Il Metropolitan è fragile e rischia di crollare. Lavori non rinviabili | MaremmaOggi Skip to content

Il Metropolitan è fragile e rischia di crollare. Lavori non rinviabili

La IV Commissione fa chiarezza, come spiegano Marco Vita, assessore ai lavori pubblici, e Stefano Vivarelli, dirigente ai lavori pubblici. La struttura è a rischio “fragile” (tipo F) e la chiusura era obbligo di legge per tutelare la pubblica incolumità. Ritorno in scena atteso per il 2026/27
Il cinema teatro Metropolitan
Cinema Teatro Metropolitan

PIOMBINO. Il Metropolitan è a rischio, in caso di sisma potrebbe crollare perché le strutture sono fragili, quindi i lavori sono urgenti. Il Comune spazza via le tante polemiche e chiarisce che l’intervento sul cinema è questione legata alla pubblica incolumità.

Si è tenuta, infatti, questa mattina, martedì 9 dicembre, la IV Commissione, organizzata appositamente per fare chiarezza sulla chiusura  e lo sgombero del Metropolitan. Una questione tanto discussa dalla popolazione locale, ma altrettanto necessaria per non incorrere in rischi che avrebbero messo in pericolo la salute pubblica dei cittadini frequentanti il cinema teatro. 

Di seguito, si è tenuta la conferenza stampa con la presenza di Marco Vita, assessore ai lavori pubblici, e Stefano Vivarelli, dirigente ai lavori pubblici. Insieme hanno elencato le motivazioni che hanno portato alla chiusura momentanea del Metropolitan ed hanno spiegato quanto l’intervento sia di fondamentale importanza per garantire la sopravvivenza dell’edificio.

Tante sono le domande che i cittadini, in questi mesi, si sono posti e a cui difficilmente riuscivano a rispondere ed è per questo che si è reso necessario l’incontro della IV Commissione, voluto per fare chiarezza e rispondere ai quesiti irrisolti della popolazione.

L’immediatezza dei lavori

La necessità di una verifica di vulnerabilità sismica e statica del Cinema Teatro Metropolitan è stata svolta per tutelare la vita delle persone:

«Non eseguire una verifica e i successivi lavori o anche il solo procrastinarli avrebbe messo a rischio la vita umana, non solo degli adulti, ma anche dei bambini che ogni anno usano il Metropolitan come spazio per i loro saggi – dichiara l’assessore ai lavori pubblici, Marco Vita -. Questo è il motivo principale per cui si è arrivati alla chiusura del Metropolitan. All’interno possono essere contenute fino a 500 persone, e la vita stessa di quelle 500 persone sarebbe potuta essere a rischio se non si fosse proceduto con un’analisi approfondita della struttura dell’edificio. Il Metropolitan rientra, per dimensioni e destinazione d’uso, tra le strutture di particolare rilievo ai fini della pubblica incolumità, secondo quanto stabilito dalla normativa nazionale e regionale. La legge non consente né interpretazioni arbitrarie né margini discrezionali».

Quando, dunque,  vengono rilevate criticità che richiedono interventi di miglioramento statico e sismico, l’ente proprietario è tenuto ad adottare misure necessarie volte alla tutela della sicurezza degli utenti.

Il problema del Metropolitan: la snellezza delle pareti

La normativa, a seguito delle indagini diagnostiche, prevede tre tipi categorizzazione degli edifici:

  • un edificio, per il suo status strutturale, risulta sano e può essere utilizzato;
  • un edificio necessita di interventi, programmabili, che possono essere procrastinati o sistematicizzati nel tempo, nel mentre può continuare ad essere utilizzato;
  • nel terzo caso, un edificio necessita di interventi di adeguamento mirati, non procrastinabili, che devono essere effettuati in breve tempo e prevedono la chiusura dell’immobile.

Il Metropolitan fa parte della terza casistica. Per arrivare a questa valutazione, è stata utilizzata una formula che esamina il fattore pericolo  analizzando la magnitudo e la probabilità dell’evento sismico. 

In caso di sisma crollerebbe

«È vero che a Piombino la probabilità che si realizzi un evento sismico è relativamente bassa, ma è vero anche che, per come è stato costruito il Cinema Teatro, se si dovesse verificare crollerebbe giù tutto. Inoltre, esiste anche la possibilità che alcune parti crollino a prescindere, da un momento all’altro, senza dare prima alcun avviso di cedimento imminente».

«Il Metropolitan ha 52 paramenti murali che non rispettano la normativa vigente, non solo italiana, ma anche Europea che solitamente è meno stringente, e altre 36 parti che sono estremamente snelle. Queste riguardano soprattutto la parete condivisa con il Mercato coperto e le pareti ad ambo i lati».

