Una vita spezzata due volte: addio Salvatore, un anno dopo la perdita del figlio | MaremmaOggi Skip to content

Una vita spezzata due volte: addio Salvatore, un anno dopo la perdita del figlio

Aveva 64 anni Salvatore Parlato, morto alla Bertocci per un incidente sul lavoro, causato dallo scoppio di una gomma. L’anno scorso l’uomo aveva perso il figlio. Polemica in città per il silenzio di giorni sulla tragedia
Salvatore Parlato, morto a 64 anni per un incidente sul lavoro alla Bertocci
Salvatore Parlato, morto a 64 anni per un incidente sul lavoro alla Bertocci

PIOMBINO. Una famiglia distrutta, a causa di un incidente sul lavoro, poco più di un anno dopo un altro gravissimo lutto. Se n’è andato giovedì scorso Salvatore Parlato, l’operaio dell’azienda Bertocci deceduto dopo una lunga agonia a causa di un gravissimo incidente sul lavoro avvenuto lo scorso 31 ottobre.

Senza che nessuno, per tutti questi giorni, sapesse niente della tragedia.

Un silenzio assordante del quale in tanti chiedono spiegazioni.

Chi era Salvatore Parlato

Salvatore aveva 64 anni. Classe 1961, di origine napoletana, si era trasferito a Venturina e qui, in Val di Cornia, aveva preso casa e messo su famiglia.

Una vita condotta come quella di tante altre famiglie. Fatta di doveri, amore, impegno e sudore. Ma anche contrassegnata da tante cicatrici, la peggiore quella avvenuta lo scorso anno.

Nel mese di luglio del 2024 la sua vita venne totalmente sconvolta da una tragedia devastante, una sciagura che qualsiasi genitore non vorrebbe mai dover affrontare, quella della perdita prematura del figlio Mario.

Un vuoto impossibile da colmare. Ma Salvatore era andato avanti lo stesso, si era stretto in quel dolore insopportabile accanto ad Anna, sua moglie da oltre trent’anni.

Lo hanno condiviso insieme quel vuoto così pesante, e “insieme” da quel momento era diventato l’unico modo per poter affrontare tutto ancora più forti e uniti di prima.

Grazie a lei aveva ritrovato il coraggio di alzarsi ogni mattina per tornare a lavorare, a piccoli passi, riprendendo una vita quanto più possibile normale.

L’esplosione di una gomma

Le indagini su quanto accaduto quel maledetto venerdì 31 ottobre sono proseguite e ad emergere c’è anche qualche dettaglio.

Salvatore stava lavorando alla sostituzione di una gomma ad uno dei mezzi pesanti dell’azienda. Questo tipo particolare di pneumatico ha all’interno un cerchio il cui rischio altissimo è quello che possa scoppiare durante il gonfiaggio.

Per tale motivo, quando si effettua questo tipo di operazione, viene utilizzata una gabbia di protezione che nel caso in cui il cerchio scoppiasse, riesce a contenerlo.

Però nel momento che il cerchio è scoppiato Salvatore è stato preso in pieno al volto e al torace. È stato portato alle Scotte con Pegaso, ma le sue condizioni sono apparse subito molto gravi e giovedì scorso se n’è andato.

Sulla vicenda l’inchiesta dovrà chiarire l’esatta dinamica della vicenda e individuare eventuali responsabilità. Sul corpo dell’uomo sarà eseguita l’autopsia.

Salvatore lascia la moglie Anna Pesole con la quale camminava mano per la mano da oltre 30 anni.

La notizia della sua scomparsa ha sconvolto l’intera comunità di Campiglia e Piombino, dove Salvatore era molto conosciuto, si stringe attorno alla moglie Anna con immenso cordoglio.

La polemica per il silenzio

A Piombino e in tutta la Val di Cornia intanto monta la rabbia. L’uomo è deceduto giovedì scorso alle Scotte di Siena, ma per giorni nessuno aveva confermato ufficialmente l’accaduto. Fra tante voci che si rincorrevano.

Un silenzio che oggi fa discutere, e che in molti definiscono «inaccettabile».

«Un morto sul lavoro passato nel silenzio generale»

I primi a rompere il riserbo sono stati i sindacati Fim, Fiom e Uilm, che hanno espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia, annunciando la richiesta di un incontro con l’azienda per chiarire la dinamica dell’incidente e le eventuali responsabilità.

Ma la polemica è esplosa con forza dalle forze politiche e dalle associazioni. Il Pd di Piombino parla di «una vita persa mentre la città non ne era neppure consapevole». E ricorda che, in pochi mesi, «due lavoratori sono morti nello stesso territorio»: «Non possiamo considerarle fatalità isolate. La vita di chi lavora deve valere più del profitto, più dei ritmi, più della competitività».

Sulla stessa linea Rifondazione comunista, che denuncia «un fatto grave: la notizia è emersa solo dopo la morte del lavoratore».

«Per giorni – scrivono – silenzio totale. Ci chiediamo perché: era solo? Nessuno ha potuto o voluto parlare? Il problema non è solo l’incidente, ma l’omertà che lo circonda».

«Il silenzio uccide»

Durissime anche le parole dell’associazione Ruggero Toffolutti, che da anni si batte contro le morti sul lavoro: «Il silenzio uccide. Per giorni ci siamo scontrati con un muro di gomma. È inaccettabile che non si sappia ancora chi fosse quel lavoratore, come abbia perso la vita e dove. Un silenzio vergognoso, ma non isolato: morti per lavoro sempre più sotto traccia».

Dal Camping Cig arriva la stessa accusa: «Il 31 ottobre un operaio si è infortunato così gravemente da morirne, e per troppi giorni non si è saputo nulla. I lavoratori non sono numeri, ma persone».

In una città segnata da crisi industriali e precarietà, la morte del giovane operaio della Bertocci diventa così il simbolo di un’altra ferita aperta — e di un silenzio che in molti non sono più disposti ad accettare.

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