Poche ore dopo, attraverso il legale, la famiglia viene a conoscenza del motivo: un supplemento d’indagine sull‘incidente che è quasi costato la paralisi al ragazzo, avvenuto a Cortona lo scorso marzo.
«Questa indagine ci fa paura – dice Scotto – Non sappiamo cosa possa comportare per mio figlio e per tutti noi».
Un nuovo colpo per una famiglia che, dopo mesi di ospedale, riabilitazione e incertezze, aveva ritrovato un fragile equilibrio.
Una storia complessa: anni di isolamento e fragilità
La storia di Alessio Scotto è una delle più delicate e complesse della Maremma. Per anni il giovane ha vissuto in condizioni di grave isolamento, segnato da fragilità psicologiche e comportamentali che avevano spinto la famiglia a chiedere aiuto alle istituzioni.
La speranza era arrivata quando Alessio era stato inserito in una struttura specializzata a Cortona: attività, terapie, relazioni. Una quotidianità nuova che gli restituiva dignità.
Dopo mesi di ricoveri, riabilitazioni temporanee, ricadute e nuove possibilità, Alessio sembrava aver trovato una dimensione più stabile.
La tragedia del 26 marzo 2025: la caduta e la paralisi
Il 26 marzo 2025 tutto cambia. Durante un’attività sportiva organizzata dalla struttura che lo seguiva, Alessio precipita da un muretto di circa dieci metri. Le conseguenze sono devastanti: fratture alla colonna, rischio di paralisi totale, interventi urgenti e un periodo drammatico in rianimazione.
Seguono settimane difficilissime: tracheotomia, complicazioni respiratorie, terapie intensive. A fine aprile arriva il trasferimento in un centro di riabilitazione, primo passo di un percorso lungo e incerto.
La Maremma si mobilita: raccolte fondi, sostegno economico e umano. Un abbraccio collettivo alla famiglia Scotto.
Il problema della casa: «Così non può tornare qui»
Durante la riabilitazione emerge un ostacolo enorme: la casa di famiglia non è accessibile. Scale, spazi stretti, assenza di ausili rendono impossibile il ritorno di un ragazzo tetraplegico.
«Rischiamo di trovarci per strada con il letto», aveva denunciato Paolo Scotto. Parte una corsa contro il tempo: enti, servizi e istituzioni cercano una soluzione per garantire un’abitazione idonea, una carrozzina adeguata, un’assistenza degna.
Un equilibrio ritrovato, almeno in parte
Negli ultimi mesi arriva qualche segnale positivo: una nuova casa più adatta, una quotidianità un po’ più serena, un clima familiare meno teso.
Un equilibrio sottile, certo, ma per la famiglia un traguardo enorme dopo tanta sofferenza.
L’indagine: «Accuse infondate»
La visita dei carabinieri rimette tutto in discussione. «Siamo rimasti spiazzati – dice Paolo – Abbiamo saputo soltanto che c’è un’indagine che ci coinvolge ma non sappiamo altro. Noi abbiamo sempre accudito nostro figlio e ora anche solo l’idea che possano esserci delle accuse nei nostri confronti ci fa disperare».
La procura, come previsto in caso di indagini in corso, non rilascia informazioni né copie degli atti. La famiglia è all’oscuro dell’origine della segnalazione e dei motivi che hanno portato all’apertura del fascicolo.
«Abbiamo già sofferto abbastanza – aggiunge Paolo – La paura è che un malinteso possa ricadere su Alessio».
La richiesta della famiglia: chiarezza e tutela
Affiancati dal loro avvocato, i genitori chiedono una sola cosa: chiarezza. Capire da dove nasce la segnalazione, quali accertamenti sono in corso e che implicazioni possano avere sulla vita di Alessio.
Oggi il giovane ha bisogno di continuità, stabilità, cure e serenità. Un fascicolo aperto dai contorni incerti rappresenta tutto il contrario.
Una storia ancora aperta
La vicenda è in evoluzione. La famiglia attende risposte, la comunità resta vicina, e su questa storia segnata da dolore, fragilità e mancanze cala una nuova ombra.
La speranza è che la situazione venga chiarita rapidamente e che Alessio possa finalmente vivere una fase della vita in cui la parola centrale non sia più «emergenza», ma tutela.



