GROSSETO. Ai primi di agosto l’Isgrec di Grosseto ha ricevuto in deposito, con la mediazione dello scrittore Alberto Prunetti e dell’architetta Barbara Catalani, l’archivio dello scrittore Sauro Marianelli, figura di spicco della letteratura per l’infanzia degli anni Settanta e Ottanta, che ha vissuto prima a Grosseto e poi a Follonica, dove si è spento pochi mesi fa.
Riordinando le carte di Marianelli, donate dagli eredi, sono emersi documenti importanti: da un autografo di Carlo Cassola del 1960 sul frontespizio di una copia de “Il taglio del bosco” fino ad alcune lettere inedite di intellettuali grossetani del dopoguerra, i cosiddetti “amici grossetani” di Luciano Bianciardi, come Marcello Morante, fratello di Elsa Morante, e Mario Terrosi.
Ma la cosa che ha fatto fare un salto a Catalani e Prunetti è stato il ritrovamento di una cartellina annotata col rimando a Gianni Rodari, contenente dei carteggi manoscritti e dattiloscritti. E, tra questi, una filastrocca che sembra non essere mai stata data alle stampe.

La cartellina di Gianni Rodari
All’interno della cartellina sono stati trovati diversi ritagli di stampa ma anche un epistolario con alcune lettere scritte da Rodari e indirizzate a Marianelli. Non stupisce, se si pensa che tra lo scrittore maremmano e quello di Omegna ci furono amicizia e frequentazioni. Non una novità: circolava già, anche sui social, una foto che Marianelli mandava spesso ai suoi interlocutori in vecchiaia, che lo immortalava accanto a Rodari a Mantova negli anni Settanta, probabilmente per un evento della Rai.
Inoltre negli archivi Einaudi è depositato un dattiloscritto in cui Rodari segnala l’opera del maestro follonichese alla prestigiosa editrice torinese, che poi in effetti proprio nel 1974 darà alle stampe l’opera di Marianelli intitolata “Fuga nel quadro”.
Catalani e Prunetti hanno anche individuato un dattiloscritto di Rodari con diversi commenti elogiativi sul romanzo “Il fuoriclasse di Marianelli” «forse un “parere di lettura” per Einaudi con un bellissimo aneddoto sul primo incontro tra i due scrittori per l’infanzia – spiegano – che in questo caso potrebbe figurare anche negli archivi della casa editrice torinese».
La filastrocca maremmana
Ma la cosa più affascinante è stata la comparsa di un foglio contenente una filastrocca autografa di Rodari, firmata ma non datata, che a prima vista risulta inedita. Quattro strofe in rima baciata, composte da due versi ciascuna.
«Dico inedita – dichiara Alberto Prunetti – perché, pur non essendo un esperto di cose rodariane, credo di essere abbastanza sicuro di una cosa: il posto in cui sono nato, Piombino, compare solo una volta nella toponomastica rodariana, nella poesia “La famosa pioggia di Piombino”, confluita nel classico “Favole al telefono“, e lo stesso vale per Follonica, il paese in cui sono cresciuto, che compare assieme a Grosseto in un racconto rodariano, “Incontro con i maghi”, pubblicato nel meraviglioso “Libro degli errori».
In effetti sembrerebbe che le cose stiano proprio così, almeno sulla base di questo indice di luoghi rodariani. Ma dalle carte di Marianelli riversate nell’Isgrec stavolta spunta una filastrocca che cita tanti luoghi maremmani, da Piombino a Follonica fino a Grosseto. Una filastrocca divertente, in pieno stile rodariano.

«Un Rodari toscano» commenta Prunetti, che passava da “Gosseto col tramvai” e poi andava “a Follonica a cavallo / per comprare un pesce giallo” per poi arrivare “a Piombino col treno” dove aveva un appuntamento “con l’arcobaleno” e infine rimbalzava tra Roma e Macerata promettendo al lupo “una labbrata”. «Una poesia che si concludeva con un termine poco noto fuori dalla toscana, la labbrata, ossia lo schiaffo» dice Prunetti.
I diritti sulla poesia
Purtroppo non possiamo ancora pubblicare per esteso la poesia, come spiegano Prunetti e Catalani: «A questo punto bisognerà che l’Isgrec si metta in contatto con gli eredi di Rodari affinché sia verificato completamente il carattere inedito della poesia. Si spera che queste opere, col consenso degli aventi diritti, possano integrare il corpus di opere rodariane con una prossima pubblicazione».
L’importanza del fondo Marianelli
Ma il fondo Marianelli, che deve ancora essere archiviato con cura prima di essere reso consultabile, è importante anche per altri documenti, come i manoscritti annotati delle opere di Marianelli sul fascismo, come “La mia resistenza” e “L’uomo senza orme“. Una storia dei tempi del fascismo, che ne motivano l’accoglienza nell’archivio grossetane.
Un fondo consistente, con decine di opere inedite e di dattiloscritti, e poi una tesi di laurea degli anni Ottanta discussa nell’Università degli studi di Bari su Marianelli, sedici faldoni e cinque cartelle rigide contenenti manoscritti editi e inediti, romanzi e racconti brevi, adattamenti teatrali e poesie vernacolari.

«I ritagli di stampa sono migliaia – dice Prunetti – ma colpisce un bollettino della biblioteca Chelliana firmato da Aladino Vitali». Ci sono poi recensioni sulle opere pubblicate da Marianelli, materiali critici, carteggi, disegni (tra cui un autoritratto dell’autore intento a correggere bozze su carta intestata della Rai, o la copertina di “Maledetta benedetta” di Marcello Morante con un curioso rebus inventato da Marianelli), infine alcune fotografie e quaderni con annotazioni varie.
La biblioteca personale di Marianelli

Quanto alla biblioteca personale dell’autore follonichese, composta da opere di letteratura italiana ed europea, è stata accolta da diverse biblioteche scolastiche del Golfo, a partire dalla scuola primaria in cui Marianelli lavorò per lunghi anni come maestro, mentre pubblicava la sua opera di narrativa e consolidava il suo archivio privato.
«Lo studio di Marianelli era un agglomerato di armadi, cassetti, librerie e altro mobilio – racconta Catalani, che di Marianelli è stata allieva – gli scaffali delle librerie inglobavano persino il letto. Quello era il suo mondo fatto di libri, manoscritti, ritagli di giornali, recensioni, lettere e cartoline, insieme a migliaia di foglietti con infiniti appunti pronti a diventare parte di chissà quale nuovo racconto. Ho pensato fin da subito che non potevamo disperdere questo patrimonio e così mi sono messa al lavoro per tenere insieme il lavoro di scrittore, quello di intellettuale e drammaturgo che tanto aveva significato nella mia vita».



