GROSSETO. Un’assoluzione e 13 condanne. Finisce così il processo a carico dei membri della famiglia Alasia, la famiglia sinti finita nei guai per una miriade di furti messi a segno in abitazioni e negozi tra il 2014 e il 2015. Questa mattina, mercoledì 27 ottobre, davanti al collegio composto dal presidente Adolfo Di Zenzo e dalle giudici Laura Previti e Ludovica Monachesi, è stata data lettura del dispositivo. Alcuni degli imputati erano in aula, insieme agli avvocati Roberto Cerboni, Riccardo Lottini, Adriano Galli e Nicola Muncibì.
Cade l’associazione a delinquere
Il sostituto procuratore Giovanni De Marco non aveva usato mezzi termini e aveva definito gli Alasia «Una cooperativa familiare dedita al crimine», chiedendo pesanti condanne. Secondo i giudici però, non sarebbe stata organizzata un’associazione a delinquere. Aggravante questa, che quindi non è stata presa in considerazione per il calcolo finale delle pene.
Emanuele Cherubini, a processo solo per il reato associativo, è stato quindi assolto.

Condannati, invece, tutti gli altri: Paolo Alasia a 6 anni, Mariuccia Alafleur 7 anni e 8 mesi, Orlando Alasia a 6 anni, Silvano Alasia 6 anni e quattro mesi, Mariolino Alasia 7 anni e 8 mesi, Mery Alasia, 6 anni e 8 mesi, Veronica Alasia 7 anni e 4 mesi, Angelo Alasia, 4 anni e 8 mesi Kevin Cavazza, 4 anni e 8 mesi e Margherita Alasia a 3 anni e 300 euro di multa, Pamela Fè a 4 anni, Alina Elena Rusu e Angela Alafleur a 4 anni e 4 mesi. Tutti sono stati poi condannati al pagamento delle spese processuali.
I capi di imputazione erano tanti quanti i furti attribuiti. Per alcuni di questi, Orlando, Silvano, Mariolino Mery Alasia e Kevin Cavazza sono stati assolti per non aver commesso il fatto, così come per un furto è stata assolta Veronica Alasia. Un altro colpo, attribuito a Cavazza e a Mariolino Alasia, è stato prescritto.
I giudici hanno anche ordinato l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Pena mitigata questa, a soli 5 anni di durata, per Pamela Fé, Kevin Cavazza, Angelo Alasia, Angela Alafleur e Alina Elena Rusu.
Per tutti gli imputati è stato poi disposto, una volta espiata la pena, un anno di libertà vigilata.

45 anni, redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l’ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi
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