PIOMBINO. L’Usb, Unione Sindacale di Base, del settore scuola di Piombino articola la sua chiamata alla mobilitazione attraverso il contrasto tra due scenari per l’autunno 2025. La tesi centrale è chiara: il mondo della scuola non può “abituarsi” all’attuale modello di istruzione e al contesto politico generale.
Illusione e realtà: due scenari possibili
Nel contesto scolastico sono due gli scenari possibili il mondo dell’istruzione è messo di fronte:
«Vi raccontiamo due storie – scrive Usb di Piombino in una nota -. Una è di pura fantasia ovviamente, l’altra invece assomiglia molto alla realtà che conosciamo. Protagonista di entrambe è il mondo della scuola, proprio nell’autunno italiano del 2025. Solo per una il finale è scritto».
l sindacato presenta un ipotetico scenario, un mondo dove i problemi della scuola, pur esistendo, vengono gestiti:
- Carta del Docente e arretrati: erogati per tutti (precari inclusi) entro settembre.
- Immissioni in ruolo: tempestive per garantire la continuità didattica.
- Contratti dignitosi: per gli educatori, senza indurre al volontariato.
- Rinnovo CCNL 2022-24: sebbene non risolutivo, previene un ulteriore impoverimento del 10% degli stipendi. In questo scenario ideale, il 28 novembre sarebbe solo un giorno di lavoro normale.
«La Carta del Docente arriva a tutti gli insegnanti, di ruolo o precari, entro il 30 settembre (idem per gli accrediti da sentenza ancora non erogati). Le immissioni in ruolo dei docenti vincitori di concorso arrivano in tempo utile, così da permettere di iniziare l’anno scolastico senza interruzioni e rotture dolorose della continuità didattica, sia dal lato studenti che docenti. Gli educatori sono assunti e in servizio con contratti dignitosi e non indotti a fare volontariato».
«Il rinnovo del CCNL scuola 2022-24 proposto dal governo ci fa essere ancora gli insegnanti e il personale ATA peggio pagati d’Europa. Ma, almeno, non più poveri del 10 % rispetto a prima. Il finale di questa versione della storia lo si può già intuire: la data 28 novembre rappresenta solo un altro giorno di lavoro da portare a termine. Tutto procede normalmente. Forse non benissimo, ma in fondo non così male».
Problemi irrisolti e nuove priorità
il secondo scenario, descritto come quello che “assomiglia molto alla realtà”, evidenzia, invece, il persistere e l’aggravarsi delle criticità, unite a un forte impegno politico e sociale
- Rinvio di benefici e investimenti: a differenza dello scenario positivo, la Carta del Docente (gestita dal Ministro Valditara) non è sbloccata, le risorse per gli stipendi sono insufficienti (con il personale scolastico che rimane tra i peggio pagati d’Europa) e le nomine rimangono un “mercato di prodotti in scadenza”.
- Mancanza di sicurezza: si critica la destinazione di risorse a grandi opere come il Ponte sullo Stretto, mentre mancano 12 miliardi di euro necessari per le manutenzioni e la messa in sicurezza di base delle scuole.
«Ecco adesso la seconda versione – scrive Usb -. L’anno scolastico 2025-26 inizia diversamente dal solito. I vecchi problemi sono tutti rimasti. In aggiunta ce ne è pure uno nuovo, enorme: c’è un genocidio in diretta televisiva, compiuto e giustificato con tutto l’arsenale militare e propagandistico di quella moderna democrazia occidentale che è Israele. C’è pure qualcos’altro di nuovo e di imprevisto: invece di tacere e sopportare l’inenarrabile, per due volte la scuola si ferma e si mette in movimento (per dirla più esattamente: si mette in movimento proprio perché si ferma)».
