BATIGNANO. Nessun segno di violenza, nessuna sostanza stupefacente. Nulla che spinga la Procura di Torre Annunziata a lasciare aperto il fascicolo per la morte di Aurora Bellini, la studentessa del Manetti Porciatti trovata esanime il 18 marzo sul traghetto Cruise Bonaria, che da Napoli avrebbe raggiunto Palermo.
La ventenne, che viveva con la sorella gemella e i genitori a Batignano, è morta soffocata a causa dell’aspirazione di bolo alimentare. Lo scrive il procuratore della Repubblica Nunzio Fragliasso che ha coordinato le indagini della guardia costiera, cominciate quando alla centrale operativa, alle due del mattino, era arrivata la chiamata d’emergenza.
Aurora era stata trovata esanime nel bagno della cabina dalla studentessa che divideva con lei la cuccetta. L’aveva vista andare in bagno ma poi si era addormentata. Solo ore più tardi si era accorta che Aurora non era tornata nel suo letto.
La gita a Napoli e la tragedia
Aurora, studentessa della IV ATL dell’Istituto Polo Tecnologico Manetti Porciatti di Grosseto, era partita insieme agli altri studenti e ai professori la mattina del 17 marzo da Grosseto. In pullman avevano raggiunto Napoli nel tardo pomeriggio e dopo aver trascorso la prima parte della serata in giro per il capoluogo, intorno alle 21 la scolaresca si era imbarcata sulla motonave “Cruise Bonaria”, che sarebbe dovuta arrivare a Palermo la mattina successiva.
Ad Aurora era stata assegnata la cabina 4030 del ponte 4, che condivideva con altre tre compagne di classe. Intorno alle 23, la ventenne era ancora in discoteca, dove aveva bevuto qualche drink, mentre una delle sue compagne di stanza, avendo qualche decimo di febbre, era tornata in cabina e si era messa i tappi nelle orecchie per dormire. Poco dopo 00.30 Bellini Aurora, era rientrata in cabina e dopo aver scambiato qualche battuta con l’amica che poi si era riaddormentata, era andata in bagno.
La terribile scoperta
Solo intorno all’una l’amica di Aurora, dopo essere stata svegliata da altri suoi compagni di classe, si era accorta che la ragazza non era ancora uscita dal bagno e quindi, dopo averla chiamata ad alta voce senza avere risposta, aveva aperto la porta trovandola vestita, faccia a terra sul piatto della doccia, priva di sensi.
L’allarme era stato dato immediatamente. La chiamata alla capitaneria di porto è arrivata intorno alle due del mattino. Attivata immediatamente la procedura di soccorso, alle 2.35, la motonave era stata raggiunta in acque internazionali da una motovedetta della Capitaneria di porto dell’ufficio circondariale di Capri che aveva trasportato Aurora, insieme al medico di bordo, che le aveva prestato i primi soccorsi, verso il porto più vicino, quello di Sorrento, dove aveva ormeggiato alle 3.37.
All’arrivo della motovedetta, il personale medico del 118, precedentemente allertato e già presente nel porto, aveva soltanto potuto constatare la morte della ventenne.
Uccisa da un rigurgito
Una volta arrivato all’istituto di medicina legale, il corpo di Aurora era stato sottoposto a ispezione cadaverica: non erano stati riscontrati segni di violenza. Sulla motovedetta, Aurora era stata defibrillata ed era stato tentato di tutto per rianimarla.
Erano stati sentiti poi tutti gli amici e le persone presenti quella sera: Aurora stava bene, non aveva manifestato alcun problema. Aveva fumato tabacco e la sigaretta elettronica ed aveva bevuto qualche bevanda alcolica ma in quantità non smodata.
In cabina, poi, non era stato trovato nulla che fosse di interesse investigativo. Non c’erano, insomma, tracce di sostanze stupefacenti. Soltanto l’autopsia è riuscita a chiarire la causa della morte della ragazza.
Aurora è stata uccisa da un’asfissia da aspirazione di bolo alimentare. In particolare, «l’etiopatogenesi del decesso della Bellini è riconducibile ad un’asfissia meccanica da aspirazione per sommersione interna di materiale gastrico rigurgitato – si legge nella nota della Procura di Torre Annunziata – che ha determinato l’exitus, per inibizione riflessa cardio-vascolare e respiratoria».
Una conclusione avvalorata dalla presenza di materiale alimentare non solo nel cavo orale, ma anche nella laringe, nella trachea, nella biforcazione tracheale e bronchi principali, a carattere occlusivo, e nei polmoni della vittima, che conferma la diagnosi di morte per aspirazione di bolo alimentare per reflusso gastro-esofageo.
Nessuna traccia di droghe, fascicolo archiviato
È lo stesso Procuratore nella nota inviata in seguito alla chiusura delle indagini sulla morte della ragazza, a chiarire che ad uccidere Aurora è stata una tragica fatalità. «C’era stato grande clamore mediatico, anche a livello nazionale – scrive il procuratore – per l’età della ragazza e per le circostanze in cui è avvenuto il decesso. Dopo aver avvisato i genitori, abbiamo deciso di far conoscere all’opinione pubblica le cause della morte della studentessa anche per confutare alcune illazioni all’epoca dei fatti circolate in merito alla presunta assunzione di sostanze stupefacenti da parte di Aurora».
I risultati delle analisi tossicologiche eseguite hanno documentato l’assenza nel sangue e nei tessuti della vittima, di alcol etilico, sostanze psicotrope e stupefacenti (inclusi benzodiazepine, barbiturici, oppiacei, cannabinoidi, stimolanti, antidepressivi) e di principi attivi neurodepressori che potessero alterare lo stato di coscienza o inibire i fisiologici riflessi protettivi (tosse, deglutizione).
Aurora è morta per un rigurgito gastrico improvviso che l’ha asfissiata.



