FOLLONICA. Roberto Righetti, conosciutissimo follonichese amante della natura, ha avuto una brutta sorpresa circa un mese fa. Cinque agnelli delle pecore d’Ouessant che alleva per pura passione sono stati uccisi durante la nottata, sicuramente da un predatore. Ora sarà costretto a pagare per il loro smaltimento.
Cha sia stato o meno un lupo ad attaccare gli animali, l’ufficio veterinario della Asl ancora non sembra esprimersi.
Gli esami del veterinario
Il veterinario che ha effettuato l’esame sul tronco encefalico di uno degli animali, ha innanzitutto verificato l’esito negativo al Tse (encefalopatie spongiformi trasmissibili). Il dottor Silvestri, infatti, ha spiegato che questa è la prassi che viene seguita ogni volta che si verifica la morte di un animale da allevamento. Un protocollo seguito per scongiurare il diffondersi di eventuali patogeni nocivi.
Con questa rassicurazione, il proprietario delle pecore, non si lamenta del lupo o del predatore. «Sta a noi trovare il modo di mettere in sicurezza i nostri animali – dice il Righetti – per esempio il recinto dove sono state attaccate le mie pecore si è rivelato inadatto alla loro difesa, quindi chiaramente mi comporterò in altro modo. Non faccio l’allevatore di professione – spiega Righetti – ma cerco di dare una logica a quello che succede e trovare un modo per convivere».
Burocrazia e ingiustizie
Quello che invece lo ha fatto arrabbiare è ciò che da questa esperienza ha dovuto comunque imparare. Lati di un mondo spesso ignorato, come quello che riguarda il prezzo che gli allevatori devono pagare per lo smaltimento degli animali uccisi. «Mi sembra davvero assurdo che chi ha comunque ricevuto un danno debba anche pagare per smaltirne i resti – dice Righetti – Questo oltretutto potrebbe portare alcuni a disfarsi degli animali in altro modo, a zero spese, e questo non è giusto».
Secondo Righetti, ormai entrato nel “vortice della burocrazia”, come lo chiama lui, anche questa antica attività (l’allevamento) è diventata impossibile da gestire con serenità. «Davvero non riesco a capire come possano fare quelle persone che l’allevatore lo fanno di mestiere – sostiene Righetti – credo che l’eccesso di burocrazia ci stia portando ad abbandonare i “lavori in proprio” da quanto è diventata complicata. Eppure, questa è la nostra storia, nemmeno tanto lontana – conclude – mio padre aveva 1500 animali, faceva l’allevatore. Ora lo vedrei impensabile».