Materiale militare sul porto di Piombino: arriva la Capucine, scatta la protesta | MaremmaOggi Skip to content

Materiale militare sul porto di Piombino: arriva la Capucine, scatta la protesta

Manifestazione di protesta nel porto di Piombino durante l’imbarco di materiale militare. E l’Usb proclama lo sciopero: «Non vogliamo essere complici»
Le donne in nero di fronte alla sede della compagnia dei portuali
Le donne in nero di fronte alla sede della compagnia dei portuali

PIOMBINO. Dopo la nave Severine, ad attraccare al porto di  Piombino, oggi, mercoledì 27 agosto, anche la nave Capucine.

L’arrivo della gemella della Severine, che il primo di agosto aveva imbarcato mezzi militari ed esplosivi, con la presenza dei vigili del fuoco sul posto, ha fatto sì che l’Unione Sindacale di Base, oltre che a partecipare alla manifestazione organizzata dalle Donne in nero, decidesse di proclamare uno sciopero di 24 ore all’interno della Compagnia Portuali di Piombino.

Per dare modo a quei lavoratori che – dicono «Volessero rifiutarsi di essere complici dei traffici di morte di essere coperti e non rischiare alcuna conseguenza».

Ancora carichi di materiale bellico

Un cartellone
Un cartellone

«Fa sorridere, invece – dice in una nota l’Usb di Livorno -, l’atteggiamento dei sindacati confederali, Cgil in testa, che stamattina (mercoledì 27, ndr) erano presenti al presidio per la loro passerella con selfie e interviste ma a domanda precisa dei comitati sul perché non abbiano proclamato sciopero, hanno risposto dicendo che quelle armi sono “innocue” perché non risulta che vadano in un teatro di guerra. Quindi, tutto sommato va bene che siano movimentate. Non ci risulta che le armi e gli esplosivi abbiano altri utilizzi oltre quelli di uccidere essere umani, ma forse la Cgil di Livorno ha un’opinione diversa».

IL VIDEO

 

 
 
 
 
 
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«Succubi della Nato»

Materiale bellico non pericoloso, dunque, secondo quanto ritenuto dalla Cgil, in quanto non verrà inviato sul territorio di guerra. Usb però non demorde, va incontro alla sua causa e la combatte, a parole, a cartelloni, a proteste e mobilitazioni, ma soprattutto fatti. 

"Chi vuole pace non invia armi"
“Chi vuole pace non invia armi”

«Per fortuna come hanno fatto a Genova, Livorno e altri porti Europei le organizzazioni sindacali, come Usb, si stanno mobilitando concretamente e non solo a parole. È importante lanciare un segnale anche e soprattutto come lavoratori e lavoratrici. Oltre al sostegno delle associazioni e della società civile. Ancora una volta il porto di Piombino, già occupato da un enorme impianto di rigassificazione Gnl, è interessato da movimentazione di materiale bellico. Come già più volte affermato, abbiamo l’ennesima dimostrazione della sudditanza del nostro paese nei confronti del Governo americano e della Nato».

L’Usb: «Nel porto  traffici di gas e materiale da combattimento»

«Traffico di gas e armi nella “colonia” Toscana mentre migliaia di cittadini e turisti si dirigono verso le isole dell’arcipelago. Mentre migliaia di residenti e lavoratori sono esposti quotidianamente ad enormi rischi e le ristrutturazioni industriali lasciano il deserto dietro di sé, multinazionali come Snam, Eni, Snam fanno affari d’oro sulla nostra pelle».

«Piombino non può e deve essere complice della guerra – concludono -. Con l’iniziativa di oggi vorremmo anche mandare un messaggio di complicità e solidarietà con gli equipaggi della Global sumud flotilla, che nei prossimi giorni partirà alla volta di Gaza per rompere l’assedio israeliano e portare beni di prima necessità alla popolazione».

 

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