ORBETELLO. Hanno attraversato un percorso ad ostacoli, uno più alto dell’altro, ma sono ancora in piedi. Ma adesso hanno di fronte l’ostacolo più grosso, perché deve essere la politica a sbloccare una situazione che rischia di mettere in ginocchio un’intera economia, con riflessi sull’ecosistema e, a caduta, anche sull’immagine di Orbetello e sul turismo. I Pescatori di Orbetello stanno ripartendo dopo che il concordato, che era stato respinto in primo grado, è stato ammesso in appello. I creditori voteranno ad ottobre, i tempi sono molto stretti.
In gioco per la sopravvivenza ci sono i ristori chiesti per l’ultima delle tante emergenze, la morìa di pesci del 2024. La stima delle perdite, stimate dal commercialista dottor Francesco Del Mazza in base alle risultanze biologiche evidenziate dalle relazioni allegate a firma della dottoressa Enrica Franchi e del dottor Mauro Lenzi (biologi iscritti all’ordine della Toscana e dell’Umbria), è di 5,265 milioni di euro.
Orbetello Pesca Lagunare, che ha appaltato alla Cooperativa Pescatori il servizio pesca, ha fatto richiesta con il presidente Lindo Bondoni al ministero dell’Agricoltura, tramite il Fondo solidarietà nazionale pesca ed acquacoltura, per cercare di ottenere a titolo di risarcimento danni il 70% della stima suddetto che comporterebbe un rimborso pari ad € 3.685.500.
Tale importo fa la differenza, ed è decisivo per andare avanti.
Pare, però, che quella richiesta sia impantanata nei tanti meandri del ministero. E qualche sondaggio informale ha fatto capire ai pescatori orbetellani che neppure ci sarebbero i soldi.
Il Fsnpa è regolato principalmente dal decreto legislativo n. 154 del 2004 e da successivi decreti ministeriali e, fra i tanti obiettivi, avrebbe il sostegno alle aziende per la ripresa dell’attività dopo un evento calamitoso quale è stato, appunto, quello del 2024. Peraltro la legge di bilancio 2025 avrebbe previsto anche un incremento dei fondi.
Una catena di eventi calamitosi
La morìa del 2024 non è stata la prima emergenza in laguna. I Pescatori, che hanno le spalle larghe e sanno rimboccarsi le maniche e indossare gli stivaloni, hanno già superato altri ostacoli, più agili di Fabrizio Mori o Laurent Ottoz. Nel 2012 c’è stata l’alluvione di Albinia, altre morie importanti ci sono state nel 2015 e nel 2022, senza dimenticare il Covid o le modifiche ad alcune leggi nazionali, come quella che ha variato i limiti di metilmercurio nel pesce o quella che ha fermato la pesca alle anguille per sei mesi all’anno.
Una mazzata dopo l’altra, ma i Pescatori sono ancora in piedi.
Ora, però, il momento è decisivo. È chiaro che se si salva Orbetello Pesca Lagunare si salva anche la Cooperativa Pescatori. Altrimenti rischia di morire un intero sistema economico, trascinando nel baratro decine e decine di famiglie, con conseguenze sull’ecosistema della laguna e sull’immagine di Orbetello.
In tutto questo c’è anche un contenzioso con il Comune che, da tempo, chiede ad Opl il pagamento dei canoni arretrati per l’utilizzo della laguna. Canoni che Opl, dichiarandosi parte lesa per le morie in successione, non intende pagare.
E, d’altra parte, dovesse fallire Opl, non è certo facile trovare un’altra professionalità in grado di subentrare in tempi brevi e con la stessa efficacia.
La ripartenza dei Pescatori
In attesa di sapere se il ministero sbloccherà la pratica impantanata nei corridoi del palazzo dell’Agricoltura, in via XX Settembre a Roma, i Pescatori sono ripartiti e, nonostante l’invasione in corso dei granchi blu, un altro problema non di poco conto, in parte alleviato da un accordo con Conad per venderli nei tre supermercati di Grosseto, l’attività ferve nel capannone delle Topaie.
Il moderno centro di lavorazione delle Topaie è nato nel 2007 grazie a un finanziamento del Fondo europeo per la pesca. All’inizio produceva solo bottarga e affumicati, adesso, una delle poche realtà in Italia e in Europa che compie l’intera filiera dalla pesca alla trasformazione, sono moltissimi i prodotti che escono da Albinia per andare nella grande distribuzione e nei ristoranti di qualità, fra i quali Caino di Valeria Piccini e l’Osteria Francescana di Massimo Bottura. La bottarga è anche diventata (nel 2004) presidio Slowfood.
Questi i prodotti che hanno reso celebre la cooperativa “I Pescatori”:
- l’anguilla sfumata, affumicata e poi condita con una salsa (pimento) a base di peperone
- la bottarga di Orbetello, dal 2004 presidio Slowfood, ottenuta solo da uova di muggine femmina essiccate, prodotta con un lungo processo di lavorazione secondo tradizione, che richiede esperienza, manualità e tempo
- il cefalo affumicato, pesce tipico della laguna, pescato secondo i metodi tradizionali.
- Sughi e creme preparate alla maniera tradizionale
- Il pesce fresco, appena pescato, in diverse specie a seconda del periodo dell’anno
Piro: «Siamo tenaci, conserviamo un’economia e un ecosistema»
Pierluigi Piro è il presidente della Cooperativa Pescatori che, per Orbetello Pesca Lagunare, fa la pesca in laguna e gestisce il ristorante.
«Ne abbiamo attraversate tante e ce la faremo anche stavolta – ci dice -. La produzione è ripresa, i clienti li abbiamo. Anche se adesso abbiamo da gestire l’emergenza dei granchi blu che, è chiaro, è conseguenza della morìa dei pesci. Mancando i loro antagonisti nella catena alimentare, si stanno moltiplicando in modo esponenziale. Nel 2023 ne pescammo 120 quintali in tutto, quest’anno a metà luglio siamo già a 400 quintali. In laguna, con l’acqua un po’ salata e un po’ dolce, hanno un habitat perfetto. E le alghe proteggono i milioni di uova che le femmine depongono».
Piro è il coordinatore delle lagune d’Italia e, all’inizio di giugno, è stato a Nizza ad illustrare cosa fanno i Pescatori.
«Portiamo il nome di Orbetello in Italia e nel mondo – aggiunge – e i nostri prodotti sono molto apprezzati. Peraltro siamo fra i pochi che trasformano e rendono squisito un pesce povero come il cefalo».
Ai Pescatori, fra soci e dipendenti, lavorano circa 60 persone, altre 20 sono nell’indotto.
«Siamo un sistema economico importante sul territorio, un patrimonio di Orbetello. E siamo tenaci».
IL VIDEO – Parla Pierluigi Piro





