La strage di pecore, 29 uccise. E 40 disperse | MaremmaOggi Skip to content

La strage di pecore, 29 uccise. E 40 disperse

I predatori si sono precipitati sul gregge mandato al pascolo la mattina, il Comitato pastori d’Italia invita a seguire l’esempio della Svezia per salvare il settore allo stremo
Una foto delle pecore uccise

MANCIANO. I predatori (lupi o ibridi che siano) gettano nello sgomento l’azienda ma anche tutti gli allevatori, vicini e lontani. L’ultimo “bollettino di guerra” proveniente dal gregge dell’azienda Masala, mandato al pascolo ieri mattina (mercoledì 24), è una strage di pecore, 29 sbranate e 40 disperse.

Di primo mattino, in località Campagnole, Simone e Carmelo Masala hanno condotto il branco al pascolo brado. Mentre le pecore pascolavano, un gruppo di predatori si è precipitato improvvisamente sul gregge. Oltre ai capi sbranati, molti sono quelli che sono stati allontanati dai predatori senza che gli allevatori siano riusciti a rintracciarli. La foto parla chiaro, è stato un massacro.

Purtroppo, l’azienda di Simone e Carmelo Masala non è la prima volta che subisce predazioni. Oramai anche i numeri parlano chiaro, i danni rischiano di essere incalcolabili e padre e figlio stanno valutando se continuare o meno la loro attività.

Se le cose non dovessero cambiare, fanno sapere che per loro sarebbe impossibile continuare ad allevare pecore.

Sulla vicenda interviene anche Mirella Pastorelli, presidentessa del Comitato pastori d’Italia: «Se la decisione fosse questa – fa presente Pastorelli – per tutto l’indotto sarebbe un grosso danno viste le dimensioni e il grande lavoro delle aziende Masala sul territorio. Ricevere questa notizia dell’ennesima predazione mi rattrista molto e non posso che esprimere piena solidarietà all’azienda colpita. Siamo dinanzi a uno scempio. Le parole sono finite, non ne riesco a trovarne di più adatte».

Pastorelli ricorda i recenti incontri con la prefetta Paolo Berardino e con l’assessora regionale Stefania Saccardi: «Si è trattato di colloqui fatti per mettere a conoscenza le istituzioni della triste situazione in cui vivono gli allevatori e sul continuo attacco alla sopravvivenza che corrono, purtroppo – rimarca rammaricata la presidente del comitato – la situazione non è cambiata, anzi».

«La campagna elettorale ormai è nel vivo – ricorda Pastorelli – vista la difficile situazione che sta affrontando l’Italia dal punto di vista economico non possiamo perdere né posti di lavoro, né prodotti di alta qualità, quindi sarà opportuno che la politica non parli attraverso slogan, ma spieghi all’elettorato come vuole risolvere questo problema delle predazioni. Nessuno l’ha inserito nei programmi elettorali, avvantaggiando così i fanatismi di chi vorrebbe proteggere sempre e solo i predatori, nonostante tutto».

Strage di pecore, l’appello del Comitato pastori d’Italia 

Dopo la strage di pecore Mirella Pastorelli chiede al mondo della politica un impegno serio e concreto sul tema delle greggi predate, che rischia di farsi ancora più critico di quanto già non fosse: «Chiedo ai politici si seguire le orme della Svezia che ha deciso, per salvaguardare i diritti degli allevatori, di abbattere da 170 a 270 lupi. Ha scelto di dimezzarne la popolazione, non succedeva dal 1890, i media parlano chiaro – dice nettamente la presidentessa – Si tratta di una decisione responsabile per salvare un vero patrimonio quella presa dalla Svezia. Mentre l’Italia continua a mantenere un atteggiamento di immobilismo che va a discapito del lavoro: basterebbe vedere quello che si è verificato in questi giorni con i cinghiali».

Pastorelli fa riferimento a quanto successo in Liguria: «La politica ha decretato i primi interventi per ridurre il numero degli ungulati – ricorda – ma per i 6 cinghiali chiusi in un parco urbano de La Spezia, dopo tutto quello che avevano combinato, anziché provvedere alla loro soppressione come era previsto, sempre la politica ha concordato con la Lav il trasporto in un’oasi faunistica dove non si effettua la caccia».

«Così si calpesta il primo articolo della Costituzione»

La presidentessa del Comitato pastori d’Italia si sofferma su due domande: «Una riflessione credo sia necessaria – dice sul finire della dichiarazione – Mi chiedo, perché ancora una volta la politica ha assecondato questo tipo di animalisti? Dinanzi a certe scelte, cosa si possono aspettare gli allevatori nei loro confronti? Chiedo a nome di tutto il Comitato che politica si pronunci e dica una volta per tutte se vuole salvare un patrimonio lavorativo, o se intende valorizzare ancora di più le ideologie di certi ambiental/animalisti, calpestando così il primo articolo della Costituzione italiana che sancisce che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro».

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