Tassa di soggiorno, Federalberghi: «Non siamo un bancomat dello Stato» | MaremmaOggi Skip to content

Tassa di soggiorno, Federalberghi: «Non siamo un bancomat dello Stato»

La novità della manovra 2026 prevede che una parte della tassa di soggiorno finisca nelle casse dello Stato. Gli albergatori della Maremma protestano: «Scelta ingiusta e penalizzante per il settore»
Alberghi sul lungomare di Castiglione della Pescaia
Alberghi sul lungomare di Castiglione della Pescaia

GROSSETO. Nella manovra economica 2026 c’è una novità che non piace agli operatori turistici: lo Stato si prenderà una fetta della tassa di soggiorno.

Secondo il testo in arrivo in Consiglio dei ministri, il governo Meloni prevede che il 30% dei ricavi extra dell’imposta versata dai turisti venga trattenuto a livello centrale. La quota, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, dovrebbe essere destinata a fondi per l’inclusione e l’assistenza ai minori.

Una decisione che ha già sollevato polemiche: diversi sindaci vedono ridursi il margine di manovra sui bilanci comunali, mentre le associazioni di categoria parlano di una misura «iniqua» e di un vero e proprio «esproprio turistico».


Federalberghi Maremma e Tirreno: “No all’aumento della tassa”

Durissima la reazione di Federalberghi della Maremma e del Tirreno, che ha diffuso un comunicato ufficiale firmato dal presidente Maurizio Parrini.
«Il comunicato del Consiglio dei ministri che preannuncia la proroga per il 2026 delle misure incrementali sull’imposta di soggiorno ci trova in netto disaccordo» scrive l’associazione. «Si tratta di una scelta che determinerebbe un danno per tutti i nostri associati».

Gli albergatori chiedono di non inasprire la pressione fiscale e di garantire che una parte del gettito venga realmente destinata alla riqualificazione delle imprese turistiche, come già previsto dalla legge ma spesso disatteso dai Comuni.


«Serve una regola unica per tutti i Comuni»

Nel documento, Federalberghi sollecita anche l’introduzione di una regolamentazione quadro nazionale, per evitare che ogni Comune applichi criteri diversi.
«Sarebbe necessario conoscere nel dettaglio quanto ogni Comune incassa da tale imposta e quanto ne spende per valorizzare realmente il turismo e la promozione locale» aggiunge Parrini.

L’associazione chiede poi di semplificare le procedure di riscossione e introdurre un rimborso per gli oneri sostenuti dalle strutture ricettive, come le commissioni sulle transazioni con carta di credito, che oggi restano a carico delle imprese.


«Il comparto turistico non è un bancomat»

Il comunicato si chiude con un appello al governo: «Auspichiamo che l’esecutivo non disattenda le rivendicazioni del nostro comparto, troppo spesso equiparato a un bancomat».

Una posizione netta, che riflette il malcontento diffuso in tutta la costa maremmana, dove il turismo è una delle voci principali dell’economia locale e ogni ritocco alla tassa di soggiorno rischia di pesare sul mercato delle vacanze.

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