La snellezza di una parete di un edificio è determinata dalla sottigliezza delle pareti rispetto alla loro altezza. Per poter risolvere questa problematica verranno fatti interventi mirati che metteranno l’edificio a norma.

Una parte delle travi sono fragili

«Secondo l’analisi geometrica, risulta che il Metropolitan possiede delle porzioni che rientrano in un fattore rischio di tipo F, ovvero fragile. Ciò significa che un trave o qualsiasi altra cosa potrebbe collassare in qualsiasi momento». 

È stato, dunque, chiarito, senza ambiguità, che le caratteristiche riscontrate in alcune porzioni della struttura – in particolare la notevole snellezza di alcune murature – costituiscono elementi di vulnerabilità che possono dar luogo a cedimenti e collassi con modalità improvvise e senza preavviso.

«Non si tratta di impressioni, né di valutazioni discrezionali – continua Vita -: è ciò che emerge dalla modellazione strutturale, dalle analisi condotte e dalle prescrizioni della normativa tecnica sulle costruzioni. Ignorare tali elementi sarebbe stato contrario non solo al buon senso, ma anche alla legge. Infine, per quanto riguarda la tempistica, è stato ricostruito l’intero percorso amministrativo, smentendo nettamente la narrazione secondo cui vi sarebbero stati ritardi o omissioni».

La relazione, infatti, è stata informalmente comunicata l’11 giugno e sono subito stati avviati gli approfondimenti necessari. Sono stati chiesti chiarimenti ai tecnici incaricati, sono state valutate tutte le possibili alternative e sono stati consultati altri specialisti del settore, nella speranza di individuare soluzioni che consentissero di mantenere la struttura aperta. Quando ogni ulteriore possibilità si è rivelata impraticabile, con la comunicazione ufficiale protocollata il 22 luglio, si è proceduto senza indugio alla sospensione delle attività.        

500mila euro per la messa a norma

Marco Vita, assessore ai lavori pubblici, e Stefano Vivarelli, dirigente ai lavori pubblici
Marco Vita, assessore ai lavori pubblici, e Stefano Vivarelli, dirigente ai lavori pubblici

Saranno 500mila euro i soldi che verranno predisposti ai lavori di adeguamento:

«L’ammontare del denaro che verrà utilizzato sarà una cifra di 500mila euro. Tra le varie soluzioni si prevede di rinforzare le pareti attraverso anche delle impalcature rimovibili, che potranno essere ulteriormente utilizzate, in modo tale da poter sfruttare al meglio i soldi impiegati».

La mancanza di un’ordinanza sindacale prima della chiusura

Il motivo per cui non è stata emanata un’ordinanza è molto semplice.

Solitamente viene firmata un’ordinanza sindacale quando una struttura è aperta ed è di proprietà privata. Non è questo il caso del Metropolitan: «Il Cinema Teatro è di proprietà comunale, non è stato necessario firmare un’ordinanza sia perché il cinema era già chiuso, sia perché questo, essendo di proprietà comunale, non ne aveva bisogno. In altre parole, per dirla in modo semplice,  sarebbe stato come se il sindaco avesse dovuto firmare un’ordinanza contro se stesso».

La struttura è di proprietà comunale, il contratto di gestione era scaduto e, per tornare in utilizzo, sarebbe stato necessario un nuovo affidamento che l’amministrazione, alla luce della verifica tecnica, non poteva avviare. In questo contesto, un’ordinanza sarebbe stata un atto meramente formale e, di fatto, privo di funzione. Non a caso, situazioni analoghe si sono verificate in passato per altri immobili comunali senza che nessuno sollevasse obiezioni.       

Lo stato dell’iter progettuale 

La Commissione ha consentito anche di illustrare lo stato dell’iter progettuale. Prima di affidare la progettazione degli interventi di miglioramento sismico, la normativa impone la redazione del Quadro Esigenziale e del Documento di Indirizzo alla Progettazione, atti che richiedono un lavoro accurato, complesso e tutt’altro che immediato. Nonostante le note difficoltà di organico degli uffici tecnici, la priorità assegnata al Metropolitan ha permesso di avviare questo percorso in modo concreto e ordinato.        

«Molte delle affermazioni circolate nei giorni scorsi, talvolta anche con toni allarmistici o strumentali, sono frutto di letture incomplete dei documenti o di confronti del tutto impropri con altre strutture pubbliche, che presentano caratteristiche costruttive e livelli di rischio non assimilabili – ha commentato Vita -. Ogni edificio ha una sua storia, una sua conformazione, una sua configurazione strutturale. Equiparare realtà diverse significa disinformare e non rendere un servizio alla città».

