GROSSETO. All’Isola del Giglio per il progetto “Le città che respirano”, lanciato nel 2020 da Nespresso per sostenere e valorizzare il patrimonio ambientale e paesaggistico italiano, saranno trapiantati circa 2500 fasci fogliari di Posidonia oceanica.
L’iniziativa, condotta con il supporto scientifico del dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma, prevede il recupero di una parte della prateria sottomarina nella baia di Giglio Campese, sul versante nord-occidentale dell’isola.
Inserita nella campagna nazionale Mosaico Verde di Legambiente e AzzeroCO2, l’iniziativa è cresciuta negli anni e l’intervento all’Isola del Giglio rappresenta l’ultimo tassello, in ordine temporale, di un percorso che ora abbraccia anche il prezioso capitale naturale del mar Mediterraneo.

Da cinque anni create barriere ambientali
Un progetto di riqualificazione con un impatto concreto sul territorio italiano, che dal 2020 ha contribuito al recupero di oltre 95.000 metri quadrati di aree verdi, intervenendo sia in contesti urbani con la creazione di barriere naturali e spazi sociali, sia in aree colpite da incendi, infestazioni o altre criticità ambientali. Oggi il progetto estende il suo raggio d’azione anche ai mari italiani.
Il Mar Mediterraneo rappresenta un ecosistema di straordinario valore, purtroppo sempre più vulnerabile a causa della pressione dei cambiamenti climatici e delle attività antropiche che minacciano gli equilibri degli ecosistemi marini. Tra gli habitat che richiedono maggiore attenzione figurano le praterie di Posidonia oceanica, specie endemica del Mare Nostrum il cui nome deriva da Poseidone, il dio del mare nella mitologia greca, dettaglio che ne sottolinea ulteriormente l’importanza ecologica elevatissima. Attualmente, infatti, l’estensione delle praterie di Posidonia oceanica stanno subendo una forte regressione a causa della loro vulnerabilità alle attività dell’uomo, quali inquinamento delle acque, costruzione costiera, estrazione mineraria, pesca illegale, turismo di massa e ancoraggi deregolamentati delle imbarcazioni, soprattutto durante la stagione estiva.
La produttrice di ossigeno
Simbolo del Mediterraneo, la Posidonia oceanica è una pianta acquatica che forma praterie sottomarine dal valore ecologico inestimabile: produce circa 20 l/m2 di ossigeno e sottrae anidride carbonica all’ambiente contrastando i cambiamenti climatici, stabilizza i fondali, protegge le coste dall’erosione e offre rifugio e nutrimento a innumerevoli specie marine preziose per la biodiversità marina mediterranea.
Proprio per la sua importanza e a causa della forte riduzione delle sue praterie, la Posidonia oceanica è oggi una specie tutelata a livello internazionale: le sue praterie sono definite “habitat prioritario” a rischio di scomparsa dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea, mentre la specie è protetta dalle Convenzioni di Berna e Barcellona.

Il ripristino a Campese
L’intervento di ripristino si pone l’obiettivo specifico di favorire il recupero e la tutela di una porzione di prateria di Posidonia oceanica nell’area di Giglio Campese, che tra il 1938 e il 1962 è stata soggetta a impatti diretti dovuti ad attività estrattive di natura mineraria per la presenza di giacimenti di pirite. Inoltre, è fondamentale citare l’impatto dell’ancoraggio invasivo delle barche, particolarmente intenso durante i mesi estivi.

Il progetto contribuisce quindi a ristabilire l’equilibrio dell’ecosistema marino locale attraverso un intervento che si basa sulla metodologia sviluppata dal Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma, che prevede l’utilizzo di materiale vegetale di recupero. Questo significa che l’opera di ripristino vede il trapianto di talee di Posidonia oceanica recuperate esclusivamente dai fondali dell’isola: non si tratta quindi di piante prelevate da praterie sane, ma di frammenti rinvenuti staccati naturalmente dall’azione delle mareggiate o dall’impatto degli ancoraggi. Questo approccio è un’alternativa non distruttiva all’uso di praterie cosiddette donatrici e, in aggiunta, prevede l’utilizzo di piccoli picchetti progettati per degradarsi in pochi anni una volta che la pianta è completamente radicata, senza danneggiare l’ambiente circostante. L’area dell’intervento è stata inoltre delimitata con 2 boe segnaletiche e informative, con l’obiettivo di fare da deterrente per l’ancoraggio delle imbarcazioni e salvaguardare il corretto attecchimento e la crescita delle talee trapiantate.





