Le scuole al collasso. L'Usb: «Scioperiamo finché necessario» | MaremmaOggi Skip to content

Le scuole al collasso. L’Usb: «Scioperiamo finché necessario»

Usb Scuola denuncia lo stato di degrado del Ceccherelli, Carducci e Pacinotti: infiltrazioni, bagni inservibili e uscite di sicurezza bloccate. Il sindacato chiede conto al Governo sui fondi per l’edilizia scolastica
Studenti e docenti in mobilitazione, nel riquadro la locandina dello sciopero del 28 novembre
Studenti e docenti in mobilitazione, nel riquadro la locandina dello sciopero del 28 novembre

PIOMBINO. Dopo le proteste della scorsa settimana che hanno interessato il plesso Ceccherelli, l’attenzione sullo stato fatiscente delle scuole superiori di Piombino viene rilanciata da Usb Scuola.

Con un duro comunicato, il sindacato non solo riepiloga le criticità emergenziali, ma allarga il discorso all’intero sistema scolastico del territorio, mettendo in discussione le priorità di spesa a livello nazionale.

Niente riscaldamento e inagibilità diffusa

Il plesso Ceccherelli è stato il focolaio della protesta recente: gli studenti hanno dovuto affrontare giorni senza riscaldamento, costringendo al trasferimento delle lezioni del serale all’Einaudi e di alcune classi mattutine persino al liceo Carducci lo scorso 27 novembre.

Ma le problematiche strutturali sono più profonde. L’USB denuncia una condizione dei bagni più che critica: metà di essi sarebbe inutilizzabile, mentre la parte rimanente verserebbe in condizioni indegne di un servizio pubblico.

Si aggiungono poi infiltrazioni profonde nei bagni, nei corridoi e persino nella palestra, limitandone l’utilizzo per le assemblee di istituto.

Purtroppo, la situazione non è migliore negli altri istituti:

  • Liceo Carducci: Il sindacato segnala due aule e il laboratorio di lingue al primo piano inagibili o parzialmente agibili da mesi a causa di infiltrazioni d’acqua, causando la perdita di ambienti di apprendimento essenziali. Anche qui, si registrano guasti e malfunzionamenti nei bagni di studenti e docenti.

  • Pacinotti: Oltre ai problemi di infiltrazioni, la situazione più grave riguarda la sicurezza: il cedimento di due architravi (uno su una finestra e uno su una porta di emergenza). Quest’ultima, essendo stata puntellata, non può essere utilizzata in caso di evacuazione, elemento di rischio già segnalato dalle RSU di Istituto alla Provincia lo scorso settembre.

«Di fronte a questo stato di cose – scrive in una nota Usb Scuola Piombino -, peraltro già segnalato più volte con scrupolo da parte degli stessi dirigenti scolastici, senza che a ciò sia però corrisposto un riscontro certo sui lavori attesi da parte della Provincia, non possiamo che guardare con favore alla mozione approvata all’unanimità dal consiglio comunale che impegna il sindaco e la giunta a interpellare la Provincia affinché intervenga e provveda a restituire ai giovani studenti e studentesse di Piombino e della Val di Cornia i luoghi di istruzione che meritano».

La denuncia: «I soldi ci sono ma vanno al riarmo»

«Allo stesso tempo, è necessario, però, ricordare che le Province non dispongono di risorse proprie per l’edilizia e la manutenzione scolastica, bensì operano principalmente con finanziamenti statali. Ed è qui che vogliamo richiamare alla riflessione la cittadinanza. Da troppi anni sentiamo dire, ogni volta che viene posto qualche problema riguardante infrastrutture scolastiche bisognose di interventi, che “i soldi non ci sono”. La domanda che facciamo è semplice: che cosa vi lascia pensare che oggi i soldi per la scuola possano arrivare e ancor di più che arriveranno domani, se le spese militari sono già salite di più di 10 miliardi di euro rispetto al 2016, raggiungendo quota 32 miliardi nel 2025 e se, soprattutto, il governo italiano intende adeguarsi all’obiettivo di portare le spese belliche al 5 % del Pil (ovvero più di 100 miliardi all’anno) per conformarsi agli obiettivi della Nato e dell’UE?».

La critica si concentra, dunque, sull’obiettivo del Governo italiano di adeguarsi ai target Nato e UE, puntando a portare le spese belliche al 5% del Pil (oltre 100 miliardi all’anno), denunciando una chiara inversione delle priorità.

«A nostro avviso serve chiarezza e anche un po’ di coerenza: i tagli all’istruzione, compresi i finanziamenti statali alle Province per la manutenzione delle scuole superiori, sono e saranno sempre più connessi all’aumento delle spese in armamenti» sostiene Usb.

Il sindacato richiama il recente sciopero del 28 novembre contro la manovra finanziaria, che prevede un taglio di 480 milioni nei prossimi tre anni per la manutenzione e la sicurezza degli edifici scolastici, a fronte di un aumento di 23 miliardi per le spese militari.

Usb: «Continueremo a scioperare finché sarà necessario»

Usb Scuola ribadisce la sua posizione: la spesa pubblica, proveniente dalla tassazione dei lavoratori, deve finanziare i servizi pubblici essenziali, scuola e sanità in primis, non l’acquisto di strumenti di morte.

Il sindacato conclude annunciando la disponibilità a mobilitarsi e scioperare ancora, finché le risorse pubbliche non torneranno a essere investite nelle scuole.

«Occorre reperire tutte le risorse necessarie a risolvere i problemi più importanti che da troppo tempo perdurano. Finché ciò non avverrà, saremo disponibili a mobilitarci e a scioperare ancora, finché i soldi pubblici non torneranno ad essere investiti nelle scuole e non in piani di riarmo che non promettono nulla di buono per i popoli, anche se certo regalano lauti fatturati e rendite finanziarie ai proprietari e agli azionisti delle imprese di armamenti».

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