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Gli allevatori: «I lupi sono ovunque, ora interventi mirati»

Appello al prefetto: «Sono quasi 10mila le pecore uccise. Le province di Grosseto e Siena le più colpite in Italia. Così chiudiamo»
Pastorelli protesta allevatori
Gli allevatori protestano davanti alla prefettura

GROSSETO. La Toscana è una delle zone al mondo con la più alta percentuale di lupi. Più di alcune zone protette del nord America. E le province di Grosseto e Siena sono quelle, in Italia, con il più alto numero di capi di bestiame uccisi dalle predazioni. È partendo da questi dati, pubblicati di recente, oltre che dall’aumento delle materie prime, che gli allevatori lanciano un grido di allarme al prefetto di Grosseto, Paola Berardino. 

Al termine di un flash mob davanti alla prefettura hanno chiesto al prefetto di portare le loro istanze ai ministeri competenti. Perché a rischio ci sono moltissime aziende, in Maremma e non solo.

«In Maremma – dice Mirella Pastorelli, presidente degli allevatori – la zootecnia ovicaprina è un’attività fondamentale per l’economia. In Italia i capi predati nel 2015/2019 sono stati oltre 25.000. Quasi il 20% degli attacchi da lupo è stato concentrato nelle province di Siena e Grosseto. In Toscana nel periodo tra il 2014 e il 2020 sono arrivate 3361 richieste di indennizzo che hanno interessato 145 comuni e 660 aziende agro-zootecniche, con una perdita di circa 9.700 capi».

«Dati preoccupanti, per questo chiediamo che il prefetto porti le nostre istanze ai ministeri della transizione ecologica e delle politiche agricole. Pochi giorni fa sono stati resi pubblici i dati relativi al programma nazionale di monitoraggio sul lupo, realizzato da Ispra per il ministero della Transizione ecologica. Al di là dei numeri assoluti, che indicano che la specie non è più a rischio conservazionistico sull’intero territorio nazionale, ci preme indirizzare la sua attenzione sui dati di densità che sono emersi dalle tre aree di studio che ricadono almeno in parte sul territorio regionale toscano che indicano una densità compresa tra i 4,7 e i 10,8 lupi/100 kmq. Si tratta delle densità più alte mai rilevate a livello internazionale, comprese aree protette del nord-America».

Il lupo è presente ovunque

«Dalla carta di distribuzione della specie sul territorio regionale, si evince inoltre che la specie è ormai presente ovunque nella nostra regione, dalla costa alle città, senza soluzione di continuità, con situazioni di conflittualità che non riguardano più solo il nostro settore ma la cittadinanza in genere, anche se per fortuna almeno per il momento gravi attacchi a persone non si sono verificati».

«Un altro dato che dovrebbe far riflettere è la presenza di ibridi cane-lupo. Anche qui la nostra Regione si conferma tra le più interessate a questo grave problema, con una rilevanza di ibridi compresa tra il 30 ed il 50%. La presenza del lupo sul territorio regionale è un elemento positivo per certi contesti, in considerazione del valore della specie da un punto di vista ecosistemico e quindi nel controllo delle popolazioni di ungulati selvatici, ma l’impatto sulla filiera zootecnica è diventato davvero insostenibile, in particolare in questo momento di difficoltà del settore».

«La competitività di questa filiera non può essere compromessa da un problema che altrove, anche in zone dove le densità non sono minimamente comparabili con le nostre, viene affrontato senza i paraocchi dell’ideologia. Apprendiamo con piacere delle iniziative messe in atto ad oggi dalla Regione Toscana, per quanto riguarda le misure del Psr che sono state attivate e per quanto riguarda infine le visite alle aziende con danni cronici, quelle cioè su cui ricadono gran parte dei costi delle predazioni. Ci rendiamo da parte nostra disponibili a favorire che queste azioni si concretizzino positivamente, ma crediamo che da sole non siano sufficienti ad arginare un problema ormai così grande e diffuso, per il quale vanno messe in atto più azioni, simultaneamente».

Non basta la prevenzione dei danni

«La prevenzione dei danni infatti è sicuramente una delle strategie da seguire, ma non può essere l’unica strada, come prospettato dalle associazioni ambientaliste o da alcuni allevatori del territorio che a nostro avviso non rappresentano la realtà produttiva locale. Ricordiamo inoltre tutte le difficoltà che incontrano le nostre aziende nel momento in cui devono realizzare una recinzione (vedi vincoli paesaggistici, urbanistici il costo delle materie prime) o di dotarsi  di una squadra di cani da guardiana, che spesso creano più problemi di quanti ne risolvano, almeno nei contesti a vocazione turistica».

«In provincia di Grosseto sono stati spesi fiumi di denari su questo tema (progetto Life Medwolf, 3.315.272 euro, progetto Piattaforma grandi carnivori 500.000 euro), ma i risultati sono stati insignificanti. A livello nazionale sono anni che aspettiamo un “Piano Lupo” che permetta di affrontare questo annoso problema in maniera laica e costruttiva, ma  è dal 2015 che questo strumento è fermo negli uffici ministeriali».

Azioni mirate nei confronti dei lupi

«Una strada che ci permettiamo di suggerire, che non richiede un cambio della normativa, è di iniziare a intervenire con azioni mirate sui lupi presso le aziende “croniche” che sono state individuate sul territorio regionale. Un percorso “pilota” che con gradualità, partendo dalla prevenzione e dalla dissuasione arrivi anche alla rimozione del singolo individuo, intervenendo quindi sugli animali più “‘problematici”‘ condizionandone il comportamento e riportandoli ad avere un comportamento diffidente e timoroso nei confronti dell’uomo e dell’allevamento di animali domestici. Lupi più timorosi significa meno avvicinamenti ad allevamenti, ma anche ad infrastrutture e insediamenti umani in genere. Esperienza analoga è in corso in Francia e sembra aver sortito buoni risultati, così come il primo caso di dissuasione con proiettile di gomma realizzato recentemente in Veneto».

Oltre ai lupi, c’è il problema della siccità

«Inoltre in questa torrida estate si aggiunge il problema siccità che sta distruggendo raccolti con perdite per gli agricoltori non quantificabili ed in alcune zone produce moria di animali. Dinanzi ad un problema cosi enorme è urgente la costruzione di invasi in modo da raccogliere sia l’acqua piovana sia l’acqua che scende dai fiumi, in modo da affrontare tale calamità. Raccolti messi anche a dura prova per il costo delle materie prime, prima a causa dalla pandemia Covid-19 che ha bloccato il mondo per diversi mesi del 2020 ed interrotto la produzione di aziende,  adesso per la guerra in Ucraina e non solo, nel mese di marzo 2022 l’aumento dei prezzi delle principali materie prime alimentari è del 33,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le categorie più colpite sono i cereali, i latticini, la carne, gli oli vegetali e lo zucchero, tutti prodotti che vengono coltivati dalle nostre aziende che non riescono più a sostenere il peso fiscale dovuto anche all’eccessivo aumento dei carburanti e delle bollette di energia elettrica e gas».

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