Sciopero dei magistrati: «La riforma nega una giustizia equa» - IL VIDEO | MaremmaOggi Skip to content

Sciopero dei magistrati: «La riforma nega una giustizia equa» – IL VIDEO

Separazione delle carriere, sdoppiamento del Csm e alta corte disciplinare: «Con questa riforma le garanzie e i diritti di libertà per i cittadini rischiano di essere ridotti»
I magistrati in aula per lo sciopero

GROSSETO. Separazione delle carriere, sdoppiamento del Csm e alta corte disciplinare. Sono alcuni dei temi dei quali hanno parlato i magistrati giovedì 27 febbraio nell’aula della Corte d’assise, dove si sono trovati i magistrati che hanno aderito allo sciopero indetto dall’Anm. 

Con la toga indosso o senza, con le coccarde tricolore appuntate sulle spalle. L’adesione, a Grosseto, è stata altissima: il 90% dei magistrati ha scioperato. Solo tre non hanno aderito. Sciopero che ha visto anche la partecipazione della procuratrice capo Maria Navarro e della presidente del tribunale Laura Di Girolamo, l’una di fianco all’altra per sottolineare che la protesta messa in atto dai togati giovedì mattina non era stata organizzata per mantenere un privilegio. E nemmeno per saltare ore di lavoro. Subito prima che i magistrati, pm e giudici sia civili che penali, si trovassero nell’aula d’assise, in quella stessa aula la presidente stava celebrando le udienze di separazione. 

«Abbiamo cercato di non creare problemi ai cittadini – dice la presidente Di Girolamo – ma vogliamo anche far arrivare un messaggio chiaro: solo una magistratura indipendente può assumere decisioni in scienza e coscienza, a garanzia dei cittadini. Questa riforma non porta alcun miglioramento al settore della giustizia». 

Adesione altissima a Grosseto

Oltre il 90% dei magistrati in servizio in tribunale e in procura ha aderito allo sciopero indetto a livello nazionale per manifestare la propria contrarietà alla riforma della giustizia, attualmente in discussione. A spiegare i punti fondamentali della riforma e a sottolineare di ciascuno le criticità sollevate dall’Associazione nazionale magistrati è stato Giampaolo Melchionna, presidente della sezione di Grosseto. Doppia coccarda tricolore appuntata sulla toga, a sottolineare l’adesione alla Costituzione e la sua difesa, il magistrato ha spiegato i punti della riforma voluta dal ministro Carlo Nordio

Da sinistra: Maria Navarro, Laura Di Girolamo, Giampaolo Melchionna e Valeria Lazzarini

«La riforma prevede una netta separazione tra magistratura inquirente e magistratura giudicante, con la creazione di due distinti Consigli superiori della magistratura, nonché di un’Alta Corte disciplinare separata dal sistema di autogoverno della magistratura – ha detto Melchionna – Sebbene l’iniziativa venga presentata come un rafforzamento dell’imparzialità della giurisdizione, essa solleva numerose criticità sotto il profilo dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, principi cardine di uno Stato di diritto, senza offrire alcuna soluzione ai veri problemi della giustizia, tra i quali l’eccessiva durata dei processi e la carenza delle risorse umane e materiali».

Le preoccupazioni dei magistrati sulla riforma

Le principali preoccupazioni riguardano:

