MAREMMA. Quella del 2025 in Maremma, come era stato per il 2024, sarà in gran parte una vendemmia anticipata. La conferma arriva dagli addetti ai lavori che già in questi primi giorni di agosto sono all’opera per prepararsi alla raccolta.
Dalla zona nord della Maremma, partendo da Suvereto fino ad arrivare nell’entroterra di Capalbio passando da Scansano e Magliano, il cambiamento climatico si fa sentire – eccome – anche tra i verdi filari d’uva.
Ovunque si lavora cercando di contrastare l’innalzamento delle temperature, i periodi di siccità sempre più frequenti, le bombe d’acqua e le gelate tardive che possono sempre compromettere l’annata. L’avvio precoce è un segnale evidente di come questi cambiamenti stiano ridisegnando i ritmi della viticoltura in tutto il Paese, dove le temperature elevate hanno favorito la maturazione ma hanno anche aumentato i costi per l’irrigazione e la difesa fitosanitaria.
Ma quest’anno alle preoccupazioni climatiche si sommano anche quelle per le esportazioni negli Stati Uniti. La Maremma oggi esporta tra il 40% e il 50% della sua produzione di vino, e il paese destinatario più importante sono proprio gli Usa. Un dato che preoccupa molto, proprio perché gli eventuali dazi, sempre più vicini, renderebbero le bottiglie quasi proibitive.
2025: una buona annata

La vendemmia in Val di Cornia si prospetta buona, proprio grazie alle piogge della primavera e all’estate che ha garantito una buona escursione termica. «Non siamo a rischio di siccità e di problemi sulle viti» conferma Daniele Petricci, presidente del Consorzio Vini Suvereto e Val di Cornia, che riunisce sotto di sé 27 aziende del territorio. «Abbiamo lottato contro le malattie fungine in primavera ma questo momento è stato superato, adesso abbia un’uva sana». In ogni caso la produzione in Val di Cornia punta alla qualità «se abbiamo quantità eccessive le riduciamo» conferma Petricci.

Se ci spostiamo verso sud la sensazione sulla nuova annata resta la stessa. Anche per Riccardo Lepri della Tenuta di Montauto prospetta una buona vendemmia: «L’annata mi sembra buona perché ci sono state buone escursioni termiche che sono importanti per lo sviluppo dei profumi del vino – spiega – Le uve sono sane. Complessivamente siamo fiduciosi, anche se è presto per dirlo. L’ufficialità arriverà a dicembre».
Ancora presto, invece, per la vendemmia di Mantellassi a Magliano in Toscana. Serviranno prima dei controlli accurati che verranno fatti tra il 12 e il 13 agosto. «l’enologo dice che sarà anticipata – afferma Giuseppe Mantellassi – ma io sono dell’idea che prima l’uva vada analizzata l’uva. In base ai controlli vedremo se è da anticipare. In ogni caso vendemmieremo dopo Ferragosto».
L’anticipo non riguarda tutti
La raccolta anticipata non riguarda tutte le aziende, dipende infatti dal tipo di uva che viene raccolta. Se si parla di vitigni autoctoni, come il Sangiovese, questi hanno una maturazione regolare e generalmente non richiedono grandi anticipi di vendemmia. Diverso se si parla di vitigni internazionali come il il Merlot o delle uve utilizzate per la produzione di spumanti, come lo Chardonnay e il Pinot Grigio, che solitamente vengono raccolte prima, proprio perché hanno bisogno di una maggiore acidità.
I dazi e la Maremma
In merito alla delicata situazione legata ai dazi Usa, il presidente del consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, Francesco Mazzei, ne sottolinea la gravità: «Se davvero i dazi dovessero restare al 15%, sarebbe un grave problema per il nostro comparto e rappresenterebbe un fallimento totale dei negoziati politici. L’Italia ne uscirebbe molto male. Fortunatamente, per i vini a denominazione come DOC e IGP, il negoziato è ancora aperto e ci auguriamo che porti a risultati migliori. È fondamentale che questa situazione di incertezza si risolva al più presto: il mercato ha bisogno di stabilità per poter programmare e crescere».
Montauto, invece, più che i dazi teme il calo dei consumi: «Come azienda non esportiamo molto negli Usa ma i dazi ci preoccupano indirettamente – spiega Lepri – Il calo dei consumi incide sulle vendite generali e l’invenduto va scontato, in questo senso ci preoccupa di più la diffusione di prodotti con sconti enormi, che vanno sotto il costo di produzione. In ogni caso chi produce vino di qualità sta tenendo meglio la crisi rispetto a chi fa quantità».
Anche per Mantellassi i Dazi sono un problema lontano, per il momento: «Non facciamo tantissime esportazioni in America e in ogni caso per il momento siamo abbastanza tranquilli: col nostro cliente faremo metà» afferma Giuseppe.
Petricci del Consorzio Vini Suvereto e Val di Cornia spiega invece che le preoccupazioni riguardano le aziende più grandi, che hanno investito molto nelle esportazioni. «Ci sono aziende grandi che fanno percentuali importanti di esportazioni – afferma – e loro ne risentiranno sicuramente. In ogni caso, è più l‘incertezza che spaventa, dovremo affrontare la situazione quando sarà più chiara. Ma il problema se ci sarà avrà delle ripercussioni su tutto il mercato europeo».