GROSSETO. Se li cercavi, potevi trovarli vicini al centro, nella zona di via Roma, accanto a un bar che erano soliti frequentare. Oppure, i tanti grossetani, maschi e femmine di ogni età, potevano chiamarli al cellulare, fissare un appuntamento e comprare tutta la droga che potevano.
Un sistema di spaccio ben collaudato, quello messo su da due ragazzi nordafricani che avevano allestito la centrale dove confezionare la droga a casa di una ragazza italiana, alla quale pagavano l’affitto in dosi di cocaina.
Un sistema, secondo l’accusa, che da gennaio alla fine di maggio aveva permesso ad Achraf Rhomdani, tunisino di 24 anni e Famhi Ben Khaiati, algerino di 31 anni, di mettere su un giro di clienti fidelizzati e guadagnare sullo spaccio, senza la necessità di trovare un lavoro per mantenersi.
La centrale della droga in città
Hashish, cocaina, eroina. Al supermarket della droga che i due, irregolari sul territorio, avevano messo su, si trovava di tutto. E i prezzi applicati erano quelli di mercato, quelli che si trovano un po’ ovunque in città.
La polizia aveva scoperto il covo dei due. L’appartamento di una ragazza grossetana che li aveva ospitati, dove Romdhani e Ben Khaiati confezionavano la cocaina, tagliandola da un “sasso”, pesandola, sistemandola in palline che poi venivano vendute.
Il 34enne algerino, su ordine del giudice per le indagini preliminari Marco Mezzaluna, era stato portato in carcere. Lo stesso sarebbe dovuto succedere a Romdhani. Ma quando i poliziotti si sono presentati, alla fine di maggio, per notificargli l’arresto, il 24enne era già sparito. A convincerlo a costituirsi è stato l’avvocato Giulio Parenti che già difendeva Ben Khaiati e che ha assunto anche la difesa di Romdhani.
Il ragazzo si è quindi presentato alla caserma dei carabinieri dov’è stato arrestato. Su di lui pendeva infatti un mandato d’arresto.
Il ragazzo è stato portato nel carcere di via Saffi. Dopo l’istanza di sostituzione della misura cautelare presentata dall’avvocato Parenti, il 24enne è stato messo ai domiciliari, a casa di un’altra donna che lo ha ospitato e che- hanno accertato i carabinieri- nulla ha a che vedere con l’ambiente dello spaccio. Dovrà però indossare il braccialetto elettronico.



