GROSSETO. È tornato a scartabellare i vecchi fascicoli coperti di polvere nell’archivio del tribunale. Cercando di mettere in fila, uno dietro l’altro, i casi di violenza di genere che sono finiti davanti al giudice in Maremma, nella prima metà del secolo scorso. Donne, ragazze, ma anche bambine. Uccise, violentate, maltrattate da uomini che si sarebbero dovuti prendere cura di loro. Braccianti, operai precari, analfabeti, alcolizzati. Nei verbali dei carabinieri dell’epoca, trovava spazio solo il sottoproletariato.
Con l’uscita del nuovo libro “Maritima Dolens”, lo scrittore e cancelliere del tribunale di Grosseto Oriano Negrini torna a scavare nelle pieghe più oscure della memoria locale per restituire voce a chi non ha potuto parlare. In una fase storica, quella attuale, segnata da troppi femminicidi, quest’opera risulta necessaria: un’appassionata riflessione su un tema che non smette di scuotere le coscienze.

Negrini ha già collaborato con Sandra Zanelli in opere come “Storie di Resistenze. Dieci screziature di nero e altre ombre”, basato sempre sui fascicoli trovati nell’archivio del tribunale di Grosseto per raccontare crimini e soprusi durante il periodo fascista e post-guerra. In precedenza, l’autore aveva anche lavorato con Zanelli sul caso Norma Parenti nel volume L’ultimo giorno insieme a Norma Parenti, un’indagine archivistica e storica che ha messo in luce tutto quello che era emerso sull’uccisione della partigiana Medaglia d’oro al valor militare.
Ora, con Maritima Dolens, Negrini compie un passo ulteriore nella dissezione del male: non più solo crimini politici o eccidi di guerra, ma atti che investono l’anima delle mura domestiche, degli abusi e delle violenze nascoste, troppo spesso rimaste impunite.
L’indagine: 23 casi, 15 completi, 8 schegge di dolore
Nel cuore del libro si trovano 23 casi di violenza sulle donne, di cui 15 ricostruiti in forma completa attraverso fascicoli giudiziari del tribunale di Grosseto, e otto “schegge di dolore” tratte da sentenze scarne o estrapolate da articoli di giornale d’epoca, in cui i fascicoli originali sono andati dispersi.
L’arco temporale coperto è la prima metà del Novecento nella provincia di Grosseto, ma l’opera va oltre la mera cronologia: questi echi dolorosi di bambine, ragazze, donne chiedevano di essere ascoltati e compresi, non come curiosità storica, ma come monito per il presente.

Il ventaglio dei casi è multiforme: molestie sessuali, violenze carnali, incesti, omicidi e altre offese perpetrate contro donne. In sei casi sono protagoniste donne che hanno reagito sparando a ex partner che le avevano sedotte, messe incinta e poi scartate. Episodi, questi, che non si qualificano come semplice vendetta, ma come risposte disperate e condizionate in una strutturazione maschile del rapporto affettivo che spesso non riconosce dignità all’altro.
Il caso cardine è quello di Assunta, donna grossetana, che in una sera di giugno del 1919 fu aggredita dal marito in una bottega che si trovava in pieno centro, l’allora piazza Vittorio Emanuele (oggi Piazza Dante). In seguito a un litigio l’uomo la colpì alla pancia e con le ginocchia, determinandone la morte il giorno dopo in ospedale. Eppure, nonostante il male subito, Assunta – che aveva amato con devozione quell’uomo violento – riuscì a fargli riconoscere la colpa e in un atto estremo di pietà lo perdonò. Un gesto simbolico, denso di complessità, che esprime come il dolore possieda anche una componente morale, estrema e sovrumana.
Struttura dell’opera e stile narrativo
Il libro si apre con una ricostruzione della comprensione della violenza nel tempo, dalla mentalità antica fino al diritto moderno, passando per il Codice Zanardelli (1889), il codice penale e le procedure del codice Rocco (1930), fino alle normative contemporanee. Negrini non si limita a un’esposizione giuridica, ma trasporta il lettore dentro gli interrogatori, le autopsie, le fasi preliminari e i dibattimenti. La scrittura tende alla prosa giudiziaria, ma cerca di restare umana. Il lettore è accompagnato dentro la scena, chiamato a osservare e a partecipare.

Questo è lo scopo dichiarato da Negrini: far sì che il “non detto”, il “non archiviato” non resti tale, ma diventi memoria condivisa e responsabilità civile.
Giulia Cecchettin, Pamela Genini e le altre: l’urgenza del presente
Nell’introduzione del libro, Negrini richiama il nome di Giulia Cecchettin, la cui vicenda aveva già suscitato discussioni sulla violenza di genere, ma oggi il terribile femminicidio di Pamela Genini, aggiunge un nuovo strato di sangue e inquietudine. Quel nuovo dolore, attuale, rende Maritima Dolens non un esercizio storico, ma una sorta di “presente perenne”: l’indagine storica si incontra con le pieghe più delicate del nostro tempo.
La parola chiave “violenza sulle donne” appare con frequenza calcolata, non ossessiva, ma sufficiente a rendere il testo rilevante per i motori di ricerca senza banalizzare l’universo del dolore.
Contesto locale e potenza simbolica: la Maremma dolorosa
La dimensione geografica dell’opera – la Maremma della provincia di Grosseto – apparentemente circoscritta, diventa un amplius: la varietà dei casi descritti dimostra come il fenomeno non fosse isolato, ma radicato in comportamenti culturali profondi, trasversali e ripetuti nel tempo.
La “Maremma dolorosa” non è solo un titolo, ma un prisma attraverso cui guardare una civiltà che ha taciuto troppo a lungo.
Pur lavorando a episodi locali, Negrini offre un repertorio vario: ogni racconto è diverso, ogni donna diversa, ma il filo conduttore è sempre lo stesso — il silenzio, il patimento, la giustizia invocata con voce tremante.
La presentazione del 25 ottobre alla sala Pegaso
Il 25 ottobre, alle 16.30 in Sala Pegaso, avrà luogo la presentazione ufficiale di «Maritima Dolens». Saranno presenti:
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Sandra Zanelli, coautrice dei due ultimi libri con Negrini
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La consigliera di parità della Provincia, Laura Parlanti
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L’avvocata Rosanna Andreozzi
Sarà un momento di incontro pubblico, dibattito e riflessione su un tema che non possiamo più rimandare.
Con Maritima Dolens, Oriano Negrini non si limita a raccontare crimini passati: offre un invito all’ascolto, alla conoscenza, alla consapevolezza. In tempi di femminicidi e cronache di sangue, quest’opera è un richiamo imprescindibile: non per rimuginare sul dolore, ma per trasformarlo in impegno collettivo. La memoria, quando è scritta con rigore e sentimento, diventa strumento di responsabilità sociale.



