254 donne salvate dal “Codice rosa”: «Violenza ancora troppo diffusa» | MaremmaOggi Skip to content

254 donne salvate dal “Codice rosa”: «Violenza ancora troppo diffusa»

L’impegno dell’Ordine dei medici: «Formare i professionisti per riconoscere i segnali e guidare le vittime verso percorsi di sicurezza»
Il consiglio dell’Ordine dei medici

GROSSETO. Non solo una ricorrenza sul calendario. Per l’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Grosseto il 25 novembre è un impegno quotidiano, che dura tutto l’anno. L’Ordine infatti ha istituito una commissione dedicata alla medicina di genere e alla lotta contro la violenza di genere, con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione su un fenomeno che continua a segnare profondamente il territorio.

Secondo i dati dell’Asl Toscana sud est, nel 2023 nel grossetano sono stati 254 i casi presi in carico attraverso il percorso del “Codice rosa”, su un totale aziendale di 557 (457 riguardano adulti e 100 minori).

«La violenza non è inevitabile: si può prevenire e fermare»

«Il 25 novembre – dichiarano la presidente dell’Ordine Paola Pasqualini e la tesoriera Giovanna Abate – non deve essere soltanto una data sul calendario. È un invito a riflettere, a parlare, mobilitarsi. È un’occasione per ribadire a gran voce che la violenza di genere non è inevitabile ma si può prevenire, si può riconoscere, si può fermare».

«Come Ordine – proseguono – non possiamo restare in silenzio. La cura non è solo clinica: è ascolto, protezione, accompagnamento. Il nostro impegno è chiaro: formare i professionisti della salute perché sappiano cogliere i segnali di violenza e indirizzare le vittime verso percorsi di sicurezza e sostegno».

Numeri che raccontano una ferita aperta

«La violenza contro le donne – spiega la dottoressa Abate – non è un fatto privato, ma una ferita che attraversa tutta la società».

Secondo i dati Istat il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni ha subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale (pari a 6 milioni 788 mila donne). E gli indicatori più recenti mostrano un fenomeno tutt’altro che in calo: nel 2025 l’Osservatorio nazionale “Non una di meno” ha registrato 91 casi di femminicidio e violenze letali, di cui 76 confermati; nei primi otto mesi del 2025 il ministero dell’interno ha emesso 7.571 ammonimenti per violenza domestica e stalking, +70% rispetto al 2024; solo il 15% delle donne denuncia, mentre il 65% non parla con nessuno, neppure con un’amica.

«Questi numeri – aggiunge Abate – ci dicono che ciò che vediamo è solo la punta dell’iceberg».

Le conseguenze sulla salute: un’emergenza sanitaria

La violenza contro le donne non lascia solo segni fisici immediati. Come ricorda l’Oms, rappresenta un importante problema di salute pubblica, con effetti anche a lungo termine.

Tra le conseguenze più diffuse ci sono le gravidanze non volute e raddoppio degli aborti indotti tra le donne vittime di violenza; il rischio più alto di aborto spontaneo (+16%) e nascite premature (+41%). Ma anche infezioni sessualmente trasmissibili e problemi ginecologici, dolori cronici come mal di schiena, addominali, emicranie. E anche disturbi psicologici: ansia, depressione, insonnia, disturbi alimentari, fino al disturbo post traumatico, mentre nelle nelle più giovani, maggiore probabilità di comportamenti autolesivi e abuso di sostanze.

«Tutte ragioni – conclude Abate – per le quali non possiamo abbassare la guardia. Non oggi, non il 25 novembre, ma ogni giorno dell’anno».

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