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Cyberbulli su Instagram: «È associazione a delinquere»

La Procura dei minori ha contestato ai due ragazzi, minorenni all’epoca, di aver messo su una vera e propria banda per offendere i coetanei
Polizia postale
La polizia postale

GROSSETO. Sono finiti nei guai in due, quelli che, una volta davanti al pm della procura dei minori di Firenze hanno ammesso le proprie responsabilità. Prima fra tutte quella di aver creato un account su Instagram che si chiamava “grossetoconfession” e che fino alla fine di novembre dell’anno scorso, aveva tenuto insieme una vera e propria banda di cyberbulli.

Tanto che la Procura dei minori, ai due ragazzini che sono stati identificati dalla polizia postale, ha contestato non soltanto il reato di diffamazione a mezzo social nei confronti di due coetanei, ma anche l’associazione a delinquere. Perché – è convinto il magistrato – quell’account veniva utilizzato da una miriade di adolescenti che sono rimasti – ad oggi – senza un nome e un volto. Un account, scrive il pm, «non collegato ad alcuna persona fisica o ente, e dunque creato al fine di nascondere la propria identità e di ottenere l’impunità».

A novembre dell’anno passato, su Instagram, avevano cominciato a circolare tra i giovanissimi post e storie nelle quali si facevano riferimenti mirati a coetanei, indicati con nome e cognome. «La ragazza che ti sembra più tr… di tutta Grosseto è…», e ancora: «No fra, la …. è una gran tr….». Anche i maschi venivano presi di mira allo stesso modo: «a me sta sul c… non sono l’unico che lo dice», e «e per di più parla pure alle spalle e tira le frecciatine nelle storie, ma che c… voi andicappato di m….». Parole pesanti, post e storie pubblicate con i nomi e i cognomi delle vittime.

I genitori dei ragazzi bersaglio di queste offese continue, si erano rivolti alla polizia postale. Ma anche l’aver saputo che quel profilo era finito ormai nel mirino dei poliziotti, non li aveva fatti smettere: «Ci sono arrivate quattro denunce – avevano scritto – se ci chiudono la pagina ne apriamo un’altra». È proprio per questa sfrontatezza dimostrata dai cyberbulli che la procura fiorentina ha contestato ai due ragazzi, appena diciottenni, l’associazione a delinquere.

Le indagini hanno fatto emergere che in tanti, rimasti ignoti, condividevano le password dell’account: la pagina quindi era diventata il luogo nel quale offendere e diffamare chi in quel momento poteva essere ritenuto più o meno antipatico. La pagina, poi, è stata chiusa, nonostante il tentativo di aprirne un’altra, pressoché identica alla prima.

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