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Pesticidi nel piatto: quasi metà dei cibi convenzionali contaminati

Il dossier di Legambiente 2025 mostra una crescita dei multiresidui: Sono stati trovati pesticidi vietati e tracce di DDT
Un agricoltore (Foto d'archivio)
Un agricoltore (Foto d’archivio)

GROSSETO. Quasi un alimento su due proveniente dall’agricoltura convenzionale contiene residui di pesticidi, con un aumento preoccupante dei casi di multiresiduo, ovvero la presenza contemporanea di più sostanze chimiche nello stesso campione. È la fotografia scattata dal dossier “Stop pesticidi nel piatto 2025” di Legambiente, realizzato con il sostegno di AssoBio e Consorzio Il Biologico.

L’indagine ha analizzato 4.682 campioni tra frutta, verdura, cereali, prodotti trasformati e alimenti di origine animale, provenienti sia da agricoltura convenzionale che biologica.

Quasi il 48% dei prodotti convenzionali con residui

Nel dettaglio, il 47,6% dei campioni convenzionali contiene uno o più pesticidi. Il 17,33% presenta un solo residuo, mentre il 30,26% mostra multiresiduo, in netto aumento rispetto all’anno precedente (+14,93%).

I campioni completamente privi di residui scendono al 50,94%, in calo rispetto al 57,32% del 2024. Un dato che conferma una tendenza negativa, soprattutto se si considera che la normativa europea continua a valutare i pesticidi una sostanza alla volta, senza tenere conto dell’effetto cocktail.

Frutta maglia nera, meglio ortaggi e trasformati

La situazione più critica riguarda la frutta, dove tre campioni su quattro (75,57%) contengono multiresiduo e il 2,21% risulta non conforme, con superamenti dei limiti di legge.

Negli orticoli residui nel 40,17% dei casi, con non conformità più contenute (1,03%). Migliore il quadro dei prodotti trasformati (32,89% con residui) e molto positivo il settore animale, con quasi l’88% dei campioni totalmente esenti, anche se Legambiente chiede di ampliare i controlli includendo antibiotici e altre sostanze.

Trovati pesticidi vietati e tracce di DDT

Tra le sostanze più frequentemente rilevate figurano Acetamiprid, Boscalid, Pirimetanil, Azoxystrobin e Fludioxonil. Ma il dossier segnala anche casi emblematici e allarmanti: peperoni italiani con Tetramethrin, pesticida vietato dal 2002, e tracce di DDT rinvenute in campioni di patate e zucchine, simbolo di una contaminazione che resiste nel tempo.

Decisamente più rassicuranti i dati del biologico: l’87,7% dei campioni è completamente privo di residui. Un solo caso di irregolarità, probabilmente dovuto alla deriva dei pesticidi da campi confinanti. Un risultato che, secondo Legambiente, dimostra come i sistemi a basso input chimico siano già oggi efficaci e competitivi.

Legambiente: «Il multiresiduo è una minaccia sottovalutata»

«Non basta rispettare i limiti di legge – afferma Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – Il multiresiduo resta una minaccia sottovalutata, soprattutto per bambini e fasce vulnerabili. Continuare ad aumentare l’uso di chimica significa spingere l’agricoltura in un vicolo cieco».

Gentili richiama la necessità di alternative agroecologiche concrete, come biocontrollo, rotazioni colturali, tutela degli impollinatori, riduzione del Glifosato e rafforzamento delle filiere corte.

Le proposte per una svolta sulle politiche agricole

Legambiente chiede un cambio di passo immediato: approvazione del SUR a livello europeo e del PAN nazionale con obiettivi vincolanti, più controlli, sanzioni contro i pesticidi illegali e sostegno reale agli agricoltori nella transizione ecologica.

Tra le misure proposte anche incentivi al biologico, sgravi fiscali, IVA ridotta sui prodotti sostenibili e un ruolo guida delle istituzioni, a partire dalle mense pubbliche, per garantire cibo sano e accessibile a tutti, non solo a chi può permetterselo.

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