«La Commissione ha permesso di riportare la discussione nell’unico ambito in cui deve trovarsi: quello della responsabilità istituzionale. Non si tratta di opinioni politiche contrapposte, ma di scelte che discendono da obblighi di legge, da analisi tecniche e dal principio di precauzione che ogni amministrazione seria è tenuta a rispettare. L’obiettivo rimane chiaro e immutato: restituire il Metropolitan alla città nel più breve tempo possibile, ma solo quando le condizioni di sicurezza saranno pienamente garantite».

 La riapertura del Metropolitan è attualmente prevista per la stagione teatrale 2026/27. Tuttavia, la conferma definitiva si avrà solo quando i lavori saranno in stato d’opera avanzato.

L’opposizione: «Nessun rischio di crollo»

Pd e Piombino domani contestano le parole di Vita e Vivarelli.

«Né l’assessore Vità né il dirigente Vivarelli – dicono – hanno fornito risposte convincenti o nuove informazioni rispetto a quanto già comunicato in precedenza. Si è assistito invece a un costante arrampicarsi sulle parole. L’assessore parla di una presunta “inutilizzabilità” dell’edificio, distinguendola da “inagibilità” e introducendo definizioni non corrette che non mirano a fare chiarezza».

«La relazione tecnica presentata — come già evidenziato dai nostri gruppi consiliari — non fa riferimento a rischi di crollo imminenti ma soltanto alla necessità di programmare interventi di adeguamento miglioramento sismico e statico per gli elementi che non rispettano i requisiti della normativa, oltre a opere di mitigazione della vulnerabilità sismica. Nulla che giustifichi, da un punto di vista procedurale, la chiusura immediata dell’edificio. Tra l’altro delle criticità statiche del Metropolitan faceva già riferimento il precedente dirigente dei lavori pubblici, Claudio Santi, in una sua precedente relazione, che non è mai stata presa in considerazione».

«Ed è bene ribadirlo: non si chiudono cinema e teatri sulla base di semplici relazioni diagnostiche, ma solo con atti formali che dichiarano l’inagibilità di un immobile, o inutilizzabilità che dir si voglia. Atti che l’Amministrazione, infatti, non ha prodotto e non ha intenzione di produrre. Forse perché non è possibile dichiararlo inagibile, come ipotizziamo da tempo? Oggi abbiamo inoltre appreso un ulteriore dettaglio: mentre il sindaco nel suo ultimo comunicato parlava di “rischio sismico”, l’assessore e il dirigente hanno invece puntualizzato che si tratta di problemi di “adeguamento statico” indipendenti dal rischio sismico».

«Due concetti molto diversi che l’Amministrazione continua a mescolare, contribuendo a generare confusione anziché trasparenza».

«Manca la programmazione»

«A ciò si aggiunge – dicono ancora – l’assenza totale di una programmazione concreta: non esistono progetti avviati, non è stato assegnato alcun incarico, e oggi lo stesso ingegner Vivarelli ha dichiarato di essere ancora nella fase di predisposizione del Dip, un semplice documento di indirizzo preliminare alla progettazione, cui dovrà poi far seguito il Pfte (Piano di fattibilità tecnico-economica) che richiederà ulteriore tempo. Un iter appena abbozzato, che stride fortemente con la presunta urgenza rappresentata pubblicamente. Forse sarebbe utile, vista l’urgenza, di saltare la redazione del PFTE andando direttamente al progetto esecutivo, cosa che si può fare in caso di interventi di manutenzione straordinaria. Una situazione che ha ormai assunto i contorni della barzelletta».

Le domande dell’opposizione

«Restano inoltre inevase le domande fondamentali:

• Perché non è stata chiusa e interdetta tutta l’area circostante al teatro, visto che sarebbe inevitabilmente coinvolta in caso di un eventuale cedimento?

• Perché, se la situazione è così urgente, non si è ancora partiti con la progettazione facendo passare inutilmente ben cinque mesi?

• Perché la politica non si assume la responsabilità di dichiarare formalmente ciò che sostiene verbalmente»

«Nel frattempo la città è senza cinema, senza teatro, senza spazi per spettacoli e senza alcuna alternativa, le strade da percorrere potevano essere molteplici, il disinteresse di chi amministra è evidente. A tutto questo si aggiunge il silenzio assordante dell’Amministrazione nei confronti dei lavoratori della cooperativa Nuovo Metropolitan, costretti a sgomberare immediatamente materiali, proiettori e arredi, senza ricevere alcuna parola di solidarietà. Una cooperativa storica che, a causa di questa gestione, rischia di fallire e scomparire, con conseguenti drammatiche per i lavoratori, senza dimenticare l’indotto che l’attività del teatro generava durante gli orari di apertura».

«Continueremo a chiedere la riapertura del Metropolitan, a vigilare, a presidiare e a pretendere risposte chiare e documentate. Non arretreremo davanti all’evidente insofferenza dell’Amministrazione: il cinema-teatro, i suoi lavoratori e la nostra comunità meritano trasparenza, coerenza e responsabilità».

 

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