PIOMBINO. Questo pomeriggio, sabato 9 agosto, alle 17,30, i comitati danno appuntamento in piazza Cappelletti per raccogliere firme su una lettera indirizzata alla presidente del consiglio allo scopo di avere conferma sul trasferimento entro luglio 2026 del rigassificatore dal porto di Piombino.
Possono firmare cittadini italiani muniti di documento di identità. L’appuntamento è organizzato da gruppo Gazebo 8 giugno, comitato La Piazza Val di Cornia, comitato Salute pubblica e comitato Liberi insieme.
A Giorgia Meloni in prima persona viene chiesto di trasferire entro luglio 2026 il rigassificatore dal porto di Piombino. I comitati chiedono una risposta chiara.
Il problema è che questa risposta ancora non c’è, perché il trasferimento del rigassificatore appare ogni giorno più difficile. In particolare dopo che la nuova destinazione, che dovrebbe essere Vado, in Liguria, sta facendo le barricate. Sia chiaro, la battaglia è prima di tutto politica e se il vecchio governatore della Liguria, Giovanni Toti, aveva dato un sostanziale via libera, è di ben altro avviso l’ex sindaco di Genova, e nuovo presidente della Regione, Marco Bucci.
Piombino e Livorno hub del gas liquido
Dopo che sono stati chiusi i rubinetti con la Russia, l’Italia ha rivoluzionato la propria politica di approvvigionamento energetico, tanto che il gas naturale liquido ha superato anche le forniture in arrivo dall’Algeria.
In questa rivoluzione i due rigassificatori toscani, quello di Piombino e quello al largo di Livorno, sono stati decisivi. E lo saranno ancora.
In particolare in quello di Piombino, da Usa e Qatar, sono arrivate 24 forniture complessive di gas liquido e altre sono in arrivo nel corso dell’estate.
Inoltre Eni ha da poco chiuso un accordo di fornitura di gas liquido con Venture Global per 2 milioni di tonnellate all’anno per 20 anni, in arrivo da un impianto in Louisiana
«L’accordo rappresenta per Eni la prima fornitura a lungo termine di Gnl dagli Stati Uniti – scrive Eni in una nota stampa – ed è una tappa fondamentale nella strategia di espansione e diversificazione del portafoglio di Gnl. Una parte di questi volumi contribuirà alla diversificazione delle forniture di gas in Europa».
«Venture Global supporterà Eni nella crescita del proprio portafoglio di Gnl fino a circa 20 milioni di tonnellate anno di volumi entro il 2030, e nell’espansione della propria attività di trading per soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei clienti nei principali mercati mondiali».
Qualcuno pensa davvero che, in questo contesto, si pensi allo spostamento del rigassificatore, con mesi necessari per realizzare le nuove infrastrutture di collegamento e in un contesto politico ostile?
Il parere di Arera: «Costa troppo spostarlo»
E non va dimenticato che nel marzo scorso Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha scritto nero su bianco che spostare il rigassificatore sarebbe troppo costoso e che, al contrario di quanto prevedono gli accordi presi dal governo nel 2023, dovrebbe restare a Piombino.
“Con riferimento all’intervento Allacciamento Piombino/alto Tirreno – si legge nella delibera 88/2025 di Arera -, la rilocazione della Fsru in alto Tirreno, sulla base di quanto rappresentato nel piano, comporta rilevanti costi sia di allacciamento che di adeguamento della rete di trasporto e, di conseguenza, presenta profili di inefficienza in quanto diseconomica rispetto all’utilità marginale dell’investimento”. L’autorità ritiene quindi opportuno “sospendere la valutazione dell’intervento e i relativi riconoscimenti tariffari”.
La battaglia è tutta politica
Come detto, la battaglia è politica, ed a gestirla dovrà essere prima di tutto il Comune, con il sindaco, stesso partito della premier Meloni, Fratelli d’Italia che, dovesse incassare un no definitivo allo spostamento, dopo aver sostenuto con forza e determinazione il rispetto degli accordi del 2023, dovrà decidere se andare contro il suo stesso partito o contro la paura diffusa di (parte) della popolazione piombinese.
E scriviamo parte perché non tutti a Piombino sono contro alla presenza dell’Italis in banchina, anzi. Molti operatori del porto la vedono con favore, lo stesso Confindustria.
Insomma, la partita è aperta. E non ce ne vogliano i comitati, non crediamo che le firme possano cambiare scelte che verranno fatte altrove, la piccola Piombino, in un contesto nazionale, gli equilibri li sposta fino a un certo punto.