GROSSETO. Il divieto di balneazione è un incubo per la costa della Maremma e della Val di Cornia. Perché il territorio, nonostante gli sforzi, ma pagando l’incapacità di fare sistema, si affida al 90% al mare per il turismo. E quindi se non mette i turisti a mollo, rischia di pagare un prezzo salato. E con un giro di parole, in una stagione in cui proprio i prezzi salati stanno facendo fare un bagno di sangue alla macchina del turismo, i cartelli rossi sulle spiagge sono un problema in più.
Eppure succede. E così i divieti scattano anche se, come vedremo, con regole (ed efficacia) diverse da zona a zona, con situazioni anche paradossali. Nonostante gli sforzi delle amministrazioni, con tutte le bandiere blu (e la depurazione è uno dei parametri per l’assegnazione, ndr) che sventolano sui vari lungomare, quando piove troppo intensamente, anche se per tempi relativamente brevi, in mare ci finisce acqua che non ci dovrebbe finire.
Il sistema fognario è un po’ come una vasca da bagno in casa. Finché la riempi e la svuoti dallo scarico, non succede nulla. Ma se dimentichi il rubinetto aperto solo i buchini in alto del troppo pieno ti salvano la casa dall’allagamento.
Le fogne funzionano allo stesso modo. Hanno un percorso che le porta ai depuratori, che sono tanti e fanno il loro lavoro, ma hanno dei sistemi di emergenza che scattano quando l’afflusso supera la capacità delle tubazioni. Che poi siano state fatte non abbastanza capienti è altro discorso, ma lasciamo stare. Il sistema di emergenza è proprio un “troppo pieno” che viene attivato quando necessario. E quelle acque (nere) che prendono un’altra strada finiscono in mare.
Citiamo un esempio per tutti, che gli ambientalisti denunciano da anni, quasi inascoltati: quando il troppo pieno, chiamato scolmatore, che si trova sotto alla rotonda di viale Uranio a Grosseto, devia parte delle acque (nere) dal suo percorso normale che porta al depuratore di San Giovanni, facendole finire nel fosso Beveraggio, queste attraverso il reticolo dei fossi e poi il canale di San Rocco arrivano a Marina di Grosseto.
L’acqua va in discesa, da quando è nato il mondo, c’è poco da fare.

Il caso dell’acquazzone del 13 luglio
In quest’estate 2025 il primo grosso acquazzone c’è stato il 13 luglio, l’Arpat ha fatto i prelievi il 15, il divieto di balneazione a Marina di Grosseto è scattato il 17 quando sono arrivati i risultati. Poi è stato revocato il 18, dopo nuove analisi, fatte il giorno successivo, e nuovi risultati.
Però con questo sistema il 14, il 15 e il 16 luglio a Marina il bagno è stato fatto regolarmente. E se (forse, ma non è detto) il 14 il flusso di acque nere non era ancora arrivato al mare, il giorno dei prelievi l’acqua era inquinata, come hanno detto le analisi. Eppure il 15 e il 16 erano tutti in acqua. Speriamo che nessuno abbia bevuto per sbaglio.
Così come a Grosseto funziona nelle altre zone della Maremma. Lo stesso è successo, negli stessi giorni, a Castiglione della Pescaia, quando il divieto e la revoca, in corrispondenza dei fossi Malenchini, in paese, e Alleluja, a Punta Ala, sono arrivati nel giro di poche ore, il 18 luglio. Eppure anche qui, dal 14 al 17 erano tutti a sguazzare in acque che, per i prelievi dell’Arpat (fatti il 15 a Castiglione e il 14 a Punta Ala), non erano idonee alla balneazione.
E oltre ai sistemi fognari che conferiscono nel depuratore, in molte zone c’è il problema degli scarichi abusivi nei fossi, che dai depuratori non passano. Ne sono stati eliminati tanti dopo indagini della municipale, ci sono state sanzioni, ma ancora purtroppo esistono.
Un ultimo aspetto è la comunicazione, che è decisiva. Molti Comuni, la maggior parte va detto, quando fanno le ordinanze ne danno notizia alla stampa e le pubblicano anche sulle proprie pagine social. Questione di serietà e trasparenza.
Altri le fanno, perché è la legge che lo impone, ma non le pubblicizzano, pur mettendo i cartelli rossi in spiaggia. Spesso arrivano all’albo pretorio quando ormai la situazione è risolta. Chissà, forse così pensano di salvaguardare l’immagine.
I divieti preventivi in Val di Cornia
In Val di Cornia, e nel livornese, le cose funzionano in modo diverso. Perché qui alcuni Comuni, non tutti, ma Piombino e San Vincenzo sono fra quelli che lo fanno, usano i divieti preventivi.
In sostanza, dopo un accordo con Asa, la società che gestisce l’acquedotto, le fogne e la depurazione in 32 Comuni delle province di Livorno, Pisa e Siena, come Acquedotto del Fiora nella Toscana del sud (Grosseto e Siena), ogni volta che scatta il ricorso al troppo pieno, parte una comunicazione per le amministrazioni comunali. E queste, in via preventiva, quindi prima delle analisi di Arpat, emanano l’ordinanza di divieto di balneazione.
È successo proprio in questi giorni, subito dopo il forte acquazzone di mercoledì 20 agosto. Sono partiti gli avvisi da Asa e San Vincenzo e Piombino hanno fatto, già il 21, quindi il giorno successivo all’acquazzone, i divieti preventivi. Qui sotto la tabella.

