GROSSETO. Il vescovo Bernardino domenica 7 dicembre alle 15, vigilia della solennità dell’Immacolata Concezione, benedirà la nuova chiesa e l’altare al Monastero di Siloe. Un momento di grande grazia con la celebrazione eucaristica e la dedicazione, culmine di un cammino lungo e fecondo che ha preso forma nel silenzio e nella preghiera, ma anche grazie alla generosità di tanti.
La dedicazione della nuova chiesa di Siloe rappresenta dunque non soltanto la conclusione di un progetto architettonico, ma l’inizio di una nuova stagione di vita monastica.
Nella pietra e nella luce di questo luogo si riflette il desiderio di un incontro sempre rinnovato tra Dio e l’uomo, nella quotidiana liturgia della bellezza. Un evento che segna anche una tappa importante per l’intera Chiesa di Grosseto: l’ultima dedicazione di una nuova chiesa in diocesi risale infatti al dicembre 2018, con la consacrazione della parrocchia Madre Teresa di Calcutta nel quartiere Cittadella. Siloe raccoglie e rinnova quel gesto di fede e di comunione ecclesiale, come segno che il Signore continua a costruire la sua casa in mezzo al suo popolo.

La chiesa sarà dedicata allo Spirito Santo
Era l’11 luglio 2021, festa di san Benedetto, quando fu posta la prima pietra del nuovo edificio sacro, a suggello di un progetto avviato alcuni anni prima. Già nel 2018, in occasione della “settimana della bellezza”, venne infatti presentato pubblicamente il disegno architettonico firmato da Edoardo Milesi, autore anche del complesso monastico di Siloe. La presentazione avvenne in due momenti significativi: dapprima in un incontro rivolto agli architetti e agli studenti delle scuole superiori, poi in cattedrale, cuore della Chiesa diocesana.
Non pochi anni fa i monaci arrivarono a Grosseto e il vescovo Babini li accolse come parte di questa Chiesa, con una identità specifica. Prima tappa è stata la costruzione di una parte del monastero, dove la comunità potesse svolgere la sua vita; ora la chiesa. Il fatto che la presentazione di questo progetto sia avvenuta in cattedrale è molto bello: è la chiesa-madre che genera la chiesa del monastero.
Quella “chiesa figlia” è ormai pronta ad accogliere il popolo di Dio per la celebrazione e la preghiera.
Il progetto dell’architetto Edoardo Milesi

L’architetto Milesi ha concepito l’intero complesso ispirandosi alla tradizione cistercense, cercando una perfetta armonia tra architettura e paesaggio.
Il monastero, immerso nella natura della collina di Poggi del Sasso, è oggi un luogo dove tutto parla di essenzialità e bellezza: le pietre, la luce, il ritmo dei giorni. Il nuovo edificio di culto si pone in continuità con questa ispirazione, come una nuova tappa del medesimo cammino spirituale e architettonico.
«La nuova chiesa – racconta sempre Milesi – si inserisce nel contesto monastico ma con un suo accesso autonomo e indipendente. Lo spazio è delimitato dal prolungamento del recinto in pietra del monastero, sormontato da un mantello in zinco-titanio. L’ingresso, posto al tramonto, è annunciato da un sacrato in pietra locale e da un leggero nartece in legno. All’interno, una vela di copertura a falda unica, sostenuta da colonne lignee inclinate, si innalza verso il cielo come una grande tenda sospesa».
Un tratto distintivo del progetto è la luce, che diventa materia e linguaggio teologico. Un taglio verticale nell’abside accoglie una grande croce in legno, mentre una dorsale di luce zenitale attraversa la navata, illuminando i poli liturgici. La luce cambia durante il giorno, “tracciando – dice ancora l’architetto – il percorso del sole lungo le pareti della chiesa e tenendo come fuoco principale l’altare”.
Semplicità, sobrietà e accoglienza sono le parole che meglio descrivono la nuova chiesa di Siloe, pensata come spazio in cui ogni elemento conduce all’incontro con il Mistero.
«La linea retta regna sulle pareti, la curva sulla volta – spiega Milesi – gli unici ornamenti sono la luce, il canto e la musica».
«Ogni pietra di questo edificio racconta un cammino di fede condiviso – afferma padre Mario Parente, priore di Siloe – Questa chiesa non è solo nostra, ma di tutti coloro che cercano Dio nel silenzio, nella bellezza e nella comunione. Sarà una casa aperta, un segno di speranza anche per tutta la nostra Chiesa diocesana».



