GROSSETO. La fusione tra Unicoop Tirreno e Coop Centro Italia ha dato vita a Unicoop Etruria, la nuova cooperativa che si presenta come un unico polo commerciale e amministrativo per Toscana, Umbria, Lazio e Marche. Adesso parte la seconda fase del piano industriale 2025-2027, definita dall’azienda come un passaggio necessario per il rilancio competitivo della rete e il ritorno alla sostenibilità economica.
Ma i sindacati contestano fortemente quella che viene presentata come una ripartenza: parlano di tagli, chiusure, cessioni e rischio di centinaia di esuberi, tanto da proclamare lo stato di agitazione in Unicoop Etruria e nella controllata Superconti.
E in questo quadro, una notizia pesa particolarmente in Maremma: a Grosseto chiude l’InCoop di via Carlo Pisacane.
La posizione dell’azienda: “Razionalizzare per crescere”
Secondo la cooperativa, la fusione e il riassetto gestionale sono scelte strategiche per rafforzare il marchio, ridurre sovrapposizioni territoriali e migliorare la redditività di rete.
Il piano prevede l’ottimizzazione e riorganizzazione dei punti vendita, la revisione logistica e dei poli amministrativi, gli investimenti su innovazione, competitività e convenienza, un nuovo modello di rete commerciale 2026-2027 e la cessione o chiusura dei negozi giudicati non sostenibili.
La direzione parla di disciplina finanziaria e rilancio progressivo, con l’obiettivo dichiarato di tornare in equilibrio economico e investire nel futuro.
La replica dei sindacati: «Altro che rilancio: chiusure, tagli e 520 posti a rischio»
Nel comunicato unitario diffuso il 1° dicembre, Filcams CGIL, Fisascat CISL e UILTuCS presentano una lettura completamente diversa del piano industriale.
Secondo le sigle confederali, l’incontro nazionale con l’azienda ha restituito un quadro molto pesante: 180 esuberi nelle sedi amministrative (Vignale Riotorto e Castiglione del Lago), 24 negozi in dismissione o cessione, per circa 340 lavoratori (6 ex Coop Centro Italia, 6 ex Unicoop Tirreno, 12 Superconti in Umbria, Lazio e Marche).
I sindacati parlano di rischio di smantellamento del sud Lazio, parte delle Marche e provincia dell’Aquila
Il sindacato parla di una strategia che, dopo la cessione di numerosi punti vendita a Unicoop Firenze, ora rischia di ridurre ulteriormente la presenza commerciale sul territorio. Una scelta che — affermano — colpisce in modo diretto i lavoratori, senza un reale piano di sviluppo o ricollocazione.
Per questo Filcams, Fisascat e UILTuCS hanno proclamato lo stato di agitazione, annunciando scioperi e assemblee in tutti i punti vendita.
Il nodo Grosseto: chiude l’InCoop di via Pisacane
Fra le chiusure comunicate figura anche quella del negozio di via Carlo Pisacane a Grosseto (all’incrocio con via Brigate Partigiane), un punto vendita storico per residenti e quartiere, con ricadute su occupazione, servizi e presenza cooperativa in città.
Una decisione che arriva in un momento di forte contrazione della rete toscana e che solleva interrogativi importanti: come verranno ricollocati i lavoratori? cosa succederà ai servizi di prossimità nel quartiere? Il caso grossetano è simbolico perché traduce numeri e piani industriali in conseguenze reali, locali, quotidiane.
Due visioni che non si incontrano
L’azienda parla di efficienza, rilancio, investimenti futuri. I sindacati rispondono con chiusure, esuberi, dismissioni e territori abbandonati.
Nel mezzo, migliaia di soci, consumatori, dipendenti. E la Maremma, che perde un negozio e attende risposte su ricollocazioni e continuità dei servizi.



