale di riconoscimento per la letteratura working class – dice – che prova ad aprirsi una strada nel bosco dell’editoria. Sapevo fin dall’inizio che Troncamacchioni non poteva arrivare in vetta alla cinquina ma ha ricevuto il Premio Selezione Campiello. Siamo partiti dai piani più bassi dell’industria del libro, lontani dai salotti, dalle cerchie e dalle scuole di scrittura. Rimane ancora tanto da fare. Bisognerà continuare ad agitare la penna come si fa col pennato: per tracciare una pista agevole per chi vuole raccontare la realtà dal basso».
Il romanzo: banditi, carbonai e ribelli del Massetano
Troncamacchioni racconta una Maremma fatta di boscaioli, carbonai e proletari, uomini che scelgono di rivendicare pane e diritti piuttosto che imbracciare un fucile.
Un romanzo corale che attraversa il passaggio dal primo dopoguerra all’avvento del fascismo, dando voce agli “ultimi che hanno fatto la storia”.
Una finale combattuta al Campiello
Alla serata veneziana, Prunetti si è classificato quarto con 36 voti, dietro alla vincitrice Wanda Marasco con “Di spalle a questo mondo” (Neri Pozza), Fabio Stassi (“Bebelplatz”, Sellerio) e Monica Pareschi (“Inverness”, Polidoro).
Un risultato che lo colloca «quasi un pesce fuor d’acqua», come lui stesso ama definirsi, proprio come i personaggi che popolano le sue pagine. Proprio come quella maglietta che ha deciso di portare con sé sul palco.