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I tentacoli dei Casalesi sulla Maremma

L’operazione “Riviera” della guardia di finanza nel rapporto della Direzione investigativa antimafia alla Camera: i reati finanziari “spia” e le infiltrazioni in provincia
La guardia di finanza

GROSSETO. Reati finanziari che fanno da “spia”, se si è bravi a leggere i segnali. Società create ad arte, beni che spariscono, false fatture. Ma anche evasione fiscale e bancarotta. Reati che spesso vengono considerati comuni ma che, sotto la lente della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, del nucleo Pef della guardia di finanza e del Gico raccontano un’altra storia. Quella dei tentacoli della criminalità organizzata che s’infiltrano nei territori. 

La provincia di Grosseto non è immune, da questo punto di vista. Come non lo sono tutte le altre province della Toscana. Siena, dove la guardia di finanza di Firenze ha sequestrato beni per 600.000 euro a un affiliato della cosca calabrese “Tegano-De Stefano” o Firenze, dove sono state eseguite 12 misure cautelari e sequestri per un milione di euro. 

Le mani dei Casalesi sull’edilizia

È l’operazione “Riviera” della guardia di Finanza e della Dia ad essere finita nella relazione semestrale sulla presenza della criminalità organizzata in Italia presentata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi alla Camera dei deputati. 

Indagine che nel settembre 2024 portò al sequestro preventivo e per equivalente di beni e disponibilità finanziarie per un valore di quasi 800mila euro nei confronti di 10 persone che lavoravano nell’edilizia

Il collegamento principale sarebbe stato quello fra Vincenzo Ferri, 44 anni, di Maddaloni, chiamato “O’ Califfo“, considerato dalla procura di Firenze vicino al clan dei Casalesi e Francesco Fabozzo, 65 anni, originario di Casaluce (Caserta) ma residente a Marina di Grosseto, che – secondo le indagini – avrebbe, tramite prestanomi, costituito società con lo scopo di riciclare denaro.

Al centro dell’inchiesta della Dia, era finita un’impresa edile, la Delfa Costruzioni, riconducibile all’imprenditore che vive in Maremma e che, attraverso altre società, avrebbe reimpiegato 300.000 euro provenienti proprio dall’attività del clan. Attività, quella scoperta dalla Direzione distrettuale antimafia che veniva svolta tra Grosseto e l’Argentario

Le infiltrazioni nell’alta Maremma

È soprattutto l’alta Maremma, il territorio tra Follonica, Scarlino e Gavorrano, ad essere citato dal ministro Piantedosi nella sua relazione. Territorio nel quale risultano presenti «soggetti o attività riconducibili ai Casalesi»

Edilizia, turismo, ristorazione. Un territorio ricco di attività dove la presenza di appartenenti – o anche solo contigui – alla criminalità organizzata non è considerata una novità e che viene citata anche nella relazione alla Camera. Un territorio, quello del nord della Maremma, che come il resto della Toscana è oggetto d’interesse delle organizzazioni criminali che qui trovano un contesto favorevole al reinvestimento di capitali di provenienza illecita. 

 

Autore

  • Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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