PIOMBINO. Una questione tanto complessa quanto delicata ma soprattutto politica quella riguardante il rigassificatore. E la sua permanenza a Piombino che, secondo gli accordi del 2023, dovrebbe terminare nel 2026.
La comunità si divide tra chi vuole che la grande nave del gas resti e chi, invece, vorrebbe cacciarla lontano. Tant’è che il 9 agosto si è dato il via a una raccolta firme a supporto della lettera indirizzata direttamente alla presidente del consiglio Meloni sulla conferma del trasferimento entro luglio 2026. Ad organizzare il gazebo sono stati il Comitato Salute pubblica, il Comitato la Piazza Val di Cornia e il Comitato Liberi insieme.
Il problema è la sicurezza
Il problema della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini è al primo posto nella battaglia contro il rigassificatore. La situazione piombinese è un palcoscenico di devianze da molti punti di vista, dalle bonifiche, alla discarica, alla compatibilità ambientale che vede un rischio cumulativo un po’ più alto della media.
«I dati del 2025 evidenziano come le cause multifattoriali abbiano portato ad un incremento di mortalità nel territorio più alto rispetto ai riferimenti nazionali per i tumori, per le patologie croniche, cardiocircolatorie e neurologiche, ma anche per quanto riguarda le nascite premature – diceva il Comitato salute pubblica, il 7 febbraio scorso, in un incontro con i cittadini per parlare delle criticità di uno sviluppo sostenibile -. La qualità stessa dell’aria non è esaltante. Il diossido di azoto è quello che ci preoccupa maggiormente a causa delle emissioni dovute al rigassificatore».
«Se i risultati vengono valutati secondo la normativa vigente, una normativa che però non protegge la salute (la 155 del 2010), e secondo cui vengono fatte le valutazioni, questi non sembrano così preoccupanti. Ma il diossido di azoto, nel 2025 nella Val di Cornia, è circa tre volte il limite consentito per essere anche protettivo per la salute. L’OMS dichiara come soglia 10microgrammi al metro cubo, mentre qui si registrano dai 28 ai 36. Anche il pm10( le polveri), è leggermente sopra il limite. Questi dati sono del 2025, quindi attuali».
Maria Cristina Biagini: «Siamo consapevoli dei poteri forti»
Maria Cristina Biagini fa parte del gruppo Gazebo 8 giugno, un gruppo che organizzò la prima manifestazione a Piombino contro il rigassificatore l’8 giugno 2021. Da quattro anni, insieme ai comitati, combatte la lotta contro il gas. Durante il primo banchetto che si è tenuto sabato scorso, sono state raccolte ben 400 firme. Ma altre due sono le date sono in programma: mercoledì 13 agosto dalle 9 alle 13 in piazza Gramsci e sabato 16 agosto in piazza Cappelletti dalle 17 alle 24.
«Eravamo in quattro a raccogliere le firme e nonostante questo la fila era lunga. La sensazione che abbiamo avuto è che la città, pur essendo stanca di questa lunga battaglia, forse anche rassegnata dall’essere costantemente attaccata anche dai poteri forti, ha risposto molto bene al nostro appello. Ma non ci fermiamo solo ai cittadini, speriamo che a rispondere siano anche l’amministrazione tutta e i consiglieri comunali che, in modo unanime, hanno votato in consiglio il loro no al rigassificatore nel porto di Piombino».
«Scendere in piazza tutte queste ore per raccogliere le firme è uno sforzo notevole, ma noi ci crediamo e pensiamo di essere dalla parte della ragione, sia dal punto di vista della salute, della sicurezza, del turismo, dello sviluppo del porto ma anche dal punto di vista giuridico. Il rigassificatore, infatti, ha ottenuto l’autorizzazione per tre anni, e questa scadrà al più tardi a luglio del prossimo anno».
«L’autorizzazione è a tempo determinato»
La formaldeide e il metano sono in eccesso rispetto al consentito, i dati, invece, è difficile recuperarli.
