GROSSETO. «Scrivo per ringraziare il personale dell’unità di terapia intensiva pneumologica dell’ospedale Misericordia», esordisce Massimiliano Frascino, giornalista ed ex presidente della fondazione Il Sole, che ha deciso di condividere la sua esperienza di paziente.
La sua volontà è chiara: «Vorrei andare oltre il cliché della buona sanità», dice. Perché ciò che ha vissuto nei giorni più complicati dopo una polmonite «non è stato semplicemente un servizio di qualità, ma qualcosa di più profondo».
Frascino spiega di aver accumulato «quasi quarant’anni di frequentazione degli ospedali», anche a causa della sua condizione di persona disabile. Un bagaglio che gli consente, sottolinea, «di valutare con distacco e serenità ciò che ho vissuto all’Utip».
«Un’organizzazione perfetta»: 13 giorni di ricovero senza un attimo di smarrimento
Il giornalista ricorda i suoi tredici giorni all’Utip come un’esperienza sorprendente: «Mi ha colpito l’organizzazione impeccabile. Tutti sapevano cosa fare, sempre».
Nel reparto, osservato anche dalla grande finestra della sua stanza di isolamento, Frascino ha notato un tratto distintivo. «Infermieri, medici, operatori sociosanitari, addetti alle pulizie, specializzandi – spiega – ognuno lavorava con dedizione totale. Mai visto qualcuno perdere tempo al cellulare».
Anzi, racconta di aver visto personale intento a leggere articoli scientifici sulla rete intranet, aggiornandosi di continuo. «Un livello di attenzione e competenza che non ho mai dovuto sollecitare», aggiunge.
Entrare in reparto dal pronto soccorso, sottolinea, significa arrivare «in una condizione di fragilità». Per lui, però, quel passaggio è stato mitigato da un approccio che definisce «di discrezione, empatia e professionalità continua».
Il ruolo del dottor Perrella: «Un’impronta che si vede in ogni dettaglio»
Frascino sottolinea come questo livello di efficienza non sia casuale: «È l’impostazione del primario, il dottor Antonello Perrella, e del suo staff», afferma.
Un’impostazione che coinvolge l’Utip, il Setting «P» e gli ambulatori di pneumologia. «Il mio ringraziamento va prima di tutto a loro», scrive, riconoscendo un modello di lavoro condiviso da tutto il personale.
Farmacia, Pass e 118: eccellenze che fanno la differenza
Nel suo racconto, il giornalista estende il ringraziamento anche ad altri servizi del Misericordia «Non posso non menzionare altri due servizi molto positivi: quello farmaceutico diretto dalla dottoressa Donatella Provvisiero, e il Pass (percorsi assistenziali per soggetti con bisogni speciali) coordinato dall’infermiera Barbara Gallorini. Ogni volta che c’è stato bisogno, ho avuto risposte efficaci e tempestive, oltre a constatare comportamenti di grande disponibilità umana. Così come non posso non apprezzare l’efficienza del 118».
«La sanità che funziona è il Paese migliore»
Frascino parla della sanità come di un «microcosmo rappresentativo del Paese migliore». Nei corridoi del Misericordia ha visto giovani professionisti, molti dei quali provenienti dal Sud, e una forte integrazione con operatori di origine straniera.
«Qui si fa innovazione, ogni giorno», sottolinea, parlando di tecnologia, organizzazione e procedure che vengono costantemente aggiornate.
Un patrimonio che, secondo lui, «va protetto e salvaguardato».
«Siamo sull’orlo del collasso: la politica non può voltarsi dall’altra parte»
Schietto com’è sempre stato, Massimiliano Frascino chiude la sua lunga lettera con una sottolineatura.
«Provo fastidio per la superficialità con cui si affrontano i problemi della sanità», dice.
Per lui è evidente che il sistema è vicino al collasso. «Non possiamo continuare a puntare solo sulla dedizione di chi lavora – dice – Servono risorse aggiuntive».
Critica anche la «gara demagogica che delegittima il sistema fiscale» e le proposte di abolire imposte come Irap o addizionale Irpef regionale senza spiegare come finanziare la sanità.
«Negare i problemi o perseverare nel definanziamento sarà esiziale – conclude – E quando se ne prenderà atto, potrebbe essere troppo tardi».