  1. Il rischio di alterazione dell’equilibrio tra poteri dello Stato: la separazione delle carriere, unita alla previsione di due distinti organi di autogoverno, potrebbe esporre il pubblico ministero a una maggiore influenza dell’esecutivo, riducendone l’indipendenza e assimilarlo alla figura di un avvocato dell’accusa.
  2. Possibile riduzione della qualità del giudizio: l’attuale sistema consente ai magistrati di acquisire una visione complessiva della giurisdizione e garantisce una più equilibrata amministrazione della giustizia. La separazione rigida delle carriere eliminerebbe questa possibilità di crescita professionale, con un potenziale impoverimento delle competenze giurisdizionali.
Da sinistra: Mario Venditti, Marco Mezzaluna e Giovanni De Marco
  1. L’istituzione di un’Alta Corte disciplinare separata dai Consigli Superiori della Magistratura: si tratta di un aspetto particolarmente critico della riforma. Attualmente, la funzione disciplinare è esercitata dal Csm, che garantisce l’indipendenza dei magistrati rispetto al potere politico. La riforma propone invece di affidare tale competenza a un organo esterno, con una composizione che potrebbe esporre i magistrati a influenze estranee alla giurisdizione. Questa soluzione rischia di minare l’autogoverno della magistratura, compromettendo la libertà di giudizio e rendendo i magistrati più vulnerabili a pressioni esterne.
  2. Il sorteggio per la nomina dei membri del CSM e dell’Alta Corte disciplinare: tra gli elementi più discutibili della riforma figura l’introduzione del sorteggio per la selezione dei componenti togati non solo del Consiglio Superiore della Magistratura, ma anche dell’Alta Corte disciplinare. Questo sistema, anziché ridurre il peso delle correnti nella magistratura come sostenuto dai promotori della riforma, rischia di determinare una scelta dei membri priva di criteri meritocratici e di effettiva rappresentatività. Il CSM e l’Alta Corte disciplinare sono organi di garanzia costituzionale con funzioni delicate, che richiedono esperienza, equilibrio e autorevolezza. La selezione casuale dei loro componenti potrebbe compromettere la qualità delle decisioni in materia di nomine, trasferimenti e azioni disciplinari, affidando ruoli di grande responsabilità a magistrati privi di un’adeguata preparazione o vocazione per tali compiti.

«Inoltre, il sorteggio escluderebbe ogni forma di valutazione basata su competenze specifiche – dice ancora Melchionna –  trasformando due organi fondamentali per l’indipendenza della magistratura in meccanismi puramente aleatori. Nel caso dell’Alta Corte disciplinare, questo sistema potrebbe portare a decisioni non uniformi, a una maggiore imprevedibilità nella giustizia disciplinare e a un possibile condizionamento indiretto sull’attività dei magistrati. L’adesione così ampia allo sciopero da parte della magistratura grossetana è il segnale di una forte preoccupazione per il futuro dell’indipendenza del potere giudiziario e per le garanzie fondamentali riconosciute ai cittadini. L’Anm di Grosseto ribadisce la necessità di un confronto istituzionale serio e approfondito, che tenga conto dei profili critici evidenziati e che miri a una riforma della giustizia equilibrata e rispettosa dei principi costituzionali».

Una riforma che lede i diritti dei cittadini ad avere una giustizia giusta

È sui risvolti che la riforma avrà sulla vita dei cittadini che i magistrati grossetani appuntano la loro attenzione. Lo fa il coordinatore dell’ufficio gip Marco Mezzaluna, quando spiega che: «Il nostro lavoro significa dare ragione a una parte e torto ad un’altra – dice – Affidare il gradimento del nostro lavoro a qualcuno di esterno, pubblico o privato che sia, vuol dire condizionare le nostre decisioni. Ci sarà sempre qualcuno che non sarà soddisfatto del nostro lavoro, In questo modo però, i cittadini non avranno una giustizia giusta». 

Libertà di decidere, quando si trattano temi che riguardano i cittadini, e che finiscono nelle aule del tribunale. Ne sono esempio i ricorsi sulle multe per gli autovelox, ad esempio, le denunce di chi cade in una buca sulla strada. Quando sono coinvolte le amministrazioni pubbliche, quando bisogna appunto decidere se il cittadino ha diritto o meno a una risarcimento. «Questo per fare alcuni esempi concreti – spiegano i togati – I cittadini devono capire che tanta di questa riforma sarà fatta sulla loro pelle. Perché è chiaro che un magistrato,  a seconda di chi ne giudicherà il proprio lavoro, sarà condizionato nel prendere le proprie decisioni». 

 

 

Autore

  • Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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