«Un’autorizzazione a tempo determinato rilasciata a seguito di un’istruttoria che si basava su calcoli, dati e analisi relativi ai soli tre anni di insediamento nel nostro porto. Inoltre dai pochi dati del sito del ministero che siamo riusciti ad ottenere, si evidenzia come ci sia uno sforamento importante per quanto riguarda la formaldeide e le emissioni di metano. Dati che abbiamo scoperto per puro caso, perché quando i comitati li hanno chiesti non sono stati forniti né dalla Regione né da Snam, nonostante la richiesta scritta».
L’inquinamento nella Val di Cornia è in crescita a causa del traffico marittimo che vede solo un futuro incremento.
«Il dato di fatto è che Snam abbia esercitato l’attività sfondando di molto quelle che erano le prescrizioni in particolare per la formaldeide che il metano. In più se consideriamo che a Piombino si parla di una futura siderurgia, la Val di Cornia sarà ancor più devastata dall’inquinamento. Il problema del rigassificatore riguarda anche il traffico delle metaniere che si andrà ad aggiungere al traffico marittimo per lo stabilimento. Una situazione ambientale sempre meno rassicurante tranquillizzante».
I posti di lavoro promessi non sono stati realizzati, ad aumentare è l’economia di pochi.
«Inoltre il rigassificatore prometteva oltre 1800 posti di lavoro, invece, ciò che è avvenuto è che le assunzioni non ci sono state in così grande quantità, solo poche decine di persone, ma chi lavorava già al porto ha incrementato la propria attività. Per questo motivo, noi vogliamo porre l’attenzione sul fatto che per aumentare l’economia di pochi, si va in una direzione che è preoccupante per la salute di tutti i cittadini».
Ettore Rosalba: «Se il rigassificatore va via, si innesca un’altra crisi»
Ettore Rosalba, presidente Gruppo ormeggiatori del porto, mette in chiaro la questione da un punto di vista diverso, quello di chi con il rigassificatore vive e mantiene la propria famiglia.
«Va bene tutto quello che si dice ma il punto è un altro. Se il rigassificatore non ci fosse stato, tante persone che lavorano al porto adesso non avrebbero più il loro posto di lavoro. Inoltre, se domani andasse via, quello che ci chiediamo è quale sarà il nostro futuro? Abbiamo già un’alternativa imminente che può mantenere gli operatori? Sono tante le critiche che vengono fatte, ma se andiamo a vedere i fatti, il porto da quando c’è il rigassificatore è più sicuro, il commercio marittimo è ripartito, il nome del porto di Piombino è ora conosciuto in tutto il mondo».
La questione andrebbe dunque valutata da un punto di vista veramente oggettivo, non solo dalla parte dei cittadini ma anche degli operatori che ogni giorno lavorano per lo sviluppo del porto di Piombino.
«La futura industria, con i prossimi commerci marittimi, non saranno attivi seduta stante, ci vorrà tempo, per creare una banchina e per metterla a norma ed adeguarla servono almeno dieci anni di lavoro. Dobbiamo mantenere i piedi per terra e valutare in modo concreto e responsabile ciò che ci circonda, anche le conseguenze di una dipartita del rigassificatore. Le assunzioni sono state poche, è vero, ma questo perché creare nuovi posti di lavoro è un investimento, che non può essere fatto quando abbiamo già una scadenza. Se sapessimo che il rigassificatore restasse sapremmo anche come e dove investire per poter aumentare l’economia piombinese».
«In realtà la sicurezza è aumentata»
Grazie all’aumento dei rimorchiatori e dalla presenze dei vigili del fuoco la sicurezza in porto è garantita 24 ore su 24.
«Inoltre, si parla tanto di sicurezza – prosegue Rosalba -, ma quello di cui si tace è che la sicurezza sul porto è aumentata proprio da quando il rigassificatore è arrivato da noi. Basti pensare a quando scoppiò l’incendio su un traghetto l’estate scorsa, in quell’occasione venne elogiata la macchina dei soccorsi che si è immediatamente attivata. Quello che non è stato evidenziato, però, è che gli interventi sono stati così tempestivi ed efficaci solo grazie al presidio di sicurezza perennemente disponibile, rappresentato dai servizi tecnico nautici. Senza parlare che negli ultimi anni, l’unico traffico che ha dato un po’ di ossigeno è stato quello del gas liquido. Sottolineiamo poi che noi operiamo in sicurezza, attraverso un regolamento molto ben studiato, che ci impone di operare secondo determinati standard».
