ORBETELLO. “Granchio blu e crisi della piccola pesca: l mare sta cambiando davanti ai nostri occhi” .Questo il tema dell’incontro avvenuto qualche giorno fa ad Orbetello all’interno del ristorante i Pescatori in laguna.
L’allarme dei pescatori dell’Argentario e di Talamone di Orbetello risuona forte: il granchio blu sta devastando le reti, riducendo le catture e minacciando la sopravvivenza della piccola pesca. Durante il tavolo di confronto con la Francia organizzato da Laguna Art Factory, Acli Terra e i Pescatori di Orbetello, le delegazioni di Porto Ercole, Santo Stefano e Talamone hanno descritto una situazione definita da molti «fuori controllo».
Un’invasione senza precedenti
Da giugno la presenza del granchio blu è aumentata in modo esponenziale. Secondo i pescatori, per ogni pesce catturato finiscono nelle reti anche 30 o 40 granchi blu, capaci di arrivare fino a 25-30 metri di profondità. Molti esemplari, inoltre, sono pieni di uova, segno di una riproduzione massiccia e incontrollata che rende la situazione ancora più grave. Le reti, soprattutto quelle sottili usate per la pesca di specie pregiate come sogliole e granetti, vengono distrutte in pochi minuti. Ogni rete costa oltre 3 mila euro, e molti pescatori non riescono più a sostenere le spese. «La pesca è crollata in un anno – affermano – e chi vive solo di questo mestiere rischia di smettere». Un mare che cambia
Il granchio blu sta alterando in profondità gli equilibri marini. Si nutre di pesci di fondale, molluschi e piccoli crostacei, riducendo la biodiversità. Alcuni pescatori segnalano la presenza di esemplari anche nelle acque interne, lungo l’Albegna e nei canali di San Donato. A questo si aggiungono i problemi legati ai fanghi fluviali, agli scarichi agricoli e ai pesticidi, che aggravano ulteriormente la crisi ambientale.
Polpi in calo e pesca illegale
Un altro elemento critico è la pesca abusiva dei polpi, tra i principali antagonisti naturali del granchio blu. Nei fondali dell’Argentario e di Talamone sono stati ritrovati migliaia di barattoli illegali utilizzati come trappole: l’Università di Siena ne ha recuperati circa ventimila, ma si stima che ne restino oltre centomila. Oltre a distruggere i fondali, queste trappole contribuiscono a ridurre la popolazione di polpi e, di conseguenza, la capacità naturale del mare di contenere il granchio blu. I pescatori chiedono controlli più rigorosi, sequestri sistematici dei barattoli e una chiusura temporanea della pesca del polpo per almeno due anni, accompagnata da programmi di ripopolamento del polpo e della seppia. «Un polpo di duecento grammi è in grado di uccidere un granchio blu: riportarlo nei nostri mari è una difesa naturale» spiegano.
Verso soluzioni condivise
Le proposte emerse al tavolo includono la possibilità di un fermo biologico di quattro mesi, a condizione che faccia parte di una strategia strutturata, con zone di ripopolamento marino interdette alla pesca e gestite a rotazione. Alcuni guardano con interesse alle esperienze di Scardovari, dove si sperimentano nasse specifiche per il granchio blu, e ai sistemi di dissuasione acustica sviluppati dall’Ispra, sebbene si tratti di strumenti ancora costosi e con efficacia da verificare.
Burocrazia e sostegno mancato
Sul fronte economico, i pescatori denunciano la lentezza della burocrazia e la difficoltà ad accedere ai fondi pubblici. Le procedure sono complesse, i requisiti stringenti e spesso chi lavora in piccole cooperative non dispone delle competenze tecniche per compilare le domande. I contributi, pur previsti, non arrivano alla piccola pesca, che chiede quindi assistenza tecnica e amministrativa per poter usufruire dei bandi. Anche le ordinanze marittime creano difficoltà: le reti possono essere calate solo dalle 19 alle 7, orario che non garantisce sicurezza né risultati economici, anche a causa del traffico nautico turistico.
Le sentinelle del Mare
Dalle voci dei pescatori emerge un messaggio chiaro: la piccola pesca è allo stremo, ma non chiede assistenzialismo. Chiede ascolto, rispetto e strumenti per poter continuare a vivere del mare. Rivendica il proprio ruolo di presidio del territorio e di custode della biodiversità costiera. «Salvare la pesca significa salvare il mare e le comunità che da esso dipendono», è l’appello che si leva dall’Argentario. Un appello che, al di là delle emergenze, chiede politiche concrete per non lasciare sole le ultime sentinelle del Mediterraneo.



