PORTO ERCOLE. La chiesa di San Paolo della Croce era colma in ogni angolo. Seduti, in piedi, sul sagrato: in centinaia si sono presentati per dare l’ultimo saluto a Matteo, 29 anni, morto improvvisamente a Grosseto mentre giocava a calcio, la sua più grande passione.
Alle 14.50 la campana ha iniziato a suonare. Nessuno ha chiesto per chi suonasse: tutti sapevano che quel rintocco segnava un addio troppo grande da accettare.
Dentro la chiesa, un silenzio che pesa
All’interno regnava un silenzio immobile, fatto di lacrime, abbracci trattenuti e sguardi che cercavano conforto. Il parroco, don Adorno, ha aperto la celebrazione con parole semplici e profonde, capaci di attraversare la navata come un colpo al cuore.
Solo respiri trattenuti e il fruscio dei fazzoletti rompevano il silenzio.
Il dolore degli affetti più vicini
In prima fila c’era Ginevra, la compagna, con il suo pancione che sembrava raccontare da solo la storia più forte: il frutto dell’amore di Matteo, la vita che continuerà a portarlo con sé.
Stringeva tra le mani una foto del suo Matteo, con una delicatezza che sembrava voler trattenere il calore di un ricordo ancora vivo.
Accanto a lei, la famiglia, unita nel tentativo doloroso di rimanere salda.
Dietro, gli amici: molti non riuscivano a trattenere il pianto mentre venivano ricordate la generosità, la presenza costante e la luce che Matteo aveva donato a chiunque avesse incrociato il suo cammino.
L’uscita della bara e l’applauso che toglie il fiato
Quando la messa è terminata, la bara è stata accompagnata all’esterno da don Adorno.
Nel momento in cui ha varcato la soglia, dal sagrato si è levato un applauso scrosciante, intenso, quasi feroce nel dolore: un gesto non di celebrazione, ma di saluto.
La folla si è aperta lentamente mentre quel legno chiaro avanzava, simbolo di un addio impossibile da accettare.
E sopra ogni cosa, ancora una volta, la campana.
Il corteo verso il cimitero di Porto Ercole
Il feretro è stato sollevato a spalla dando vita a un lungo corteo silenzioso che ha attraversato le vie del paese. Dietro, una folla immensa: amici, cittadini, compagni di squadra, rappresentanti del calcio locale.
Presente anche il sindaco di Monte Argentario, Arturo Cerulli, che ha voluto portare il suo omaggio alla famiglia e alla memoria di Matteo.