«Negli scioperi di settembre e ottobre, centinaia di migliaia di studenti, insegnanti e personale ATA scoprono fianco a fianco un altro modo di stare insieme e di dare un senso al sapere, un sapere che è immediata assunzione di responsabilità di fronte al mondo circostante. E polemica verso chi quella responsabilità non vuole prendersela».
La scuola come spazio di lotta politica e sociale
L’USB sottolinea come i vecchi problemi siano affiancati da una forte presa di coscienza politica. Il nuovo anno scolastico è segnato dalla consapevolezza di un “genocidio in diretta televisiva” compiuto da Israele.
In risposta, la scuola si è già mobilitata negli scioperi di settembre e ottobre, con studenti e personale che hanno scoperto un modo di stare insieme basato sull’assunzione di responsabilità sociale.
Il governo, però, ha risposto con azioni percepite come repressive e ingannevoli: il Ddl 1627 (Gasparri), non è stato altro che un tentativo di confondere la denuncia del genocidio e della violenza coloniale palestinese con l’antisemitismo.
Non sono mancate poi circolari fuorvianti sulla “par condicio” e la censura di corsi di formazione sulla guerra, ritenuti non conformi.
«La risposta della parte politica oggi al governo in Italia non si è fatta attendere: un Ddl (il 1627, firmato dal senatore Gasparri) che confonde deliberatamente le acque e che vorrebbe rendere tacciabile di antisemitismo persino la denuncia di un genocidio, della violenza coloniale in atto da decenni contro il popolo palestinese e la complicità del nostro stato in tutto questo; circolari ingannevoli sulla “par condicio” che mancherebbe nelle scuole; corsi di formazione sulla guerra censurati perché ritenuti non conformi alla formazione docenti; inviti pressanti a far salire in cattedra gli eserciti per difendere la pace».
«Ma non è tutto – continua Usb -. Con tutta questa attenzione riservata alla scuola, era decisamente troppo pretendere dal ministro Valditara che la Carta del Docente fosse già sbloccata alla fine di settembre, che si stanziassero risorse ben maggiori per alzare gli stipendi del personale scolastico, che le nomine in ruolo e per supplenti non si trasformassero in un mercato di prodotti in scadenza, che invece del Ponte sullo Stretto si investissero quei 12 miliardi di euro nel restituire alle scuole tutte le manutenzioni e le messe in sicurezza di base che da anni si chiedono senza mai ottenere risposte»
La priorità: il riarmo a spese della popolazione
L’USB conclude che le priorità del governo Meloni, dell’UE e della NATO sono il riarmo a spese della popolazione. Questo implicherebbe preparare il Paese a difendere quello che siamo:
«Le priorità evidentemente sono altre: è giunta la nuova ora dei sacrifici per riarmarci. A nostre spese, si intende. Forse, in un futuro non troppo lontano, anche a costo della vita dei giovani e giovanissimi che vediamo ogni giorno nelle aule e nei corridoi di scuole malmesse da anni e che tali rimarranno perché la Nato, l’Ue e il governo Meloni hanno deciso che dobbiamo prepararci a difendere l’Europa, a difendere quello che siamo: una “civiltà” complice di un genocidio e che ben si guarda dal chiedere giustizia per i responsabili».
La domanda dell’USB: quale dei due racconti è realtà e quale fantasia?
«Quale di questi due è un racconto di fantasia? E quale un racconto di realtà? Se avete letto fin qui e vi siete dati una risposta, dovrebbe essere facile porsi anche un’altra domanda: davvero studenti, insegnanti e personale ATA possono permettersi di non scioperare e di non lottare contro tutto questo, il 28 di novembre e oltre?».
Il sindacato pone, dunque, la domanda in modo diretto. La risposta è implicita. La verità corrisponde al secondo scenario, quello della crisi interna e della complicità esterna. Per questo, l’Usb Scuola Piombino ritiene che studenti, insegnanti e personale ATA non possano permettersi di non scioperare e di non lottare contro tutto questo, il 28 di novembre e oltre.
