GROSSETO. Avevano chiesto l’incidente probatorio per riaprire il caso dell’omicidio di Ausonio Coli, il commercialista ucciso l’8 marzo del 2004 assassinato da Francesco Innocenti. Il suo avvocato Stefano Giorgio si era presentato davanti presidente della Corte d’assise Sergio Compagnucci, la giudice Agnieska Karpinska e i giudici popolari, sostenendo l’innocenza di Innocenti.
La Corte ha respinto l’apertura dell’incidente probatorio perché ha ritenuto la richiesta inammissibile.
La decisione della Corte d’assise
Secondo la difesa Innocenti sarebbe innocente perché le cellule telefoniche lo collocherebbero da un’altra parte durante l’orario dell’omicidio. Inoltre, sempre secondo la difesa, l’assassino avrebbe usato un silenziatore per uccidere Coli, perché sulla scena del crimine sono stati trovati sei bussolotti, mentre la testimone ne ha sentiti tre.
Delle motivazioni che non hanno convinto la Corte d’assise, che ha deciso di respingere l’incidente probatorio, perché inammissibile, ovvero per la mancanza di qualche presupposto.
Questa vicenda ha aperto di nuovo una ferita del passato in chi Coli lo conosceva e lo amava, come i suoi familiari e i suoi amici. Loro hanno dovuto rivivere la morte del loro caro per tutti i gradi di giudizio e in tutte le aule.
I familiari di Coli si erano costituiti parte civile: la mamma e la sorella del commercialista sono assistiti dall’avvocato Riccardo Lottini e la moglie e la figlia dall’avvocato Marco Fanti.



