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Lavoro e ambiente: «Atti chiari, rigassificatore via da Piombino nel 2026»

Forse il rigassificatore non andrà in Liguria, ma non può restare a Piombino. Lo dicono gli atti e anche il Tar. La nota di Lavoro e ambiente
Il rigassificatore di Piombino, sullo sfondo le pale eoliche del Quagliodromo
Il rigassificatore di Piombino, sullo sfondo le pale eoliche del Quagliodromo

PIOMBINO. Il dibattito sul rigassificatore si fa sempre più intenso, ma gli atti parlano chiaro: la nave del gas deve lasciare la banchina dopo i tre anni di attività nel porto di Piombino. Lo dice il Tar e lo dice anche l’ordinanza.

Così mentre è in corso la raccolta firme per supportare la lettera scritta dai comitati da inviare alla premier Meloni, di modo che possa lei stessa assumersi la responsabilità del futuro di Piombino, la lista civica Lavoro e ambiente ci tiene a fare chiarezza, un’altra volta ancora, sulle dinamiche, politiche e non, che si aggirano intorno alla fabbrica galleggiante.

L’obbligo della liberazione 

«Autorizzazione per tre anni e poi il rigassificatore deve lasciare il porto di Piombino o smettere di rigassificare», questo dice chiaramente il Tar. Altrettanto chiaramente nell’ordinanza commissariale si fa riferimento all’obbligo della liberazione della banchina attualmente occupata dopo i tre anni.

«La stessa nota del commissario Giani dice chiaramente che non si può andare oltre tale termine – dice la lista civica Lavoro e ambiente in una nota – perché la Regione toscana ha finanziato la costruzione delle banchine per contribuire allo sviluppo dei commerci e della siderurgia. Ma se questo ancora non bastasse, se non bastasse che la città ha manifestato la sua contrarietà e lo hanno fatto anche i partiti di ogni colore politico, vediamo di aggiungere altre argomentazioni spesso usate in maniera strumentale».

«I progetti siderurgici di cui tanto si parla in questi mesi non necessitano del rigassificatore. Lo si legge nell’accordo di programma sottoscritto da tutti gli enti lo scorso 10 luglio con Metinvest Adria, dove si evincono i consumi degli impianti e anche da dove proviene l’approvvigionamento, non certo dal rigassificatore! Peraltro Piombino è nella dorsale di approvigionamento del gas algerino».

Dalla sicurezza all’opportunità di lavoro per le aziende del porto

«Con la ripartenza dell’attività siderurgica il traffico di mezzi al porto sarà notevole – aggiunge -, tralasciamo l’aspetto della sicurezza nel caso di convivenza (il materiale destinato ai forni elettrici per sua natura e finalità è altamente incendiabile) giusto per non essere tacciati di fare allarmismo, ma vogliamo cogliere, in questa grande movimentazione, una importante opportunità di lavoro per le aziende del porto, maggiore rispetto alle attività attuali. C’è addirittura anche un’altra grande opportunità legata alla partenza del rigassificatore dal nostro porto, circostanza che lo stesso commissario fa emergere: l’utilizzo della banchina per altri usi».

«Una banchina che potrebbe essere utile per le attività della stessa Metinvest Adria, oggi alla ricerca di uno spazio ad hoc, e che potrebbe far risparmiare al Governo ben 157 milioni di euro evitando lavori lunghi, costosi e lasciando spazi per ogni tipologia di attività siderurgica ma anche commerciale e turistica. Quindi, verrebbe meno l’altro argomento oggi tanto utilizzato in maniera strumentale legato ai costi di Snam per lo spostamento perché anche costruire una nuova banchina sarebbe un costo elevato da sostenere».

Utopie più che speranze

«Un’ultima riflessione sulle compensazioni. Ma davvero si continua a sperare che arriveranno? Livorno le ha avute in tutti questi anni con la nave per la rigassificazione? Neanche vogliamo pensare che qualcuno intraveda un’occasione ghiotta per costruire banchine nuove nel nome delle compensazioni».

«Noi riteniamo che sia arrivato il momento che a Piombino sia riconosciuto il sacrificio della permanenza di un impianto classificato a rischio di incidente rilevante all’interno di un porto in città per tre anni. Forse il rigassificatore non andrà in Liguria, ma di certo non può restare a Piombino oltre luglio 2026. Gli elementi che abbiamo, gli atti, lo dicono».

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