400 anni e non sentirli. L'incontro con lo squalo della Groenlandia | MaremmaOggi Skip to content

400 anni e non sentirli. L’incontro con lo squalo della Groenlandia

Due studiosi del Centro Squali di Valpiana in missione in Groenlandia: l’incontro con due esemplari, di 150 e 200 anni. Il racconto e le foto
L'incontro con lo squalo della Groenlandia nell'azzurro del mare davanti a Kulusuk, nel sud della Groenlandia
L’incontro con lo squalo della Groenlandia nell’azzurro del mare davanti a Kulusuk, nel sud della Groenlandia

MASSA MARITTIMA. Un faccia a faccia con l’essere vivente più longevo sul pianeta, lo squalo della Groenlandia. L’esemplare più vecchio trovato aveva 392 anni, ma gli scienziati stimano che il loro organismo può superare i 500 anni di vita. Come Matusalemme, insomma, citato nel libro della Genesi, che arrivò a 989 anni.

E due studiosi di Valpiana hanno incontrato questo squalo meraviglioso.

Forse non tutti sanno che in una piccola frazione del comune di Massa Marittima, c’è la sede del Centro Studi Squali-Istituto Scientifico che si trova nei locali dell’acquario marino aperto a Valpiana alcuni anni fa.

E probabilmente ancor meno si è a conoscenza che due degli scienziati che lavorano in questo istituto sono rientrati da alcune settimane da una delle spedizioni più difficili ed impegnative che vengono fatte nel nome della conoscenza e della scienza.

Si tratta del direttore del Css, prof. Primo Micarelli e della coordinatrice scientifica del Css Francesca Romana Reinero che, accompagnati dal fotografo Sergio Riccardo, erano partiti lo scorso 11 marzo verso la Groenlandia per raggiungere il paese di Kulusuk dove si sono stabiliti e da dove è partita la missione esplorativa finalizzata all’osservazione dello squalo della Groenlandia.

Francesca Romana Reinero e Primo Micarelli del Centro Squali di Valpiana
Francesca Romana Reinero e Primo Micarelli del Centro Squali di Valpiana

Lo squalo della Groenlandia, vive in un ambiente estremo

Una missione che in pochissimi al mondo sono disponibili a tentare per poter osservare questo formidabile “Matusalemme dell’evoluzione” che vive in un ambiente estremo: -2 gradi in acqua e temperature esterne che toccano i -25.

Questo squalo è capace di raggiungere anche i 500 anni di età, anche se la media stimata è di 390, un record forse assoluto in natura, può raggiungere i sei metri di lunghezza, ha un carattere particolarmente schivo ma soprattutto è un’enciclopedia di dati scientifici.

Uno squalo della Groenlandia ( Image courtesy of the NOAA Office of Ocean Exploration and Research, Northeast U.S. Canyons Expedition 2013)
Uno squalo della Groenlandia ( Image courtesy of the NOAA Office of Ocean Exploration and Research, Northeast U.S. Canyons Expedition 2013)

Guarda caso, infatti, ci sono volute tre immersioni e ore di attesa per cogliere il momento propizio; quando finalmente è arrivato la temperatura registrata in acqua era di -3 e fuori si toccavano i -17 gradi.

L’incontro con 2 squali della Groenlandia

Al quarto tentativo, gli scienziati hanno osservato a Kulusuk due esemplari di “Squalo della Groenlandia” (Somniosus microcephalus), un maschio e una femmina.

Il paese di Kulusuk in Groenlandia e il momento dell'immersione
Il paese di Kulusuk in Groenlandia e il momento dell’immersione

Dai dati estrapolati dalla letteratura scientifica, la femmina, lunga circa 3 metri e il maschio, lungo circa 2,5 metri, avranno avuto all’incirca 100-200 anni di età ed erano evidenti i segni del tempo su questi animali così longevi abituati a vivere fino a circa 1000 metri di profondità.

Le foto di Marco Bebi e Laurence Denis tolgono il fiato e abbiamo voluto saperne di più.

Micarelli, la passione per gli squali fin da ragazzo

Professor Micarelli, ci vuole raccontare come è nata questa passione…precisa, particolare?

