GROSSETO. Cinque milioni di euro dalla Regione messe a disposizione delle Aziende Sanitarie Toscane. Fondi destinati all’abbattimento delle liste di attesa attraverso i quali possono essere attivate prestazioni aggiuntive del personale.
Tali risorse che ammontano a circa 5 milioni di euro per tutta la Toscana, erano state deliberate a fine 2024 e recentemente sono state confermate e ripartite tra le aree vaste.
All’Asl Toscana Sud Est, di quei soldi, sono arrivati solo un milione e 44mila euro. Il resto è stato suddiviso tra l’Asl Nord ovest e Centro.
«Una ripartizione che a parere nostro – dicono Sergio Lunghi, segretario generale e Luciano Fedeli, responsabile Sanità Area Vasta Sud Est della Uil – non tiene conto della complessità di un territorio. Quello delle province di Arezzo, Grosseto e Siena ha un’estensione che è superiore alle altre due zone toscane sommate insieme e occupa oltre il 50% del territorio regionale».
Pochi spiccioli per Oss e tecnici
Risorse, quelle arrivate dalla Regione, che non bastano a snellire le liste d’attesa. «Come sindacato, sostenuti anche da altre sigle – aggiungono – riteniamo che debbano essere indirizzate a quelle attività di supporto e sostegno all’abbattimento delle liste di attesa andando a coprire quelle professioni come le figure degli OSS e figure tecniche, le quali contribuiscono in modo concreto al funzionamento del sistema nel suo complesso tenendo conto anche delle carenze di personale che purtroppo sono evidenti».
Ma al pronto soccorso di Grosseto, per coprire le prestazioni del personale in aggiuntiva, sono stati stanziati solo 3.000 euro. Soldi che limitano a sole tre ore pomeridiane la presenza di Oss.
«Ribadiamo quindi che, in carenza di personale sufficiente nella dotazione organica per far fronte al carico di lavoro abnorme – aggiungono Lunghi e Fedeli – sia indispensabile provvedere all’attivazione di quelle risorse regionali già disponibili e quelle che saranno ulteriormente stanziate per valorizzare e gratificare anche il lavoro delle figure come gli Oss dei pronto soccorso, che contribuiscono in quota parte alla tenuta del sistema sanitario locale».
Nessuna assunzione, pronto soccorso preso d’assalto
C’è poi la questione delle assunzioni, a preoccupare il sindacato. Gli infermieri attesi dovevano essere 69 suddivisi tra tempo indeterminato e determinato e una ventina di Oss all’inizio dell’estate. «Tutto questo rappresentava una risposta, seppur limitata e minima, alle carenze croniche che si registrano nel comparto sanitario – spiegano i due sindacalisti della Uil – Il tutto sta andando avanti con tempi biblici. Siamo ormai ad agosto e buona parte del personale promesso non ha ancora preso servizio. La gestione delle assunzioni, affidata all’Estar, non sta dando quelle risposte che, soprattutto nel periodo estivo, dovrebbero essere tempestive, fornendo un minimo sollievo ad una carenza di personale che si scarica tutta sui lavoratori chiamati a fare veri e propri miracoli per garantire le coperture dei turni e le relative prestazioni ai cittadini».
Gestione, questa, che sta creando situazioni che sono di particolare difficoltà come quella dei pronto soccorso, in special modo quello di Grosseto, sul quale si riversano oltre alla popolazione dei 28 comuni, anche i numerosi turisti che frequentano la fascia costiera. Un vero e proprio assalto con punte di eccezionale afflusso che si verificano quasi giornalmente.
Costretti a fare chilometri per lavorare
Ultimo capitolo, ma non meno importante, quello della mobilità del personale sanitario. «Le lavoratrici e i lavoratori, pur essendo in graduatoria in posizione utile, non ricevono alcuna risposta né prospettiva concreta – denunciano Lunghi e Fedeli – Si tratta di operatori che risiedono nella nostra provincia, molti dei quali sono pendolari da anni verso sedi anche distanti, con evidenti ricadute sulla vita personale, familiare ed economica. Nonostante l’esistenza di una graduatoria regionale e un accordo regionale chiaro in materia, lo scorrimento avviene in modo troppo lento che definiamo con il contagocce».
Il disagio è sempre più diffuso: persone che speravano in un riavvicinamento alla propria residenza sono oggi costrette a vivere situazioni di forte stress e spese insostenibili per affitti o trasporti. «Questa condizione ha già prodotto richieste di aspettative, cambi di residenza e quindi di vita per i familiari e in alcuni casi, dimissioni – dicono ancora dal sindacato – Chiediamo che la Regione dia finalmente seguito agli impegni assunti nei tavoli regionali, prevedendo allo scorrimento regolare delle graduatorie di mobilità, all’attivazione di misure urgenti per colmare i vuoti di organico senza penalizzare chi ha fatto richiesta di mobilità».
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