La domanda che assilla gli operatori è solo una:
«In un comunicato che scrivemmo a febbraio, firmato dai piloti del porto, dal gruppo ormeggiatori e barcaioli, da Stmp (Servizi tecnici marittimi portuali, ndr), dall’agenzia marittima Mixos Ivo Miele servizi marittimi Piombino e Freschi Alessandro & C. Shipping and Forwarding Agency, rivolto alle istituzioni, senza tanti rigiri di parole, il nostro punto fu chiaro: se il rigassificatore verrà spostato, noi che ci lavoriamo che cosa faremo dal giorno dopo?».
Igor Bazzano: «Se il rigassificatore resta, investiremo»
Il rigassificatore, secondo il capo pilota Igor Bazzano, è stato fin da subito presentato male e nella concezione delle persone ancora non è chiaro che cosa esso sia precisamente e le funzioni che si svolgono all’interno.
«Intanto non la chiamerei la nave del gas, come tanti invece fanno. È una fabbrica vera e propria, sull’acqua ma comunque una fabbrica. In questa fabbrica galleggiante ci lavorano le persone che poi scendono a terra e vanno ad usufruire dei servizi del terzo settore, taxy, ristoranti, bar, strutture ricettive. Gli equipaggi vengono dalle Filippine, dall’America e fanno il cambio a Piombino. Anche questo fattore è importante a livello economico. Gli operatori, inoltre, sono soprattutto stranieri, perché nella nostra cultura non c’è questo tipo di impiego. Siamo soliti operare con i passeggeri o con le petroliere».
Adeguare i mezzi e comprarne altri ha un costo e questo deve essere ammortizzato. Lo stesso vale per le nuove assunzioni.
«Il fatto che il rigassificatore fosse limitato a Piombino per tre anni ha bloccato gli investimenti. Da parte nostra avremmo potuto fare l’adeguamento dei mezzi nautici ed acquistarne altri nuovi. Come piloti noi siamo solo quattro, ma a volte ne bastano tre. Il traffico qui è quello che è, se il rigassificatore non ci fosse, saremmo ancora meno. A livello di conduttori potremmo aumentare il personale. Abbiamo aumentato l’amministrativo, passando da un part time ad un 40 ore, nel nostro piccolo qualcosa abbiamo fatto. Ma per gli investimenti importanti servono anni di sicurezza di lavoro. Una sola pilotina ad esempio costa oltre 600mila euro, il cui costo andrebbe ammortizzato in una decina d’anni. Per quanto riguarda la sicurezza gli standard sono aumentati, da due rimorchiatori adesso ne abbiamo quattro. Quelli in più sono h24 mentre prima avevano turni diversi: erano a lavoro solo per otto ore, con le successive otto a chiamata, durante la notte solo le emergenze. Adesso il presidio è fisso».
Il porto chiede che resti
Il pensiero degli operatori dunque è chiaro e ciò che chiedono è di valutare responsabilmente ogni possibilità. Come imprenditori ed operatori portuali, a fronte di eventuali cambiamenti di scenario, normativi e cogenti, credono estremamente funzionale e indispensabile al porto e tutta Piombino la permanenza del rigassificatore ben oltre al 2026. Altrimenti ciò a cui si assisterà sarà solo una nuova crisi di tutto il sistema portuale, anche a fronte della diminuzione delle corse per i passeggeri già in atto negli ultimi anni, le ripercussioni ricadrebbero inevitabilmente su tutto il piano occupazionale.
Oltre al fatto, che se il rigassificatore venisse spostato, un grave danno si riscontrerebbe anche dalla perdita di un traffico essenziale per la sopravvivenza del porto. Il rigassificatore, nel medio-lungo periodo, costituirebbe una possibilità concreta e già attiva per un rilancio economico di tutto il territorio, anche in virtù del fatto che esiste una corrispondenza futura con il rilancio industriale.
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Collaboratrice di MaremmaOggi.Nel giornalismo non esistono sabati né domeniche, non c'è orario e neppure luogo. C'è passione, c'è talento. Il mio lavoro è il mio sorriso. Da sempre curiosa, amo il sapere: più apprendo più vorrei conoscere. Determinata o testarda? Dipende. Vivo di sogni e li realizzo tutti.
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