«Una passione coltivata fin dalla più tenera età, fan del comandante Cousteau, Bruno Vailati e Folco Quilici, dei quali seguivo con grande partecipazione le spedizioni, e del prof. Leonard Compagno, massimo esperto vivente di squali».

«Una passione amplificata, dopo la visione del film di Spielberg “lo Squalo” che mi portò a difendere la causa persa dello squalo cattivo, mangiatore di uomini.  Cercando quindi di contribuire a razionalizzare la eccessiva paura, smitizzando lo squalo, dopo ben 25 anni di attività di ricerca sul campo ed in laboratorio ed intensa attività di conferenze e didattica con i più giovani».

Che tipo di allenamento fisico, e forse anche psicologico, occorre per poter affrontare un’immersione sotto i ghiacci cercando oltretutto un contatto con animali così grandi?

«Sicuramente ed è importante ricordarlo a chi fosse interessato che non trattasi di immersioni per neofiti. È necessario accumulare sufficiente esperienza subacquea, cimentarsi con l’uso delle mute stagne, necessarie a queste temperature inferiori allo 0 fino a -3° in acqua e -15 all’esterno, fare immersioni possibilmente nei laghi ghiacciati per allenamento perché, pur avendo esperienza prolungata di immersioni entrare in acqua passando da un buco nel ghiaccio di poco più di un metro di diametro ed un metro di spessore, unica via d’uscita, non è banale e necessita anche di preparazione psicologica e temperamento calmo, per affrontare eventuali inconvenienti».

«Ad esempio, il blocco dell’erogazione continua dell’aria, per congelamento dell’erogatore che impedisce all’aria in provenienza dalle bombole di passare adeguatamente alla bocca, o il blocco del sistema del Gav, giubbotto che permette, inserendo aria di risalire in superficie, ma che può bloccarsi per il ghiaccio, stessa cosa per la muta stagna che ha una valvola per l’immissione dell’aria per facilitare la risalita».

«La collega la dottoressa Reinero, ricercatrice e coordinatrice scientifica del Css, diversamente dal sottoscritto che è stato più fortunato, ha dovuto affrontare a circa 30 metri di profondità, dove stazionava lo squalo, entrambi i blocchi, di gav e stagna e solo con il sangue freddo ed il nostro supporto in superficie ha potuto superare».

Il trasporto dell'attrezzatura
Il trasporto dell’attrezzatura

Quante spedizioni simili a quella di Kulusuk ha già fatto e dove?

«Quella in Groenlandia è stata sicuramente la spedizione più impegnativa mai affrontata, in 25 anni di spedizioni scientifiche a giro per il mondo, dal Mediterraneo al Sudafrica, dal Madagascar alle Maldive passando per Gibuti. Diverse di queste, soprattutto le missioni preliminari o pioniere come le indichiamo nel nostro gergo e finalizzate a valutare la possibilità di sviluppare ricerche e quindi vere e proprie spedizioni dedicate a squali bianchi, balena, tigre o grigi di barriera, hanno presentato difficoltà di vario genere, ma quella di Kulusk, per l’avversità ambientale e le temperature rigide, estreme, ha messo alla prova l’esperienza accumulata negli anni precedenti, ripagata tuttavia da risultati già eccellenti e che speriamo incrementare dopo le analisi del materiale che trasferiremo all’Università di Siena».

Ne avete altre in programma?

«In Groenlandia a Kulusuk, se i risultati delle analisi saranno all’altezza delle previsioni ed in tal caso, riuscissimo a trovare i fondi adeguati, prevediamo la possibilità di ulteriori missioni»

Quale consiglio darebbe ad un giovane che volesse seguire la sua stessa passione?

«Sicuramente di verificare in primis molto bene il livello della “passione” e se “è vera passione”, visti i sacrifici in termini di studio ed impegno che ciò richiede e le enormi difficoltà che incontrerà nel suo cammino- Però se affrontato con il giusto spirito, determinazione e “vera passione” può offrire grandi soddisfazioni ed opportunità per fornire il proprio contributo allo studio del mondo che ci circonda e alla sua sempre più impellente salvaguardia».

 

 

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