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Tamponi falsi, incastrata dalle intercettazioni

Medici, infermieri e familiari della direttrice del pronto soccorso iscritti nel registro degli indagati: ecco chi sono
ospedale Castel del Piano
L’ospedale di Castel del Piano

GROSSETO. Cinquanta pagine di ordinanza firmata dal giudice Marco Mezzaluna e centinaia di intercettazioni telefoniche, per ricostruire quello che sarebbe successo al pronto soccorso di Castel del Piano dove la direttrice, Fabiola Angeli, insieme al collega Stefano Bruni, sono stati sospesi su ordine del giudice. 

Intercettazioni che secondo il sostituto procuratore Federico Falco chiarirebbero il sistema utilizzato dalla dottoressa per falsificare i risultati dei tamponi per sé e per i suoi familiari, in modo tale da ottenere il green pass senza vaccinarsi. 

Dodici indagati: tra loro medici e infermieri

Sono 12 i nomi iscritti nel registro degli indagati. Oltre alla direttrice del pronto soccorso e al medico, i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura, hanno indagato i familiari della direttrice del pronto soccorso Fabrizio Lorenzoni, il marito, la sorella della donna, Angela Angeli, la loro madre, Maria Giovanna Benocci e un altro figlio, Alessio Lorenzoni

Sequestrati i cellulari anche a due infermieri, Luca Mangiavacchi e Roberta Antonelli, e ad altri due medici, Lucia Marino, Filippo Rinaldi.

L’inchiesta è cominciata grazie a una segnalazione arrivata dall’interno dell’ospedale. La dottoressa Angeli, secondo gli investigatori, era una convinta no vax e nella struttura ospedaliera si sarebbe creato un vero e proprio “circolo no vax”, che la stessa direttrice, al telefono con un’amica, definisce “sovversivo”. 

Sono tre gli accessi al pronto soccorso contestati dalla Procura, tutti effettuati tra il 6 settembre e il 30 novembre: i primi due per Angeli e il marito, il 29 novembre per la madre, la sorella e il figlio. Gli stessi che si presenteranno al pronto soccorso amiatino anche il giorno dopo, visto che il giorno precedente il tampone non aveva dato esito positivo. 

Tamponi, quelli della dottoressa e dei suoi familiari che i carabinieri non sono riusciti a trovare nel laboratorio analisi dell’ospedale. La dottoressa infatti, avrebbe detto di aver fatto lei stessa i tamponi a casa ai suoi familiari per evitare che – nel caso in cui fossero risultati positivi – entrassero al pronto soccorso. Ma per verificare che quanto dichiarato corrisponda davvero alla realtà, sarebbe stato necessario esaminare il dna dei tamponi, che però non sono stati trovati

Le indagini non sono ancora finite. Fabiola Angeli e Stefano Bruni sono al momento sospesi dal lavoro su ordine del giudice. Agli altri indagati invece è stato notificato l’avviso di garanzia contestualmente al sequestro dei cellulari che ora verranno analizzati dai carabinieri. Il personale del pronto soccorso si era accorto che stava succedendo qualcosa: a dimostrarlo ci sarebbero proprio le intercettazioni finite nell’ordinanza di Mezzaluna. «Ci s’ha la Procura addosso, qui succede un casino. Ci hanno messo in mezzo tutti»: il tenore è questo. Medici e infermieri si erano accorti che c’era qualcosa di strano ma probabilmente non avevano dato peso ai cinque o sei tamponi che erano arrivati nel laboratorio dall’esterno. 

Un’infermiera ha però segnalato che le era stato chiesto dalla direttrice di far analizzare un tampone senza che il paziente fosse stata lì davanti da lei. Senza cioè che il paziente si fosse sottoposto al tampone al pronto soccorso. La donna si è rifiutata e ha segnalato alla direzione dell’Asl cosa era successo, dando così il la alle indagini. 

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