GROSSETO. L’Italia si conferma una potenza turistica europea, prima per numero di strutture e posti letto. Un primato che però non si riflette pienamente in Maremma, dove il 2025 sta mostrando segnali di rallentamento da non sottovalutare. È il quadro che emerge incrociando i dati di Irpet Toscana con le analisi di Assohotel Confesercenti.
Secondo Eurostat 2024, elaborazioni del Centro studi turistici per Assohotel Confesercenti, l’Italia conta 32.943 alberghi e circa 2,3 milioni di posti letto, con un tasso medio di occupazione del 52,4%, superiore alla media europea. Un modello basato su piccole e medie imprese che garantisce una capacità ricettiva di primissimo piano. Ma il dato nazionale nasconde forti differenze territoriali.
Il quadro macro: Toscana in lieve flessione
La fotografia scattata da Irpet sui primi nove mesi del 2025 parla chiaro: in Toscana le presenze turistiche risultano in calo dell’1,9% rispetto al 2024, una flessione che sale al -2,5% se si considera l’effetto delle strutture che non comunicano correttamente i dati. A pesare è soprattutto il turismo nazionale (-2,1%), solo in parte compensato dalla timida crescita dei flussi internazionali (+0,4%)
Il dato diventa ancora più significativo se si guarda al mare, macro-prodotto chiave per la Maremma: le destinazioni balneari toscane registrano una contrazione del 6%, con una forte perdita di turisti italiani e europei, più sensibili alla variabile prezzo e alla concorrenza di altre mete mediterranee.
Maremma in difficoltà: meno presenze e meno spesa
In questo contesto si inserisce l’allarme lanciato dal presidente provinciale di Assohotel Confesercenti Grosseto, Pietro Gavazzi. «Un primato nazionale che testimonia la forza del modello italiano – spiega – ma che non deve farci dimenticare le criticità locali».
In Maremma, nel 2025, a fronte di una crescita nazionale delle presenze (+2,1%), si registra una contrazione del turismo, soprattutto domestico: -2,6% di presenze tra il 2024 e il primo quadrimestre 2025. L’estate ha rallentato (-1,2% sulle coste toscane) e luglio è stato definito dagli operatori un mese “nero”, con punte di -15% di ricavi per molte imprese alberghiere.
Le cause: infrastrutture, stagionalità e concorrenza
Le difficoltà del territorio sono strutturali. In primo luogo la raggiungibilità: l’assenza di un aeroporto vicino, una viabilità veicolare inadeguata e collegamenti interni insufficienti frenano l’incoming internazionale. A questo si aggiunge il calo della domanda interna, aggravato da inflazione e aumento dei costi, in un’area ancora fortemente dipendente dal turismo nazionale.
Altro nodo critico è la stagionalità: la concentrazione estiva delle presenze genera precarietà occupazionale e bassi tassi di utilizzo delle strutture nei mesi di spalla. Infine, la competitività: la crescita delle locazioni turistiche brevi e la concorrenza di destinazioni più accessibili sul piano dei prezzi riducono l’indotto per il comparto alberghiero tradizionale.
Le prospettive: servono investimenti e nuova strategia
«Per allineare la capacità ricettiva alla domanda – conclude Gavazzi – servono investimenti in infrastrutture, una promozione internazionale più incisiva, la diversificazione dell’offerta puntando su turismo slow ed esperienziale, e agevolazioni per le piccole imprese che caratterizzano il nostro territorio».
La macro fotografia Irpet suggerisce che il turismo toscano, e maremmano in particolare, non ha ancora recuperato in termini reali i livelli di consumo pre-pandemia. Trasformare la grande capacità ricettiva in crescita stabile dei flussi resta la sfida centrale. E per la Maremma, il tempo per rimandare le scelte strategiche sembra ormai finito.




