GROSSETO. La Uil Funzione Pubblica, con il segretario Sergio Sacchetti, interviene sulla vicenda della Oss aggredita dalla coppia che pretendeva di mangiare la pizza in area covid.
«L’incresciosa vicenda dell’aggressione ai danni di un’operatrice socio sanitaria avvenuta giovedì 13 gennaio sera all’ospedale “Misericordia” di Grosseto, malmenata da una coppia che si trovava nel setting “covid” del pronto soccorso per un monitoraggio sulle loro condizioni di salute, dove (secondo quanto riportato da MaremmaOggi), i due aggressori (un uomo e una donna) si erano messi in testa di fare alcune azioni non consentite nel setting “covid”, e dove, a seguito del diniego della Oss che era in servizio, gli stessi hanno reagito con graffi, botte e strattonamenti, tanto da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine, impone un’importante e fondamentale riflessione».
Servono misure a tutela del personale sanitario
«Una riflessione che deve essere scevra da, seppur importantissime considerazioni di altra natura, come quella della mancanza seriale di personale per la quale, tra l’altro, è in atto un confronto serrato a livello regionale, ed in merito alla quale (lo significhiamo con onestà intellettuale) la Asl Sud Est, ha dato, in modo antesignano una seppur non interamente soddisfacente risposta, dato che verranno assunti, a breve, 150 infermieri, nonostante il blocco imposto tempo fa dalla Regione Toscana».
«Detta riflessione deve analizzare il fatto in sé, e focalizzarlo in tutta la sua drammaticità, per rimuoverne chirurgicamente le cause, adottando tempestivamente e stabilmente le opportune misure
necessarie. E questo, oltre al doveroso ed empatico sentimento professionale ed umano rivolto solidarmente alla Oss interessata da un simile e, purtroppo, ricorrente (almeno al Misericordia), episodio».
«La riflessione, parte dall’ovvio assunto che chi lavora in prima linea nel contrasto alla pandemia o di tutte le altre malattie (ovvero al pronto soccorso oppure nelle aree Obi, Covid, e attigue), diventa troppo spesso bersaglio inerme di aggressioni verbali e anche fisiche, in un contesto lavorativo sempre più esasperato (Covid-Sars-2, carenza cronica di personale, ecc)».
«In questi ambienti, non possono neppure essere prorogate le valenti professionalità infermieristiche, assunte per Covid a tempo determinato e formatesi sul campo, dato che le modalità per le assunzioni disposte a suo tempo da Estar Toscana, non lo consentono».
«Con la consueta onestà intellettuale, dobbiamo purtroppo, affermare che queste situazioni si verificano da anni, ovvero da ben prima del manifestarsi della Covid-Sars-2. Ci sono delle (ex)
operatrici sanitarie, purtroppo rovinate sia mentalmente che fisicamente, da aggressioni di persone pericolose ed intemperanti, senza che si siano state mai prese dall’azienda sanitaria adeguate e doverose ed opportune contro misure».
«Ci auguriamo che questo ennesimo e deprecabile episodio, possa essere messo finalmente nella giusta e doverosa luce per individuare le opportune e stabili e modalità risolutive atte ad impedire il verificarsi di simili episodi».
«Tra l’altro, nella stragrande maggioranza dei casi, gli stessi sono dovuti a personaggi ben noti alle forze dell’ordine (ma anche ai servizi sociali), che, alla fine, vedendo la realtà dei fatti, non riescono/non sono messi in grado di incidere più di tanto per garantire la sicurezza degli operatori sanitari».
«Garantire l’incolumità e la tranquillità di lavoratori e lavoratrici che operano nell’area critica, è una sacrosanta aspettativa. I provvedimenti da adottare da parte dell’azienda sanitaria per garantire la sicurezza in ospedale sono doverosi ed ineludibili, e questo va al di là dell’altrettanto doveroso ed ineludibile potenziamento del personale. Serve una vera e propria security per la comunità sanitaria che opera al pronto soccorso e nelle aree Obi, Covid, ecc attigue, e subito!»
«Riteniamo che qualsiasi cosa possa accadere “ex nunc”, a lavoratrici e lavoratori della comunità sanitaria sarà purtroppo imputabile al non tempestivo e risolutivo intervento della Azienda Sanitaria Toscana Sud Est».
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