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«Così il Governo ci toglie i turisti»: Castiglione si ribella alla nuova tassa di soggiorno

La nuova legge di bilancio prevede che il 30% dell’imposta vada allo Stato: Nappi e Pieraccini lanciano l’allarme per il futuro del turismo locale
Castiglione della Pescaia e la sindaca Elena Nappi e il presidente di Acot Paolo Pieraccini

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Chi ha letto la nuova legge di bilancio dello Stato per il 2026, si è subito accorto che una voce stonava. L’ipotesi di aumentare l’imposta di soggiorno, praticamente la fa diventare una vera tassa. Il disegno di legge contenuto negli “anticipi” della manovra finanziaria, prevedrebbe anche l’impiego del 30% del maggior gettito da destinare al bilancio statale, per incrementare le risorse del fondo per l’inclusione delle persone con disabilità e del fondo per l’assistenza ai minori.

Una “manovra” che oltre a preoccupare i comuni e le associazioni di categoria, rischia di penalizzare il turismo locale.

La sindaca Nappi: «Penalizzati i comuni turistici» 

«Come città turistica ci sentiamo minacciati e penalizzati da tali scelte del Governo – dice Elena Nappi, sindaca di Castiglione della Pescaia – L’imposta di soggiorno era nata come misura di sostegno per i territori turistici, per finanziare i costi diretti generati dai flussi turistici, finanziare interventi di valorizzazione del territorio e garantire servizi da offrire, che vanno dal decoro urbano alla tutela ambientale, dalla gestione dei rifiuti alla sicurezza. I Comuni dovrebbero avere più libertà di utilizzo di tali entrate, non vedersi sottrarre risorse essenziali al mantenimento della propria offerta. L’aumento dell’imposta di soggiorno andrebbe poi a gravare sui visitatori, scoraggiando di fatto il turismo. Queste ipotesi ci preoccupano e ci allarmano. Come Comune del G20Spiagge stiamo facendo una lotta estrema per il riconoscimento di una legge che ci permetta un utilizzo non vincolato dell’imposta di soggiorno e questa situazione ci metterebbe in enorme difficoltà. Non possiamo veder ledere il lavoro costruito e portato avanti da anni, un lavoro che è finalmente approdato in Parlamento, una legge che è incardinata nella discussione parlamentare e che, con tali modifiche, rischia di diventare inutile».

Il presidente di Acot Pieraccini: «Grave danno per i turisti e i servizi sociali»

Paolo Pieraccini, presidente dell’associazione castiglionese ospitalità turistica (Acot), si oppone con fermezza all’ipotesi, paventata nella nuova legge di bilancio, di un prelievo da parte dello Stato pari al 30% sull’eventuale aumento dell’imposta di soggiorno, manovra che in sostanza impatta sull’intero gettito destinato ai Comuni, generando grave danno per il turismo e i servizi locali.

«​Siamo di fronte a una manovra che non tiene in alcun conto il ruolo fondamentale che questo tributo svolge per la nostra economia turistica e per la qualità dei servizi – ha detto il presidente di Acot Paolo Pieraccini – L’imposta di soggiorno nasce con un chiaro scopo di destinazione: finanziare i servizi strettamente connessi al turismo e migliorare l’attrattività della nostra destinazione. Prelevarne una quota significativa, addirittura il 30% dell’importo, significa sottrarre risorse essenziali ai Comuni come Castiglione della Pescaia, che già affrontano i costi elevati per la gestione dei flussi estivi e per la manutenzione delle infrastrutture turistiche».

​L’imposta di soggiorno va a perdere così la sua funzione

«L’imposta era stata concepita come uno strumento di scopo locale – dice ancora Pieraccini – che ora viene convertita in una generica tassa erariale, vanificando di fatto gli sforzi degli operatori e dei Comuni per riqualificare l’offerta turistica. ​Ogni centesimo dell’imposta di soggiorno viene di fatto investito per rendere Castiglione un luogo più accogliente, pulito e sicuro per i visitatori. Dalla promozione turistica alla sicurezza dei cittadini, fino alla pulizia delle spiagge. Se lo Stato intervenisse con un prelievo del genere, sarebbe come chiedere implicitamente, ai nostri ospiti, denaro per servizi che non saranno più erogati, o che lo saranno in maniera insufficiente. Questo sarebbe un grave danno di immagine e di competitività per il settore».

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