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Gessi rossi nel mirino della Dda: cinque indagati

I carabinieri hanno sequestrato migliaia di documenti e prelevato campioni di materiale, anche all’ex cava di Montioni
I carabinieri alla Venator
I carabinieri alla Venator

SCARLINO. Blitz allo stabilimento chimico Venator Italy di Scarlino: la Procura distrettuale antimafia di Firenze ha messo sotto la lente d’ingrandimento i  “gessi rossi” prodotti nello stabilimento chimico  e utilizzati per il ripristino ambientale e morfologico dell’ex sito di cava di Montioni a Follonica. Nell’azienda si sono presentati i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Grosseto, con il supporto di circa 30 uomini del gruppo carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Roma e dei Comandi Provinciali di Grosseto e Padova che, a partire dal 29 settembre scorso hanno cominciato le perquisizioni e le ispezioni di luoghi e cose, su indicazione del sostituto procuratore Giulio Monferini.

Le perquisizioni sono state eseguite contemporaneamente, a partire dalla mattina del 29 settembre scorso, a Scarlino, Follonica, Grosseto, Milano, Padova e Roma, nelle sedi legali e operative di società ed enti che risulterebbero coinvolti nella gestione dei rifiuti speciali. Oggetto delle ispezioni, invece, sono l’impianto di produzione del rifiuto a Scarlino e l’area della ex cava a Follonica, attualmente in fase di ripristino ambientale.

Blitz alla Venator
Blitz alla Venator

All’esecuzione dei provvedimenti, che per quanto riguarda la parte ispettiva sono tuttora in corso, hanno preso parte anche due consulenti tecnici nominati dal pm e personale della polizia giudiziaria – aliquota Arpat della Procura di Firenze.

Il la alle indagini

Tutto parte dalla relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta pubblicata lo scorso marzo, sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati. Le attività di questi giorni sono state disposte dalla procura fiorentina per la ricerca e l’eventuale acquisizione di ulteriori e più circostanziati riscontri alle conclusioni della Commissione Parlamentare d’inchiesta ea quanto già evidenziato durante una prima fase investigativa dagli stessi Carabinieri del Noe di Grosseto.

Quello che si ipotizza è un sostanziale quadro di non conformità del rifiuto “gesso rosso” per il recupero ambientale e morfologico della ex cava di Montioni, a seguito dell’accertata presenza, in alcuni campioni, di elementi inquinanti in concentrazioni superiori ai limiti consentiti dalle norme di riferimento, con potenziale rischio di grave danno per le matrici ambientali di suolo e falde acquifere.

Sequestrati migliaia di documenti

Nel corso delle diverse perquisizioni, i carabinieri del Noe hanno sequestrato moltissima documentazione anche informatica, ritenuta particolarmente utile per i successivi approfondimenti d’indagine. Contestualmente, nell’ambito delle articolate e complesse attività di ispezione svolte nello stabilimento di produzione del rifiuto e nell’ex area di cava, sono stati effettuati sopralluoghi con rilievi tecnici e descrittivi delle aree di interesse, sondaggi a varie profondità nell’area di cava, carotaggi e prelievi di numerosi campioni di rifiuto, oltre a campioni di acque di falda attraverso i piezometri esistenti nel sito; altri campioni saranno prelevati da ulteriori piezometri realizzati nel corso dell’ispezione, sulla base di un progetto di indagine predisposto dai consulenti tecnici.

Nell’impianto di produzione sono stati eseguiti campioni di materie prime impiegate nel processo produttivo dei gessi rossi, di rifiuto in uscita dall’impianto effluente e pronto per il conferimento in cava, nonché di acque di processo e di scarico.

I controlli dei carabinieri
I controlli dei carabinieri

Al momento la Procura della Repubblica di Firenze – Direzione Distrettuale Antimafia ha emesso avvisi di garanzia nei confronti di 5 persone,  indagate per l’ipotesi di reato di “Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”, mentre nei confronti di tre distinte persone giuridiche è stato contestato l’illecito amministrativo previsto dagli artt.5 e 25 undecies del D. Lgs. 231/2001 (Responsabilità amministrativa dell’ente per reati ambientali).

Un quadro più preciso di un’eventuale gestione abusiva di ingenti quantità di rifiuti e di inquinamento potrà essere conseguito solo all’esito delle analisi di laboratorio sui campioni e delle valutazioni dei consulenti.

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