La bacia con troppa forza: «Violenza sessuale». Assolto dopo 4 anni | MaremmaOggi Skip to content

La bacia con troppa forza: «Violenza sessuale». Assolto dopo 4 anni

La donna si era presentata all’ospedale con un labbro gonfio, ma non aveva mai voluto sporgere denuncia: il 47enne è stato giudicato innocente
Il tribunale di Grosseto
Il tribunale di Grosseto

GROSSETO. Per cinque anni, ha dovuto combattere in tribunale per dimostrare la propria innocenza. E mercoledì 4 maggio, dopo l’arringa dell’avvocato Roberto Baccheschi, che è durata più di un’ora, anche il collegio (presidente Adolfo Di Zenzo, giudici Laura Previti e Ludovica Monachesi), si è convinto che il quarantasettenne, a processo per violenza sessuale, non fosse colpevole: l’uomo, infatti, è stato assolto. La sostituta procuratrice Valeria Lazzarini aveva chiesto una condanna a cinque anni e due mesi

Screzi tra fidanzati e scenate di gelosia

Tutto era cominciato il nel giugno 2017, quando la donna, accompagnata da un’amica, si era presentata al pronto soccorso. Aveva qualche lacerazione sulle labbra perché – aveva spiegato – il suo compagno l’aveva baciata con troppa forza, mentre consumava un rapporto sessuale con la donna che lei però non aveva voluto. 

Il collegio in aula A. Da sinistra: Roberta Marinoni, Laura Previti. Adolfo Di Zenzo e Ludovica Monachesi

La segnalazione era arrivata subito al Codice rosa: sentita tre volte dalla polizia, lei non aveva voluto sporgere denuncia, ma la procura aveva aperto un fascicolo per maltrattamenti, violenza sessuale e lesioni. Il sostituto procuratore Giuseppe Coniglio, chiese l’archiviazione. Il procuratore capo chiese invece l’imputazione dell’uomo e il processo si aprì. 
I due si frequentavano da alcuni mesi, ma non erano conviventi. E proprio per questo, l’avvocato Baccheschi aveva chiesto l’assoluzione del quarantasettenne, dal reato di maltrattamenti. Lo stesso ha fatto per l’episodio di violenza sessuale. 

L'avvocato Roberto Baccheschi
L’avvocato Roberto Baccheschi

I due avevano un rapporto fatto di continui litigi provocati dalla gelosia, che era folle da entrambe le parti. E la donna, che non aveva mai voluto denunciare l’allora fidanzato, aveva continuato a cercarlo anche dopo quell’episodio. Spesso, ha sottolineato l’avvocato durante l’arringa, era la donna a procurarsi delle ferite, a mordersi o a gettarsi per terra. Nessuno dei testimoni aveva infatti mai visto l’imputato alzare le mani addosso alla donna, che non voleva vedere la loro relazione finire. 

Durante il processo sono stati prodotti anche i messaggi che la donna aveva inviato al quarantasettenne: minacce di portarlo in tribunale, perché lui aveva voluto mettere fine alla loro relazione

 

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