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Pandemia e guerra minano la ripresa dell’economia

Se a fine 2021 c’era qualche segnale incoraggiante, la guerra sta cambiando tutto. Ecco, settore per settore, la situazione
Camera di commercio, i dati dicono che soffre anche il turismo. Parla il presidente Riccardo Breda
Riccardo Breda, presidente della Camera di Commercio

GROSSETO. La Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno ha presentato il rapporto sull’economia delle due aree (Grosseto e Livorno). Un’economia che è ancora fortemente condizionata dagli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina.

«La presentazione del rapporto è di norma l’occasione per illustrare quanto verificatosi nell’anno trascorso  e delineare il trend per il futuro prossimo – ha detto il presidente, Riccardo Breda -. In realtà l’analisi di quanto accaduto nel 2021, con le conseguenti aspettative in larga e copiosa parte benevole, risulta nella logica delle cose abbondantemente  superato e in buona sostanza archiviato nei database statistici».

«Se l’analisi del trascorso ci invita a fare nostro il richiamo manzoniano a procedere, pur con la dovuta cautela (che è poi quello che tutti pensavamo ad inizio 2022), quanto accaduto successivamente costituisce una tremenda doccia fredda su tutte le speranzose prospettive. Solo a pochi mesi di distanza questo alone di radiosi orizzonti si è amaramente dissolto e quanto da noi riportato con dovizia di dati, tabelle, indicatori e considerazioni analitiche appartiene, giocoforza e nostro malgrado, al trapassato remoto».

  • Il fenomeno pandemico è tuttora presente: continua a manifestare ricorrenti, anche se ad oggi gestibili, colpi di coda.
  • La guerra in Ucraina ed il perverso meccanismo avviatosi e avvitatosi su se stesso, con non ultima la criticità in materia di costo e di approvvigionamento dei prodotti energetici.
  • La conseguente crisi alimentare dovuta al blocco della commercializzazione del grano ucraino ed il rischio di ondate migratorie di massa.
  • Il paventarsi di una possibile stagflazione (recessione e inflazione insieme, ndr), alimentata soprattutto da un’inflazione di cui già a fine 2021 cominciavamo ad averne sentore ma che adesso ha raggiunto numeri mai visti negli ultimi trent’anni.
  • L’emergenza ambientale globale e l’imperversare di una diffusa siccità che mette a dura prova i raccolti della nostra agricoltura.
  • Le notevoli criticità rappresentate dal “blocco dei crediti” derivanti dai provvedimenti di impulso alla ripartenza attivati nel periodo pandemico, che hanno stimolato una ripresa di numerosi settori ed in particolare di quello edilizio, che adesso stanno mettendo in crisi una cospicua quota del sistema imprenditoriale.
  • La ripresa dello sviluppo è la prima strutturale richiesta, forse ambizione, che la società esprime in termini di progetto unitario. Basti guardare l’enfasi posta nell’ultima parte del 2021 sul superamento delle più favorevoli ipotesi di crescita del PIL, la sopravalutazione del ciclo breve di rimbalzo dei consumi interni, la fiducia posta nella capacità dei soggetti e dei fondi pubblici di annientare gli effetti della crisi. Tutti segnali che indicano un’aspirazione collettiva e condivisa di risalita, se non di ricostruzione.

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