MAREMMA. I dati di fine stagione lo confermano: c’è stato un numero straordinario di avvistamenti di cetacei nell’alto Tirreno, sia come numero di individui che come specie. Segno che «la popolazione è aumentata in modo consistente, sia a livello intraspecifico che interspecifico» spiega la dottoressa Micaela Bacchetta, fondatrice e ricercatrice del Centro Ricerca Cetacei. La conferma arriverà ovviamente con la rielaborazione dei dati raccolti dal Centro, ma già ad una prima lettura il particolare salta agli occhi».

Intanto, un primo riscontro di questa bella novità è rappresentato dai tanti video arrivati alla redazione di MaremmaOggi.
Gli avvistamenti sono stati registrati alle Formiche, a Talamone, a Castiglione della Pescaia e anche a Giannutri. E la vista dei delfini o delle stenelle che nuotano di fianco alle imbarcazioni è sempre un momento emozionante.
Il ritorno del delfino comune
Ma la notizia più bella riguarda un cetaceo in particolare: il delfino comune, dato quasi per scomparso, che adesso è tornato a nuotare nella costa Toscana. Nonostante il nome ne suggerisca una grande distribuzione ed abbondanza, questa specie aveva infatti subito una grave riduzione della popolazione a partire dal 1980, tanto che era data quasi per scomparsa. Gli avvistamenti della stagione estiva che sta per concludersi mostrano invece una nuova importante presenza di questo cetaceo nelle coste maremmane.

«Si tratta della ripresa di una specie che era data quasi per scomparsa nell’alto Tirreno – spiega la dottoressa Bacchetta – un dato senza dubbio straordinario e che studieremo».
Nel bacino Mediterraneo la causa principale della diminuzione di delfini comuni è stata la caccia per scopi alimentari. Il mosciame di delfino, o filetto di delfino, era infatti servito nei ristoranti sino agli inizi degli anni ‘50.
Bacchetta spiega che il fatto che questi animali siano presenti lungo le coste della Toscana è sicuramente dovuto all’incremento della fauna ittica. L’avvicinamento dei cetacei verso costa è dovuto quindi ad una maggiore abbondanza di prede.
Un numero di avvistamenti straordinario
«Proprio in questi giorni stiamo guardando i dati della stagione – spiega Bacchetta – e abbiamo riscontrato un numero di avvistamenti straordinario di individui e di specie che prima erano difficili, mentre ora sono più comuni e più frequenti».
Ma quante specie di cetacei possiamo incontrare? Nel Mediterraneo sono presenti regolarmente otto specie di cetacei mentre nell’arcipelago toscano è presente la balenottera, il tursiope, la stenella il capodoglio e adesso, in gran numero, anche i delfini comuni. Gli avvistamenti sono stati importanti: questa estate durante un monitoraggio di fronte a Montecristo il Centro Ricerca Cetacei ha contato più di cinquanta esemplari. Un evento che fino a qualche anno fa era del tutto impensabile.
Il Centro Ricerca Cetacei
Il Centro Ricerca Cetacei nasce nel 2003 da un’idea di Micaela Bacchetta. Dopo un’analisi delle aree meno monitorate del Santuario dei Cetacei, l’attività si è concentrata in tutto il Tirreno Settentrionale, dove la società ha trovato nell‘Isola d’Elba un eccezionale punto di partenza.
L’obiettivo è la salvaguardia dei cetacei del Mediterraneo con progetti di ricerca scientifici svolti con metodi rigorosamente non invasivi, avvalendosi prevalentemente di barche a vela eco-compatibili.
La tecnica è semplice: i ricercatori esplorano e valutano un’area vivendo almeno 5 mesi l’anno in mare; sviluppano progetti mirati ed efficaci per studiare le popolazioni di cetacei locali e garantire adeguati programmi di salvaguardia. Ai ricercatori si affiancano spesso ragazzi che svolgono tesi di laurea o stage formativi partecipando attivamente all’attività di ricerca. Il tutto è sostenuto da sponsor privati, dai corsi teorico-pratici in mare per studenti e turisti, nonché dalla campagna di adozione dei delfini.