ANSEDONIA. Che il vino prodotto tra Capalbio e Ansedonia avesse un carattere inconfondibile e un’origine antichissima è ormai noto.
Ma una recente scoperta archeologica avvenuta in Francia, nell’antica Gallia Narbonense, aggiunge che il vino maremmano viaggiava ed era apprezzatissimo dai Galli anche 2mila anni fa.
La scoperta
La scoperta è stata fatta nel Giardino di Cibele, a Vienne, una cittadina a circa trenta chilometri a sud di Lione, durante gli scavi condotti tra settembre 2023 e marzo 2025. L’intervento, coordinato dalla Direzione Regionale degli Affari Culturali (Drac), si è articolato in una serie di scavi programmati e operazioni di monitoraggio a seguito dei lavori di valorizzazione del giardino pubblico. A ogni colpo di piccone, una sorpresa: mura, mosaici, portici, iscrizioni e, soprattutto, anfore di vino italiano, anzi, maremmano.
L’anfora di Cosa
Il marchio di fabbrica trovato su un’anfora italica del I secolo a.C parla chiaro: quel vino proveniva da Cosa, un’antica colonia romana dell’attuale costa Toscana, tra Ansedonia e Orbetello. Un segno che testimonia l’arrivo de vino etrusco-romano in una fase molto precoce della romanizzazione. Segno di un’élite gallo-romana che già a quell’epoca coltivava gusti raffinati e si apriva ai commerci mediterranei.
Cosa era una colonia di diritto latino, fondata nel 273 a.C. Il suo nome deriva probabilmente da quello di un antico centro etrusco, Cusi o Cusia, individuato nella moderna Orbetello, e sorgeva sul promontorio roccioso dell’attuale Ansedonia. Per la sua posizione strategica, Cosa controllava sia i traffici marittimi che quelli terrestri. E tra le varie produzioni, quella del vino è una delle più antiche. Lo testimoniano i numerosi reperti trovati e risalenti fino al 214 a.C.. Le navi cariche di vino partivano poi dal porto di Cosa dirette sulle coste della Francia.
Da Cosa a Vienne
Vienne è oggi una cittadina di medie dimensioni (30 mila abitanti) ma conserva ancora una stratificazione archeologica tra le più ricche di tutta la Francia, dimostrazione di un passato ricco prestigioso. Le ricerche archeologiche stanno dando tantissimi frutti ma gli scavi nel Giardino di Cibele sono solo una piccola parte di tutto il patrimonio custodito. E chissà se col tempo verranno scoperti ulteriori collegamenti tra Vienne e Orbetello.