L’opinione di Giacomo Gori (M5S): «Flussi migratori inevitabili, ma l’ignoranza e la disorganizzazione no» | MaremmaOggi Skip to content

L’opinione di Giacomo Gori (M5S): «Flussi migratori inevitabili, ma l’ignoranza e la disorganizzazione no»

Il consigliere comunale prende lo spunto dall’aggressione avvenuta in via Roma: scolarizzazione, integrazione e una “patente di residenza” per chi arriva dall’estero
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GROSSETO. L’aggressione avvenuta martedì 2 settembre, alle 8.30, in via Roma non è soltanto un episodio di cronaca nera. Per Giacomo Gori, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, rappresenta «il segnale evidente di una crisi profonda nella gestione della sicurezza e nella tutela della comunità grossetana».

Secondo Gori, Grosseto ha costruito nei decenni un equilibrio fatto di diritti, stabilità e coesione sociale, ma oggi rischia di vederlo incrinato: «Non abbiamo più la forza giovane per invertire la rotta, non siamo stati in grado di garantire un futuro solido ai nostri ragazzi, inseguendo modelli fasulli che hanno eroso radici e senso di comunità».

Il consigliere denuncia anche la perdita di identità economica e sociale del territorio: «Se si va in collina, tra vigne, cantine e agriturismi di lusso – dice –  si trova tutto, tranne che i grossetani. L’imprenditoria locale, troppo concentrata sull’edilizia, non ha saputo valorizzare le reali potenzialità della Maremma».

«Serve una patente di residenza»

La proposta di Gori passa attraverso percorsi chiari e rigorosi di integrazione: «Chi sceglie di vivere qui deve conoscere le leggi italiane ed europee, i codici culturali, sociali ed etici della nostra società e rispettarne i principi fondamentali – dice – Non si tratta di barriere, ma di un patto di cittadinanza fondato su diritti e doveri».

Un ruolo centrale, secondo il consigliere, spetta alle associazioni locali – molte legate al mondo ecclesiale – che già oggi operano nell’accoglienza, dalla scolarizzazione al lavoro.

«Esperienze come quella di Treviso, dove volontari organizzano corsi di lingua e supportano l’inserimento lavorativo – spiega – dimostrano che l’accoglienza guidata dalle comunità può trasformarsi in integrazione reale».

Modelli esteri e coraggio civico

Gori richiama anche i modelli di Paesi come Canada e Svizzera, dove la cittadinanza è legata al rispetto di regole condivise: «In Italia strumenti normativi già esistono, ma manca il coraggio civico e istituzionale di applicarli».

Per il futuro della città, il consigliere non si limita a misure simboliche: «Occorre dare a chi arriva un posto vero nella comunità, con lavoro, relazioni e senso di appartenenza. Solo così evitiamo marginalità e devianza».

«Una mobilitazione civica per Grosseto»

La conclusione è un appello: «Non possiamo delegare. Serve una grande mobilitazione civica, indipendente da logiche di partito e da condizionamenti ideologici, capace di ricostruire il senso di comunità e garantire un modello di vita sicuro e sostenibile per le prossime generazioni».

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