GROSSETO. Gli investimenti in buoni fruttiferi delle Poste sono stati e sono tutt’ora una delle forme di risparmio maggiormente scelte dagli italiani. Bastava infatti entrare in un ufficio postale, acquistare uno di quei titoli, e presentarsi poi per riscuoterlo, con gli interessi maturati. Si, ma quando?
Domanda lecita, questa. Perché spesso, sui buoni, non è riportata la data di scadenza. E capita che per farsi rimborsare il buono, sia necessario rivolgersi a un giudice.
È quello che è successo a un grossetano di 52 anni che nel 1999 aveva acquistato un buono fruttifero da 5 milioni di vecchie lire insieme al padre.
Quando, nel gennaio 2024, si è presentato per riscuotere quanto dovuto, all’ufficio centrale delle Poste si è sentito rispondere che quel buono era scaduto e che lui non avrebbe avuto indietro né capitale investito e nemmeno interessi, per un valore complessivo di 3.870 euro.
Nessuna scadenza sul buono
Il 52enne, dopo aver presentato reclamo direttamente alle Poste senza però ricevere risposta, si è rivolto all’avvocato Paolo Fralassi. Che prima ha di nuovo scritto alle Poste, poi ha chiesto l’intervento del Giudice di pace.
Poste italiane aveva risposto che non avrebbe pagato quanto richiesto perché era intervenuta la prescrizione. Ma per il giudice di pace del tribunale di Grosseto Raffaele Basile, quel buono doveva essere rimborsato.
Così come sostenuto nel ricorso presentato dall’avvocato Fralassi, il giudice ha specificato che, non essendoci una data di scadenza né sul buono e nemmeno sui documenti consegnati al sottoscrittore, il titolo era ancora valido e Poste doveva quindi rimborsarlo.
La società è stata condannata al pagamento di 3.870 euro oltre agli interessi legali dalla scadenza dei buoni e le spese di giudizio.



