SUVERETO. Il no fermo dell’associazione politico culturale Uniamo Suvereto si fa sentire forte e chiara. Il progetto dell’impianto fotovoltaico “Campiglia” non deve essere portato a termine. Le ragioni vengono elencate in una nota inviata al ministero dell’ambiente, affinché il progetto non venga autorizzato in sede di Via o altro procedimento autorizzativo, per manifesta incompatibilità.
Secondo l’associazione, il progetto presenta gravi criticità ambientali, paesaggistiche, agricole e socio-economiche, tali da compromettere in modo irreversibile la vocazione rurale e culturale della Val di Cornia, un territorio che da decenni rappresenta un modello virtuoso di integrazione tra agricoltura di qualità, tutela del paesaggio e turismo sostenibile.
Si tratta dell’impianto fotovoltaico di Iren Green Generation Srl su 106 ettari (in 6 zone diverse) per una potenza di 63,5 Mw.

I motivi del no
Un equilibrio fragile, che già deve fronteggiare gli effetti dello spopolamento e dell’abbandono delle campagne, rischierebbe di spezzarsi definitivamente:
«L’impianto insiste su terreni produttivi a forte vocazione agroalimentare (vitivinicoltura, olivicoltura, ortofrutticoltura, cerealicoltura di pregio, oltre ad attività di allevamento) – spiega Uniamo Suvereto in una nota -. Gran parte di queste produzioni è certificata e già consolidata nei mercati nazionali e internazionali (come Suvereto Docg olio evo….) ed è ormai in primo piano in rassegne internazionali, che ne hanno attestato la qualità con numerosi riconoscimenti. Tale progetto segnerebbe la perdita di suolo agricolo fertile e metterebbe a grave rischio la sopravvivenza delle aziende locali, delle filiere corte e del modello rurale di Suvereto, basato sulla tutela del paesaggio, sull’agricoltura di qualità (anche biologica e biodinamica) e sullo sviluppo sostenibile».
Suvereto tra i borghi più belli d’Italia
La costruzione di sottostazioni e infrastrutture in un territorio riconosciuto tra i “Borghi più belli d’Italia” e inserito in circuiti turistici di rilievo, come le “Città del Vino”, deturperebbe irreversibilmente il paesaggio e l’identità culturale della Val di Cornia.
«L’impianto, in prossimità di aree sensibili come il Parco forestale di Poggio Neri e altre riserve naturali dei Parchi della Val di Cornia, comporterebbe una deturpazione visiva dei crinali e delle vallate, con alterazione dell’equilibrio ecologico e perdita di continuità paesaggistica, che rappresentano non solo un polmone verde ma anche una risorsa educativa e turistica attesa la presenza di siti turistici di rilevanza regionale. Si tratterebbe di una violazione dello spirito del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che tutela i paesaggi rurali storici come patrimonio identitario».
Il contrasto con il turismo sostenibile
L’impianto sarebbe in netta antitesi con il turismo rurale e esperienziale che da decenni è il motore economico della zona. La sua presenza comprometterebbe l’attrattività turistica del borgo medievale e dei suoi percorsi storici e naturalistici.
«Suvereto è un borgo medievale intatto, custode di pievi romaniche, antichi poderi, vie storiche e musei della memoria contadina e artigiana: elementi che attraggono un turismo consapevole e sostenibile. La presenza di un impianto fotovoltaico industriale e di nuove sottostazioni elettriche risulterebbe in netta antitesi con le strategie di sviluppo locale, minando l’attrattività turistica e scoraggiando investimenti virtuosi in agricoltura e cultura, con ricadute negative su l’economia locale e posti di lavoro. La nostra area è sede di antichi poderi e pievi romaniche, vie storiche e strade del vino, musei e luoghi della memoria storica, contadina, artigiana e religiosa. L’introduzione di estese infrastrutture moderne e invasive significherebbe snaturare l’autenticità dei luoghi».
Mancata coerenza con la pianificazione territoriale
Il progetto non sarebbe conforme agli strumenti urbanistici locali e ai principi europei di “zero consumo netto di suolo“.
L’Associazione, pur non essendo contraria alle energie rinnovabili in linea di principio, sostiene che la transizione ecologica debba avvenire nel rispetto delle comunità e dell’ambiente.
«Non siamo contrari alle energie rinnovabili – dichiara la presidente Cristina Solignani – ma riteniamo che la transizione ecologica debba avvenire nel rispetto delle comunità locali, dell’agricoltura e del paesaggio. Installare impianti di scala industriale su terreni agricoli fertili significa sacrificare il futuro di un territorio che ha scelto qualità, sostenibilità e bellezza. Le rinnovabili vanno sviluppate in aree già compromesse, siti industriali dismessi e tetti di edifici, non sottraendo suolo produttivo e identità alle nostre campagne».
Il progetto “Campiglia”, pur presentandosi sotto l’etichetta della transizione ecologica, appare dettato da logiche esclusivamente economiche. Se approvato, rischierebbe di accelerare l’abbandono delle campagne, spezzare il legame profondo tra comunità e territorio e compromettere la credibilità del modello di sviluppo locale fondato sulla coerenza e sulla qualità.
La richiesta
Alla luce delle considerazioni esposte, l’associazione Uniamo Suvereto chiede al ministero dell’Ambiente di rigettare il progetto “Campiglia” e di avviare una riflessione più ampia sulla transizione energetica, affinché non diventi una nuova forma di consumo del territorio, ma un’occasione di sviluppo realmente equo e sostenibile.