Poi i prelievi sono stati fatti da Arpat il 25 agosto e quasi ovunque, meno che a Salivoli, le acque si erano naturalmente ripulite ed erano tornate balneabili. Così il 26 agosto sia Piombino che San Vincenzo hanno fatto le ordinanze di revoca del divieto.
È chiaro che, con questo sistema, il periodo di divieto risulta mediamente più lungo. Ma, al tempo stesso, si evita che turisti e bagnanti facciano il bagno in acque (potenzialmente) nocive per la salute.
Un golfo diviso a metà
Così si arriva a situazioni paradossali. Dopo il violento acquazzone del 20 agosto nella metà piombinese del golfo di Follonica c’era il divieto al Mortelliccio, in vigore dal 21 agosto, visto che proprio lì sfocia il fosso Corniaccia.
Poco più in là, nella metà del golfo follonichese, dove pure sfociano alcuni fossi, come il Petraia e il Cervia, il divieto di balneazione non è mai stato fatto. E tutti facevano allegramente il bagno.
Il caso di Salivoli
Questo sistema è nato anni fa per un lavoro approfondito fatto dall’ufficio ambiente del Comune di Piombino, preoccupato soprattutto per la spiaggia cittadina per eccellenza, la spiaggia a fianco del porto di Salivoli. Una delle più amate dai piombinesi.
In questa spiaggia sfocia il rio Salivoli, fiumiciattolo insidioso e dispettoso che passa fra le case, solitamente quasi asciutto, ma pronto a gonfiarsi al primo acquazzone importante. Nel rio Salivoli, nel tempo, sono confluiti decine e decine di scarichi irregolari, scarichi a perdere senza alcuna depurazione preventiva. Scarichi che, con la pioggia, riversano in mare le acque nere. Con tutto quello che viene di conseguenza.

Il Comune ha iniziato da tempo un lavoro di controllo e sanzionamento, la polizia municipale ha stangato parecchi incivili con il water collegato direttamente al fosso, ma riuscire a chiuderli tutti è un lavoro imponente e chissà se ci riusciranno mai. Del resto la situazione era lasciata a se stessa da decenni.
Così i controlli dell’Arpat rischiavano, ma il rischio c’è ancora, che dopo quattro anni di qualità “scarsa” dell’acqua di mare, venisse emesso un divieto permanente di balneazione.
Con il sistema del divieto preventivo, che limita al massimo i rischi, le analisi vengono spesso fatte quando l’acqua è già tornata balneabile.
Come funziona la classificazione delle acque di balneazione in Toscana
Per capire meglio, vi spieghiamo come funziona la classificazione delle acque di balneazione in Toscana che, sulla base dei dati raccolti, sono divise in quattro diverse qualità, chiamiamole così.
Il monitoraggio
Durante la stagione balneare (generalmente da aprile a settembre) l’Arpat (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) esegue regolari campionamenti in mare, laghi o fiumi adibiti alla balneazione.
Vengono analizzati soprattutto due batteri indicatori di inquinamento fecale:
- Escherichia coli (E. coli)
- Enterococchi intestinali
La frequenza dei controlli
I prelievi sono programmati almeno una volta al mese in ogni punto di balneazione individuato dalla Regione. Se c’è un evento eccezionale (forti piogge, scarichi anomali, incidenti), possono essere fatti controlli straordinari.
La valutazione dei risultati
La classificazione non si basa su un singolo campione, ma su una media dei dati raccolti nelle ultime 4 stagioni balneari. Questo metodo serve per avere un giudizio affidabile e non influenzato da un episodio isolato.
Le classi di qualità
In base ai valori dei batteri rilevati, ogni acqua di balneazione viene classificata in una di queste 4 categorie:
- Eccellente → acqua pulita, con valori molto bassi di batteri.
- Buona → acqua di buona qualità, sicura per i bagnanti.
- Sufficiente → acqua balneabile, ma con qualche criticità.
- Scarsa → acqua con frequenti superamenti dei limiti, può scattare il divieto di balneazione.

Le informazioni al pubblico
I risultati sono pubblicati ogni anno dalla Regione Toscana e da Arpat con un report dettagliato, ma sono anche consultabili in tempo reale sul sito di Arpat (QUI IL LINK).
Sulle spiagge devono essere esposti cartelli che indicano la qualità delle acque e gli eventuali divieti.